Champions League, ok: ma nessuno si azzardi a festeggiare

del pieroE poi Ranieri e la dirigenza dicevano che il tecnico aveva saldamente la squadra in mano...
La prima di Ciro Ferrara riporta la Juventus alla vittoria dopo una serie di otto partite di magre figure e certifica la matematica qualificazione diretta alla prossima Champions League.
Perché, grazie alla contemporanea vittoria della Roma sul Milan e al pareggio tra Lecce e Fiorentina, i bianconeri riacciuffano il secondo posto e mettono una barriera di tre punti tra loro e i viola.
Mal che vada, nella peggiore delle ipotesi, se la Fiorentina dovesse battere il Milan (che rischia molto, a questo punto) e la Lazio vincesse come ha già fatto in Coppa Italia a Torino, la classifica avulsa mette la Juventus in una botte di ferro.
Missione (minima) compiuta, quindi, e alla luce delle ultime uscite è già qualcosa.
Ora, però, la dirigenza non si azzardi a rilasciare proclami trionfalistici: a lor signori consigliamo vivamente il basso profilo, quel minimo di pudore e dignità che ogni essere umano dovrebbe mantenere.
Quanto alla partita, va detto che il Siena, già salvo e sostanzialmente tranquillo da tempo, non si presenta certamente in campo con il massimo degli stimoli.
Gli uomini di Giampaolo disputano la tipica gara di fine stagione senza eccessive pressioni e limitandosi a giocarsela a viso aperto, creando due potenziali opportunità all’inizio ma poi sparendo progressivamente dalla partita.
Per la Juve la partita è fondamentale, con i giocatori messi con le spalle al muro una volta sollevati dall’ingombrante presenza del contestato tecnico uscente.
La risposta della vecchia guardia è stata significativa.

La prospettiva di accorciare le prossime vacanze e di ritrovarsi un club di prestigio come avversario nei preliminari della prossima edizione della Champions League fa il resto.
Le perplessità sulla disastrosa condizione fisica vengono fugate da una maggior intraprendenza della squadra di Ferrara rispetto ai rivali, nonostante il clima sia più adatto ad un bagno in piscina che ad una partita di calcio.
La difesa, alla quale in settimana Ferrara aveva dedicato scrupolose attenzioni, e non poteva essere diversamente viste le esibizioni di questi ultimi mesi, dimostra una maggiore compattezza.
Zebina (uno di quelli che con Ranieri non si “prendeva” molto), sfrutta l’occasione dimostrando quei progressi che, tra molteplici guai fisici e altrettante incomprensioni, non riusciva a mostrare da qualche stagione.
A proposito: non sappiamo quanto la scelta di Zebina sia dipesa da fattori di origine tecnica, oppure sia dipesa dall’ennesimo infortunio stagionale, stavolta toccato a Grygera.
Consoliamoci, almeno, con la certezza che i preziosi muscoli di atleti di certo un po’ logori, e va bene, ma con una propensione alla recidiva alquanto imbarazzante, saranno ora “manipolati” da un preparatore professionista e con l’esperienza adeguata a questi livelli.
Dicevamo del reparto arretrato, che denota anche nei centrali Chiellini e Legrottaglie una sicurezza ed un livello di concentrazione che da tempo sembravano smarrite.
Unica nota dolente, Paolo De Ceglie, ex di turno, in difficoltà cronica sulle diagonali, un difetto che sarà difficile da limare. Parere personale, se l’aostano venisse inserito in qualche trattativa, si cerchi di ricavarne il massimo senza troppi rimpianti.
Detto della retroguardia, la novità più sorprendente viene dal centrocampo, e in particolare da Camoranesi, fino a qualche giorno fa dato per sfinito, senza energie, oggi invece propositivo in avanti e generoso in ripiegamento a dar manforte ai difensori, persino nel finale di una gara giocata sotto un caldo torrido.
Evidentemente il ballottaggio con Marchionni (caldeggiato dalla stampa in settimana, come pure lo era il recupero di Tiago: altra previsione fallita) ha pungolato l'orgoglio dell’oriundo.
Una menzione doverosa per Nedved, a proposito del quale non possiamo che sperare in un ripensamento, vista la brillantezza che il ceco mostra in questo finale di stagione.
Pavel, ripensaci, questa Juve ha ancora bisogno di te, magari con un po’ meno quantità e un pochino più di qualità.
Marchisio e Zanetti fanno il loro, meglio il primo del secondo, e il 23enne piemontese trova il modo di realizzare il secondo gol (quello della tranquillità) con un inserimento vincente già visto contro la Fiorentina.
Marchisio non sarà mai Lampard, cui vorrebbe assomigliare, e non è nemmeno De Rossi, ma è, tra quelli usciti dal vivaio, quello più pronto e affidabile per far parte della rosa della prossima stagione.
In avanti, recuperato un Del Piero dato in dubbio per un guaio occorso in settimana e decisivo con due gol (e due occasioni mancate a dir poco clamorose), Iaquinta (anche per lui occasione colossale sprecata) resta in questo momento imprescindibile. Amauri resta in panchina: da dimenticare il suo 2009.
Urge terminare in fretta e ripartire con ben altro piglio la prossima stagione, e soprattutto mettere finalmente le cose in chiaro con la vecchia guardia, decisiva oggi nell’ottenere l’obiettivo minimo stagionale, ma da censurare in termini di professionalità in un momento in cui certi risultati erano ancora possibili ma sono puntualmente mancati. Perché i calciatori continuino a fare i calciatori.

Quanto a Ciro Ferrara, il solo vederlo davanti alle telecamere fa bene alla salute. Tralasciando la retorica della ”bandiera juventina al potere”, le risposte fornite ai giornalisti in settimana e la credibilità trasmessa anche oggi ai microfoni di Sky Calcio Show, mostrano il solito Ciro: forse un po’ paraculo, ma sicuramente con due palle in linea con la storia sua e della Juventus.

Postilla: Statisticamente, il vero e proprio saluto avverrà domenica prossima, ma la festa per l’addio al calcio a Paolo Maldini è stata di fatto celebrata oggi un po’ da tutti, visto che il difensore rossonero giocava l’ultima partita ufficiale a San Siro. Peccato che la Curva Sud, frangia più calda del tifo rossonero, a fine gara abbia esposto uno striscione raffigurante la maglia numero 6 di Baresi (non è ben chiaro se il disegno riportasse il braccio alzato a chiamare il fuorigioco…), e inneggiasse al coro “Un capitano, c’è solo un capitano”, riferito al popolare “Franchino”. Non conosciamo i motivi per i quali la Curva Sud ha ritenuto di rendere un pochino amaro il saluto a “Pa…Pa..ooo…lino!”, ci limitiamo a ricordare la carriera di un uomo che, in 23 anni, ha battuto record cui pochi potranno sperare di avvicinarsi. Il tutto, senza mai aizzare polemiche nei confronti degli avversari. Paolo ci sta simpatico anche perché tifava Juventus da bambino, il suo idolo d’infanzia era Bettega e in un’intervista raccontò di quanto la Juve del 1976/77 lo avesse esaltato. Le sfide vere, per lui, sono sempre state quelle con la Juve, ancor più di quelle contro l’Inter, rivale cittadino. Dopo lo scoppio di Calciopoli, a proposito del campionato 2006/07, vista l’assenza del rivale più agguerrito e rispettato, Paolo Maldini dichiarò che la Juve gli mancava. Anche se, egoisticamente, la sua mancanza ci eviterà il problema ritrovarcelo di fronte, crediamo che non rivedere più in campo una persona che ci ha accompagnato per vent'anni di vita e di calcio, mancherà anche a noi.

Commenta con noi la partita sul nostro blog.