Giù la maschera

camoranesiPrima che la risata più lunga della storia (circa tre anni ininterrotti di ghigno deficiente abbinato ad espressioni da deficienti) provocasse il brusco risveglio anche degli irriducibili tifosi che, calciopoli o farsopoli, "la squadra si sostiene a prescindere; i ragazzi han bisogno di noi; e chi non salta resta a casa, che cazzo viene a fare qua?", scrivere certe cose sarebbe stato come arrivare in udienza dal Papa sciorinando una sequenza di bestemmie in rima baciata. Forse è ancora così, almeno in parte, ma stabilito che all'inutile Ranieri abbiamo già detto tutto quanto era possibile dire, e visto il fatto che a questo punto nemmeno una telefonata dell'Emetico in persona a Sepp Blatter potrebbe salvargli il posto, penso sia giusto fare un po' di chiarezza anche sui "mai pervenuti" della crisi bianconera.
Da calciopoli in poi la Juventus si è retta in piedi quasi unicamente grazie alla spinta dei reduci della Grande Farsa, nulla da dire. Ma non dimentichiamoci che quando i progetti erano una cosa seria, cioè fino a tre anni fa, gli uomini incaricati di programmare il futuro avevano già emesso i loro verdetti. Nonostante l'espressione sul campo di quella società-modello fosse tra le migliori degli ultimi trent'anni, nel 2006, al netto dei magheggi di Guido Rossi, sarebbero stati ceduti senza troppi complimenti Buffon (fatto confermato in più occasioni anche dallo stesso munifico portierone delle dame di Saint Vincent), Del Piero (fatto confermato più volte dallo stesso Alex per problemi di incompatibilità con l'allora mister Fabio Capello) e Camoranesi (per ragioni che l'avevano portato, già allora, ad avere diversi raptus in stile Jack Torrence), mentre Trezeguet, senza la decisa mediazione dello stesso Capello, sarebbe stato scaricato addirittura due anni prima, al termine della stagione 2003-2004, l'ultima del Lippi-bis.
Pensare a cosa sarebbe stata la Juventus senza di loro in questi ultimi tre anni mette i brividi, ma sapere che proprio loro, chi più chi meno, oggi stiano generando a suon di insubordinazioni guappesche la spaccatura definitiva con Ranieri, ricorrendo anche ad atteggiamenti che fino a qualche anno fa sarebbero stati inammissibili, rende l'idea di quanto la Juventus sia caduta in basso. E, perché no, di quanto Ranieri, pur con tutte le sue colpe, stia per concludere la sua sciagurata esperienza torinese sopportando un carico di mortificazioni e responsabilità francamente sleale.
Se questi campioni ormai prossimi alla pensione avessero un briciolo di coraggio anche fuori dal rettangolo di gioco, saprebbero bene verso chi rivolgere le loro invettive, le loro frustrazioni, i loro regolamenti di conti, perché le stanze dove andare a cercare i colpevoli non sono certamente quelle dello spogliatoio.

Se non lo fanno, o non riescono a farlo in maniera efficace, allora sarà il caso che anche chi "i ragazzi han bisogno di noi" si faccia qualche domanda. E che possibilmente, senza bisogno dell'aiuto di Gigi Marzullo, si dia una buona volta delle risposte.