Samp-Juve, non è tutto oro quel che luccica

PoulsenLa Juve si presenta a Genova con la maglia da trasferta, quella color oro. Dovrebbe significare qualcosa di pregiato, prezioso. Ne esce una partita di rara bruttezza, con una buona partenza juventina sfociata in un paio di pericoli creati nei primissimi minuti ma, quasi subito, si capisce che è un falso allarme, con la Samp che gradualmente conquista campo, senza impegnare Manninger, ma che mostra di avere idee sostanzialmente più chiare rispetto ai bianconeri. Che stasera, come mai in precedenza, son sembrati “vecchia guardia dipendenti”, vista l’inconsistenza di buona parte della formazione, con l’eccezione di Sissoko e di Amauri, che hanno guadagnato la sufficienza in frazioni diverse: nel primo tempo l’ex palermitano, nella ripresa il maliano.
 
Le poche idee, allorchè confuse e intermittenti, arrivano sempre da Nedved e Camoranesi (finchè regge il fiato), le due occasioni da Del Piero. Troppo isolato e mal servito Amauri, che pure nel primo tempo ricalca il vecchio schema di Ibrahimovic: ovvero palla a lui e nugolo di avversari addosso. Peccato che nessuno abbia l’intelligenza di sfruttarne i movimenti. E in panchina c’è qualcuno pagato per spiegare a chi scende in campo come farlo. Il caso più grosso è Poulsen, timido ed inutile, autore di imbarazzanti appoggi puntualmente fuori misura, una riedizione di quanto visto contro lo Zenit. Già da inizio stagione ci eravamo chiesti se giocasse col freno a mano tirato e, soprattutto, quanto potesse servire uno così. A quel prezzo poi. E’ legittimo porsi una domanda: che ne è del giocatore grintoso visto ai tempi dello Schalke e con il Siviglia? Col pallone tra i piedi si comporta come se la sfera fosse bollente, zero totale alla voce “personalità”, in fase difensiva si segnala in apertura di ripresa quando lascia saltare Sammarco a due metri alla porta rimanendo immobile a guardarlo. E’ pura fortuna che il doriano sbagli mira. I
l suo compagno di reparto, benché fiaccato dal Ramadan (come le cronache di questi giorni ci hanno ampiamente illuminato…), nonostante diverse imprecisioni, riporta sulla terra il fenomenale Palombo di questo periodo e si propone con un inserimento al termine del quale offre una bella palla a Del Piero, che più che scheggiare il palo con una prodezza, angola troppo la conclusione, vista la posizione di Mirante che aveva chiuso troppo in anticipo il palo interno lasciando l’angolo lontano totalmente sguarnito.
 
Difesa positiva più in Mellberg (notiziona!) che in un impreciso e goffo Chiellini, ma con una Samp modesta e abbottonata, in pratica senza attaccanti di ruolo, l’impresa già in partenza non si annunciava delle più proibitive. E’ bastato l’ingresso di Bonazzoli a ridosso del recupero per ridare un minimo di entusiasmo ai blucerchiati, che hanno fatto loro il finale. E’ venuto meno l’apporto di Grygera in fase offensiva, mentre su Molinaro non esistono più aggettivi. E forse è meglio così.
 
Uno squallido 0-0 che conferma il paradosso di questa squadra, in estate decantata “dall’attacco atomico”, che si ritrova ad aver segnato 4 gol in 5 partite, 5 in 6 se consideriamo la partita con lo Zenit in Champions League. Qualcuno dovrebbe fornire risposte, invece di pensare a battibeccare con un allenatore avversario e tenere in panchina giocatori cui la personalità non fa difetto, mentre qualcun altro, abbonato alla fiera delle banalità e della retorica, potrebbe evitare di dichiarare “per il derby tifo Milan”, dato che nell’eventualità in cui tale desiderio venga esaudito, i “presunti defunti” rossoneri (tali erano ritenuti fino a 7 giorni fa) sarebbero già agganciati alla Juve. In barba al tanto strombazzato duello Juve-Inter. Ora si parte per Minsk, dove martedì ci sarà la seconda gara di Champions League, la prima in trasferta: nonostante l’avversario non sia particolarmente quotato con simili premesse è impossibile non nutrire timori. Nonostante l'oro di quelle maglie, che per la verità sembra l'ennesimo sberleffo operato da questa società nel tentativo di illudere i tifosi a credere ad una presunta grandezza. In realtà, di grande, dorato e splendente in questa Juve c'è ben poco.

Una nota sul pubblico blucerchiato: raramente ho assistito ad una serie di isterismi simili, gente che ululava e sbraitava trasfigurata come posseduta da chissà quali forze diaboliche ad ogni presunta decisione arbitrale anti-Samp. Sono gli stessi che gridarono allo scandalo nella famosa partita di 4 anni fa, finita 0-3 per la Juve, quella che fu indicata come una delle prove inconfutabili pro-Cupola e che invece, da una completa lettura delle intercettazioni (leggi l'articolo), rivelava esattamente il concetto opposto. Si parla dello stesso pubblico che in quello stesso campionato non si alterò minimamente per un caso di “fuorigioco dinamico” (meravigliosa battuta da cabaret, peccato che colui che la coniò, il popolare Pistacchio Pistocchi, presumesse di essere serio…) che permise al Milan di vincere di misura a Marassi, e che non più di un mesetto fa ha visto perpetrare torti in serie contro la sua squadra che meritava un altro trattamento arbitrale e un altro risultato contro la squadra degli “Onesti”. Il tutto, senza colpo ferire. Ma si sa, la Juve scatena sempre rigurgiti di demenza atavici.