Inter: ultime dal bilancio (in attesa della Procura di Milano)

Moratti Quanti hanno avuto la fortuna di leggere il Manuale del nostro dr. Zoidberg sanno già che i bilanci delle società di calcio sono figli degeneri di astuzie e intrallazzi. Da quando le società sportive sono state assimilate alle società con fini di lucro molti presidenti, prendendo la legge "alla lettera", si sono messi appunto a "lucrare".
Eppure, a pensarci bene, il problema è semplice: il calcio produce ogni anno un grande passivo e ci vorrebbero, quindi, dei presidenti che a fine anno firmino assegni (coperti) e pareggino i conti. Ma non e' così: i soldi veri ce l'hanno in pochi e chi ce l'ha non vuole tirarli fuori.
Allora non resta che arrangiarsi all'italiana, che è poi come l'uovo di Colombo: ci inventiamo delle plusvalenze fittizie e con quelle facciamo finta di sistemare i conti, tanto a Roma chi fa i controlli non c'è, e se c'è dorme.
Certo i soldi veri servono ma quelli li mettono le banche. Il nostro calcio è pieno di plusvalenze fasulle e di debiti quantomai reali, ma il tutto viene aggiustato furbescamente: le plusvalenze finiscono nei bilanci che finiscono sulle scrivanie dell'Abete di turno mentre i debiti vengono nascosti in qualche holding a monte, o in qualche controllata a valle.
Campione universalmente riconosciuto di bilanci disastrati e plusvalenze di cartone è l'Inter di Moratti. La Gazzetta ha fatto finta di niente ma Quotidiano.net ed Il Sole24Ore hanno riportato cifre allucinanti, roba da libri in tribunale e amministratori in galera. Eccone alcune, scegliendo fior da fiore:

661milioni di perdite in 11 anni di gestione Moratti. Un crescendo rossiniano che, nel bilancio chiuso al giugno 2006, sarebbe arrivato al record mondiale di 182 milioni di perdite in un singolo esercizio (quasi 5 milioni a partita) se non fosse stato per il trucco della finta vendita del marchio che ha fruttato ben 158 milioni.
Debiti netti nel bilancio consolidato del giugno 2006 pari a 434 milioni di euro, quasi il doppio del fatturato.
Patrimonio netto dello stesso consolidato sceso (come Maiorca quando faceva il record di immersione) a meno 122,8 milioni.

Le strabilianti performances dell'Inter, che lasciano indifferente la Gazzetta dello Sport, hanno invece incuriosito la Procura di Milano, stupita dai 423 milioni di plusvalenze da cessione calciatori maturate durante la reggenza Moratti. Su parte di esse la Procura ha già svolto le indagini e a breve si terrà l'udienza preliminare per l'accusa di falso in bilancio e illecita iscrizione al campionato.
Proprio perché aveva addosso i riflettori della Procura si pensava che l'Inter, almeno nel bilancio di quest'anno, si sarebbe "trattenuta" ma, conti alla mano, non è stato così. Nel gennaio scorso Il Sole24Ore aveva già fatto notare come fosse stata realizzata una "complessa manovra di scissioni e fusioni" dalla quale è saltato fuori, come dal cilindro del prestigiatore, un grande avanzo patrimoniale. LiberoMercato di qualche giorno fa, invece, ha già anticipato che per la Beneamata è alle porte l'ennesimo lifting di bilancio.

Cosa si sarà inventato il "creativo" regista finanziario della squadra di Moratti? Lo scopriremo tra qualche giorno perchè entro fine mese il bilancio deve essere approvato e depositato. Se i giornali non ce lo faranno capire (quando parlo di giornali non penso alla Gazzetta) ci ragioneremo sopra e lo capiremo da soli.

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Nota: i numeri e i fatti citati sono tratti da mezzi di informazione (libri e giornali) nei quali si fa riferimento all'Inter come squadra prima in classifica nella speciale graduatoria dei falsi in bilancio. A quanti avessero l'impudenza di dire "se l'Inter ha fatto questo, chissa cosa avrà fatto la Juve" io, da tifoso e Juventino vero, rispondo così:

1. la Juventus non ha fatto ricorso al "condono tombale" di Tremonti perché non aveva pendenze col fisco (l'Inter sì)

2. la Juventus di Giraudo e Moggi è una delle poche società che non ha fatto ricorso alla legge salvacalcio nota come "spalma debiti" (l'Inter sì e per 319 milioni)

3. la nostra Juventus, quella di Giraudo e Moggi, non ha fatto ricorso neppure alla finta vendita del marchio (l'Inter sì per 158 milioni)