Cartone e Psiche

cartone e psicheViene da riflettere sul perché negli ambienti vicini all'Inter, oltre che all'interno di questa società, non si riesca ancora oggi a fare a meno di abbinare ad ogni nuovo successo sportivo - più o meno, o per niente, meritato - un pensiero a Calciopoli e ai suoi derelitti protagonisti, ossia Moggi (inibito e in odor di radiazione) e la Juventus (ridotta ad una polisportiva amatoriale).
Una prima spiegazione potrebbe essere il senso di frustrazione, ormai corazzato sotto la nuova pelle, troppo radicato per essere rimosso dalla prima generazione di interisti, e tuttora a mala pena sopportato con la consolatoria leggenda che gli scudetti ante 2006 li avrebbero vinti tutti loro, se non ci fosse stato Lucky Luciano. E più si vince oggi, quindi, più si continua a recriminare per il troppo non vinto ieri. Le cattive abitudini sono sempre difficili da cambiare.
Oppure può darsi che comincino anche loro a pensare che, tutto sommato, ossia non escluso quel che sta venendo fuori a Napoli, il ferroviere non è che avesse fatto chissaché per meritarsi quella pena e travolgere pure la sua società. Di qui la reazione, orgogliosa e non priva di sofferenza, per scacciare questo dubbio e riaffermare la propria, una volta convinta, verità. Reazione umanamente comprensibile. E', questa, un'ipotesi frutto di una visione ottimistica dell'uomo, che non può escludersi solo perché l'uomo è di fede nerazzurra.
Ma che dire di quello scudetto di cartone originario, fino a poco tempo fa rifiutato idealmente dalla tifoseria interista, perfino contro la volontà del suo presidente, ed oggi sempre più rivendicato come proprio, o quantomeno non più snobbato come cimelio societario?
Le cose son cambiate: nel 2006 dire che quel titolo non interessava e che sarebbe potuto tornare in Federazione era parvenza di sportività; oggi, a distanza di anni, che sportività sarebbe? Dire la stessa cosa oggi sarebbe come riconoscere che i motivi per cui venne assegnato sono venuti meno in seguito alle rivelazioni napoletane. Il premio all'onestà sarebbe privo di causa, un cartone repellente. Tra l'onestà e la disonestà c'è la variegata zona della normalità, dove le telefonate "perdute" riconducono la loro storia. Ma quel cartone ha un suo magico potere, da esso i destini si diversificarono: agli uni la rovina e la damnatio memoriae, agli altri la fortuna e la gloria.
Come conciliare poi il massimo della pena per gli uni e l'impunità da federale prescrizione per gli altri?
C'è una logica razionale in tutto questo: confermare l'antica gloria cartonata significa giustificare e legittimare la gloria presente. La diga costruita in questi anni attorno all'Inter, in fondo, ha per tappo quel coriandolo di cartone.
Lo dovrebbero restituire non perché non l'hanno vinto sul campo, ma perché non lo meritavano. Neppure se Moggi fosse stato Belzebù. Ma verrebbe giù la piena.