Troppo arricchimento inesatto nella sentenza su Conte

Abete e PalazziDa Petrucci e Abete, in questi giorni quanto mai presenti in radio e tv, arrivano le solite parole sulle sentenze che vanno rispettate; nessuna parola, invece, sul fatto che un giudice abbia anticipato le motivazioni in radio, aggiungendo "A Conte è andata bene". Del resto dobbiamo registrare, per l'ennesima volta, che i giornalisti non hanno proprio voglia di farle certe domande. Ma come si fa ad accettare e non commentare una sentenza basata sul "non poteva non sapere" e su un'inesattezza che era già stata scoperta e svelata sul web dal blogger Maurizio Romeo il 18 agosto, prima dell'Appello?

Non affrontiamo qui il problema giuridico se la Corte potesse valutare come aggravante un fatto, l'illecito sportivo ipotetico (perché non contestato da Palazzi e neppure affermato chiaramente dalla Disciplinare e dalla Corte Federale) relativo alla vicenda Mastronunzio, che è incompatibile con l'omessa denuncia (o l'uno o l'altro), o se dovesse invece prendere provvedimenti diversi: condanna di Conte per illecito sportivo al posto dell'omessa denuncia riformando in pejus, oppure annullamento della condanna per omessa denuncia e trasmissione degli atti alla Procura Federale per procedere da capo per il più grave illecito sportivo. In questo caso hanno visto un semiillecito "strutturato" che diventa aggravante dell'omessa denuncia. L'omessa denuncia è stata valutata in modo più grave di quanto ritenuto in primo grado e, quindi, hanno aumentato la pena perché, se si fosse fatto quello che secondo la Corte Federale doveva essere fatto, Conte andava deferito per illecito sportivo. Tradotto: "Gli è andata bene a Conte".

Ma atteniamoci alle indagini e alle motivazioni. E' la stessa Corte di Giustizia a scrivere: "Per ritenere la responsabilità da parte del soggetto incolpato di una violazione disciplinare sportiva non è necessaria la certezza assoluta della commissione dell’illecito, né il superamento del ragionevole dubbio, come nel diritto penale [...] deve ritenersi sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza in ordine alla commissione dell’illecito".
La domanda sorge spontanea: La Corte ha ricevuto dalla Procura materiale con riscontri o indizi precisi e concordanti? Vedremo, quanto precisi.

Per Novara-Siena, finalmente, abbiamo visto andare in scena la logica, con la bocciatura della Corte per Palazzi e la CDN (Commissione Disciplinare Nazionale): "Non si riesce, infatti, a comprendere come il Conte abbia potuto pronunciare un discorso enfatico alla squadra, spronandola al massimo impegno in quella partita e, nella medesima occasione, dare conferma dell'accordo illecito raggiunto; né vale osservare, come fatto dalla C.D.N., che si trattava di una combine che avrebbe, comunque, comportato un risultato utile per il Siena". Come avvenuto per noi, anche loro non riescono a capire le valutazioni fatte da Palazzi e dai colleghi giudici. Poi, però, reputeranno credibile che Conte, sempre in una riunione tecnica, anzi due dopo "arricchimento", faccia una consultazione con tutta la squadra e lasci alla stessa la scelta su Albinoleffe-Siena, partita per la quale Conte è stato condannato.
Conoscendo il risultato, pena immutata per incolpazioni dimezzate, vediamo come ha ragionato la Corte e se ci sono contraddizioni o inesattezze.

La Corte dice che per questa partita le cose cambiano rispetto a Novara-Siena, e non perché "la responsabilità del predetto tesserato sarebbe fondata sulla equazione: Conte è un accentratore quindi non poteva non sapere della combine".
Anche la Corte, però, non si sottrae all'uso del "non poteva non sapere", perché trova significativo il patteggiamento di Stellini, che aveva patteggiato precisando di aver agito di sua iniziativa: "Stellini ha confessato la propria partecipazione all'illecito... Circostanza, quest'ultima, molto significativa atteso che Stellini è un fidato collaboratore di Conte e che suona come conferma del fatto che Conte fosse pienamente consapevole dell'accordo illecito intervenuto tra gli spogliatoi delle squadre del Siena e dell'Albinoleffe; né varrebbe sostenere che il comportamento dello Stellini sarebbe stato il frutto di una iniziativa autonoma del predetto tesserato; è noto, infatti, ed è stato confermato dall'allora dirigente del Siena, Perinetti, che Conte era un vero e proprio accentratore e che, pertanto, non era, in alcun modo, concepibile che stretti collaboratori dello stesso potessero assumere iniziative, peraltro di notevole importanza, all'insaputa di Conte". Il "non poteva non sapere", uscito dalla porta, è rientrato dalla finestra. Stellini nel patteggiamento dichiara di aver agito di sua iniziativa e questo diventa "conferma" che Conte sapeva? Perché questa equazione vale per Conte e non, ad esempio, per Mondonico? Conte, in quanto "accentratore", deve essere onnisciente su tutto quello che avviene nel suo ambiente di lavoro. Fulvio Bianchi di Repubblica scrive spesso che Palazzi è un "accentratore", ma quando il deferimento di Moratti e Preziosi fuggì sul web, nessuno poteva sostenere che, sulla manina colpevole, Palazzi "non poteva non sapere perché è un accentratore".

Il secondo elemento a supporto della condanna, quello ritenuto più grave, induce la Corte a dare una seconda bacchettata a Palazzi e alla CDN scrivendo che "la responsabilità di Conte risulta avvalorata da una circostanza che... poteva essere diversamente valutata, nella sua gravità, sia dalla Procura, che dai Giudici di prime cure, in modo da poter configurare, ovviamente verificata la sussistenza dei presupposti, una fattispecie diversa e più grave di incolpazione". Per spiegarla semplicemente: ritengono che potevano esserci gli estremi per una imputazione di illecito, ma evidenziamo anche che scrivono "verificata la sussistenza dei presupposti". E di questo parleremo, di verifiche che si potevano e dovevano fare e che sono mancate.
Qual è per la Corte la "circostanza" aggravante e sottovalutata da Palazzi e dai colleghi della CDN di Artico?
Il "caso Mastronunzio". La Corte scrive che l'aver messo fuori rosa il Mastronunzio poteva essere valutato come "contributo causale idoneo e finalizzato all’alterazione della gara". Sarebbe questo un elemento individualizzante e da illecito sportivo.

La Corte nella sua motivazione non solo si attiene a quanto scritto nel deferimento da Palazzi, ma si spinge fino ad una certezza della quale ci piacerebbe vedere la prova offerta da Palazzi: "infortunio del Mastronunzio del tutto inesistente". Una Corte, per scrivere una frase così netta, deve avere una prova certa, è indotto a pensare chiunque legga le motivazioni. Ma è davvero così? Palazzi nella sua requisitoria non dice nulla a riguardo.
Anche se il fatto è stato oscurato sui siti online delle tre testate sportive e dei principali quotidiani, poche ore dopo la pubblicazione delle motivazioni Mastronunzio ha smentito su Sportitalia, intervistato da Criscitiello, e poi su Sky Sport, di essere mai stato messo fuori rosa, ha dichiarato aver saltato le ultime tre partite di campionato perché infortunato e che se ne trovava facilmente conferma sul sito del Siena.
Per noi non era una novità perché, per supplire alle lacune dei giornalisti, che per professione dovrebbero cercare la verità, il blogger Romeo aveva già trovato le prove delle inesattezze contenute nelle rivelazioni di Carobbio e nel deferimento di Palazzi, e convalidate dalle motivazioni della Corte.

"Chi ha sbagliato?", chiederebbe il buon Boskov. Cerchiamo di analizzarlo ripercorrendo la storia a tappe e seguendo i personaggi in scena.

CAROBBIO. Nella prima audizione con la Procura Federale, 29 febbraio 2012, parla di Conte e delle partite Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Dice: "In settimana si parlò molto in società tra calciatori, allenatore e società, dell'accordo raggiunto con l'AlbinoLeffe, in quanto alcuni avrebbero voluto tentare di vincere, nella speranza di arrivare primi e conseguire il premio 'primo posto' (qualora l'Atalanta non avesse vinto), poi alla fine fummo tutti d'accordo, squadra ed allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe".
Prendete appunti, dice "TUTTI d'accordo", non riferisce nulla a proposito di una dissociazione di Mastronunzio, che era anche suo compagno di camera.
Il 17 aprile Carobbio si ritrova davanti al PM di Cremona al quale conferma le cose dette alla Procura di Palazzi e sulla partita con l'AlbinoLeffe dice: "La decisione definitiva di lasciare la partita all'Albinoleffe venne presa in occasione di una riunione tecnica che si svolgeva in occasione di un allenamento qualche giorno prima della partita di ritorno. Alla riunione erano presenti Conte, Stellini, Savorani, nonché TUTTA la squadra. TUTTI furono d'accordo e avendone parlato con Faggiano desumo che anche la dirigenza ne fosse al corrente". Un mese e mezzo dopo l'incontro con i Federali la versione di Carobbio era ancora su una riunione "qualche giorno prima" della partita, la memoria non era ancora in progress e Pippo non riferiva nulla che riguardasse Mastronunzio, relativamente a quella partita.
Nel frattempo diversi giornalisti, alcuni certamente non riconducibili al tifo juventino, come Mentana, scrivono che, lette le carte, le prove contro Conte sono inesistenti. Il sentimento popolare non è quel pensiero unico stile 2006. Sta di fatto che la memoria di Carobbio ha un sussulto e porta in dote quello che Palazzi battezza come "progressivo arricchimento". Più che progressivo lo definiremmo "last minute", mentre l'arricchimento del racconto c'è, ma andava valutato quanto fosse esatto.
Nell'ultimissima audizione del 10 luglio, sul filo di lana, Pippo (per la Procura) arricchisce ma, contemporaneamente, smentisce le due precedenti dichiarazioni, perché ai fini della credibilità anche questo andava valutato da parte degli organi giudicanti. Mentre prima aveva detto che "TUTTA la squadra era d'accordo" poi dice che Mastronunzio non era d'accordo, e che per questo venne anche punito. Come aveva potuto dimenticare un particolare così rilevante e che, per di più, vedeva coinvolto il suo compagno di camera? Dall'atto di deferimento riportiamo l'arricchimento "spontaneo" di Pippo: "Preciso che l'allenatore era d'accordo nel concedere la vittoria all'AlbinoLeffe per farla accedere ai play out, anche se lasciò a noi la decisione finale.... si decise in ogni caso di rispettare gli accordi assunti nel girone di andata. Voglio spontaneamente riferire un’ulteriore circostanza che ho ricordato successivamente al mio ultimo interrogatorio: prima della gara Ascoli-Siena del 14-05-2011 (si giocò in realtà il 13/05 come riportato anche dal sito della Lega di B, ma con le date Carobbio non ha molta fortuna, ndr) in occasione di una riunione nello spogliatoio alla presenza dei compagni e dell’allenatore, quest’ultimo affrontò l’argomento relativo ad AlbinoLeffe-Siena: come più volte chiarito, infatti dagli accordi presi nel girone d’andata avremmo dovuto lasciare la gara all’AlbinoLeffe; a quel punto Conte invitò la squadra a confermare l’adesione o a chiamarsi fuori dall’accordo. In quella circostanza l’unico che volle dissociarsi fu Mastronunzio, il quale peraltro, in qualità di ex dell’Ascoli, disse che sarebbe stato disposto a concedere la vittoria all’AlbinoLeffe solo qualora si fosse garantito analogo trattamento anche all’Ascoli. L’allenatore, prendendo atto della formale dissociazione di Mastronunzio, gli concesse di non partecipare né alle gare, né ai ritiri, limitando il suo impiego ai soli allenamenti".

PALAZZI E I SUOI 007. Ricevuto questo prezioso arricchimento da parte di Pippo, che cosa ha fatto la Procura per verificarne la veridicità?
Dopo quella di Pippo vengono in ordine temporale le audizioni di Coppola, l'11 luglio, e di Mezzaroma, il 12 luglio 2012. Avranno rivolto, almeno a Mezzaroma, una domanda per verificare se davvero Mastronunzio fosse stato messo fuori rosa? Nelle parti delle due audizioni riportate nel deferimento non c'è traccia di questa eventuale domanda. Poi il 13 luglio è la volta di Conte, al quale hanno fatto la domanda e, sicuramente, mostrato i tabellini delle ultime tre partite, come si evince dalla risposta: "Non ricordo la circostanza che nelle ultime gare di campionato, Mastronunzio, non fu convocato; dopo aver visionato i tabellini delle gare, dalle quali si evince che, dalla gara con l'Ascoli, Mastronunzio non risulta convocato, devo ritenere che lo stesso si fosse infortunato, anche se non ho ricordi precisi in merito; non ricordo pertanto neanche se si sia allentato con la squadra".
Aveva detto il falso Conte? No, anche se nelle motivazioni della sentenza viene scritto il contrario. Conte deve ricordare per forza tutto e di tutti? Sembra che Carobbio possa dimenticare la dissociazione di Mastronunzio per mesi, ma Conte DEVE ricordare tutto. Ma agli uomini di Palazzi era inibita la consultazione del sito ufficiale del Siena sul quale erano facilmente rintracciabili più articoli che riportavano gli infortuni patiti da Mastronunzio in data 12 maggio e 20 maggio 2011?
La Procura Federale, invece, è abilissima a trovare, presumibilmente sul web, un articolo che cita a pagina 95 del deferimento: "Al riguardo è utile evidenziare come in una intervista rilasciata dal Mastronunzio nel febbraio del 2012, quando lo stesso era transitato nelle file del Gubbio, lo stesso ad una precisa domanda che riguardava il suo passaggio dalla serie A con il Siena alla Lega Pro con il Gubbio ha dichiarato che a Siena erano cambiate alcune cose nei suoi confronti e dopo essere stato messo fuori rosa doveva necessariamente cercare una nuova sistemazione".
In quell'intervista, sulla quale poteva comunque essere eseguita una verifica riconvocando Mastronunzio come era stato riconvocato Carobbio, il giocatore parla di "dopo aver vinto il campionato", quindi poteva riferirsi al periodo seguente il campionato, al periodo della ripresa della preparazione per la stagione 2011-12, quando era stato inserito nella lista dei giocatori da cedere, come evidente da articoli sul sito del Siena. Il Siena andò in ritiro il 10 luglio 2011 e Mastronunzio, allora fuori rosa, venne aggregato solo il 29 luglio, come riportato dal dal sito del Siena: "Ai giocatori già presenti nel ritiro di Ridanna, si sono aggiunti Garofalo, Mastronunzio, Parravicini e Tziolis, considerati in lista di cessione e che svolgeranno una preparazione differenziata". Mastronunzio venne ceduto allo Spezia il 22 agosto 2011.

LA CDN E LA CORTE DI GIUSTIZIA. I due organi giudicanti della giustizia sportiva prendono per buono il materiale presentato da Palazzi, basato sulle dichiarazioni "arricchite" di Carobbio e su quell'intervista citata nel deferimento. La Commissione Disciplinare e la Corte di Giustizia avrebbero potuto affermare che Palazzi, come minimo, avrebbe dovuto accertare se c'era stato un infortunio del Mastronunzio, per escludere con certezza che la prima risposta di Conte fosse corrispondente al vero. La CDN, invece, si accontenta e scrive che "La circostanza che MASTRONUNZIO, nelle fasi finali del campionato 2010/11, non abbia più preso parte agli incontri, risulta per tabulas". La Corte va addirittura oltre e scrive "Conte non ha fornito, in sede di audizione davanti alla Procura Federale, motivazioni credibili, attribuendola, in un primo momento, ad un infortunio del Mastronunzio del tutto inesistente"; di conseguenza crede che il giocatore non sia stato più convocato non perché infortunato ma perché Conte ne punisca la dissociazione dalla scelta di gruppo. Credendo a Pippo, secondo cui Mastronunzio venne messo fuori rosa, la Corte valuta la "presunta" scelta di Conte come "un possibile contributo causale idoneo e finalizzato ad assicurare l’effettiva alterazione del risultato, atteso che se, il predetto calciatore fosse stato convocato, avrebbe avuto la possibilità di determinare un risultato dell’incontro diverso rispetto a quanto illecitamente concordato (anzi preordinato risalendo i primi abboccamenti addirittura al momento della gara di andata) dai tesserati delle Società SIENA e ALBINOLEFFE".
Ma come avrebbe potuto essere convocato e determinare un risultato diverso un giocatore che aveva subito due infortuni nelle ultime tre giornate di campionato?
Per la Corte Pippo è credibile, è tanto certa che Mastronunzio non era infortunato, e che Conte voglia alterare il risultato, che sentenzia: "non risulta altrimenti spiegabile, occorre ribadire, la decisione dell'allenatore Conte di non convocare il calciatore Mastronunzio (uno dei giocatori maggiormente impiegati nel Campionato avendo totalizzato, fino al momento della sua vera e propria esclusione dalla "rosa della squadra", ben 34 presenze, condite dalla segnatura di 9 reti) neanche tra le riserve, per le ultime gare della stagione".
Sempre "per tabulas" era facile verificare, come ha fatto Davide Terruzzi, che l'impiego di Mastronunzio era ridotto sin dal 26 febbraio, che nelle ultime 12 partite aveva giocato solo 283 minuti, cioè neppure 4 partite intere. E' quanto è accaduto lo scorso anno anche a Matri, tanto per restare a Conte.
La Corte sposa le dichiarazioni di Pippo anche a proposito dell'interesse di Mastronunzio per favorire l'Ascoli, acerrima rivale di quell'Ancona, club per il quale Mastronunzio è stato una bandiera (119 presenze e 56 gol).

Come abbiamo detto, Mastronunzio risponde a Criscitiello e disintegra l'arricchimento di Carobbio e metà delle motivazioni della Corte (resta solo il teorema del "non poteva non sapere" di Stellini, ndr): "Mai messo fuori rosa per motivi particolari. Le ultime giornate mi infortunai, andate a vedere il sito del Siena! [...] Io che volevo favorire l'Ascoli? Ma se ero ex dell'Ancona! Quando segnai due gol all'Ascoli non sapete quanti insulti mi sono preso".
Andate a leggere il secondo articolo di Romeo su Mastronunzio e le conferme arrivate dai lettori, del tipo "Io voglio far notare una cosa che sembra stupida, ma per chi conosce l’ambiente non lo è! Mastronunzio è rimasto 3 anni ad Ancona, è andato via solo per il fallimento e ha rifiutato precedenti trasferimenti! Ora il ragazzo era affezionato alla città dorica e mi risulta impossibile credere che ci tenga all’Ascoli! Provate a chiedere che rapporti ci sono tra anconetani e ascolitani!", ed ancora "Confermo, sono di Gubbio e quest'anno Mastronunzio era con noi. In trasferta ad Ascoli è stato fischiato dal pubblico di casa".

Ritorniamo all'inizio: dove sono gli "indizi gravi, precisi e concordanti"? Cosa c'è di preciso e concordante tra l'arricchimento progressivo di Pippo ed i dati che erano ben presenti sul sito del Siena?
L'indizio su Mastronunzio "fuori rosa" è stato valutato grave, ma la valutazione è stata effettuata su un materiale non esatto fornito dalla Procura, che forse si è accontentata troppo facilmente degli "arricchimenti spontanei e progressivi" di Pippo Carobbio, senza verificarne sempre la veridicità. La saggezza popolare dice che spesso "Il troppo stroppia". E la giustizia frettolosa fa i gattini ciechi.