Ci vorrebbe un osservatorio

stampaUno dei più grandi misteri della Juventus del dopo guerra (La guerra dei Cinque anni 2006-2011) è la scarsa propensione a difendersi dai feroci attacchi dei media. La genesi del tiro alla Zebra va ovviamente ricercata tra le famigerate e scellerate dichiarazioni della proprietà col marsupio prima e della difesa patteggiona poi. Questo atteggiamento ha, di fatto, permesso ai livorosi nascosti tra le pieghe del proprio tifo di togliere finalmente il tappo alla Bic del rancore. I primi, quelli con la maglia rosa, ad impestare le pagine del proprio libercolo sono stati proprio i giornalisti gazzettari. Proprio quelli che contribuivano alle indagini intelligenti, quelle fatte col bisturi, proprio quelli che hanno ispirato i Carabinieri tramite i tabellini statistici.
Da lì in poi, a ruota, nemmeno mi ricordo più quanti increduli perdenti o parzialmente vincitori si sono sbizzarriti dalle colonne dei propri giornali o dal microfono del proprio studio a pestare duro, finalmente, sugli antipatici vincenti. Non riuscivo a sopportarlo allora, nonostante il giustificato silenzio della società dovuto all'assenza dirigenziale, figuriamoci oggi, dopo aver visto come hanno violentato una società e ingiustamente incolpato chi la dirigeva, ma soprattutto dopo aver letto (e capito) di tutto e di più sul coinvolgimento in Calciopoli di molte altre società.
A parte i soliti Zeman, Boniek, Zazzaroni, Monti etc etc, cui oramai abbiamo fatto il callo, e che parlano sempre di meno e solo per inerzia, i recenti exploit li abbiamo sentiti o letti da Pistocchi sul cascatore Krasic, da Lia Capizzi su Paparesta rinchiuso negli spogliatoi, e da Studio Sport sul campionato "rubato" del '98, fino ad arrivare all'ultimo fenomeno che, approfittando dell'inaspettata, almeno da me, latitanza dell'attuale società si permette ancora di scrivere provocazioni sulla Juventus e sulla sua storia. Il sig. Tettamanti, che ha impiegato quasi una settimana a somatizzare i tre fichi presi dal Genoa all'olimpico di Torino, dalle colonne del Secolo XIX si lamenta di aver perso, un'altra volta, anche contro una delle più modeste Juventus di sempre. Ma lo fa, ovviamente, sottolineando che, questo giro, la Juventus ha vinto anche senza rubare, come d'abitudine.
Ecco, a me la domanda sorge spontanea: Siamo passati da una squadra di campioni a una squadra, e vabbè, non è facile ricostruire, da un vivaio prolifico e di eccellenza a un vivaio, e vabbè, non è facile continuare, da un bilancio in attivo e sano ad un bilancio in perdita, e vabbè, è facile sperperare, ma passare da società che si faceva rispettare da tutti i media nostrani ed esteri a farsi sputare in faccia da un giornalista che va in redazione con la Lambretta, la focaccia e il casco del Genoa, senza nemmeno dire bah, credo sia veramente un po' troppo.

Gli unici segni di vita della nostra dirigenza da cinque anni a questa parte sembrano esser stati una telefonata a Mediaset che ha "costretto" la rete del Biscione a una smentita e una comunicazione sul sito ufficiale per redarguire Tuttosport e le sue "bombe di mercato" bollate come informazioni inattendibili e che mettono in discussione la professionalità del tecnico. Per il resto ci hanno dovuto pensare i tifosi e gli azionisti, con azioni di protesta.

Ma ci vuole spiegare il sig. Andrea Agnelli perché, almeno in questi casi, oggi, non dà disposizione a chi di dovere di vigilare sulle reali notizie inattendibili che ledono l'orgoglio e l'appartenenza ai nostri colori? Se vuole ci proponiamo come osservatorio e li indichiamo noi, però almeno che difendesse la Juventus e il suo cognome, perché ci stanno consumando.