THE DAY AFTER: "Ave Diego, morituri Te salutant"

diegoAvrebbe meritato il saluto che i gladiatori tributavano all'Imperatore, Diego Ribas da Cunha. E' lui che scende nell'arena, lotta e trascina la Juventus a espugnare l'Olimpico giallorosso (1-3). Diego mette a segno una doppietta, campione assoluto, classe brasiliana e concretezza tutta europea plasmata dalle campagne di Portogallo e Germania. La Roma è a terra, pollice verso per Spalletti e i suoi come nell'anticipo di sabato è toccato al Milan, uscito umiliato dal derby contro i cugini nerassurri (0-4). Sarà anche molto provvisoria, ma dopo due giornate e altrettante vittorie la Juventus guarda dall'alto la classifica di serie A. Le fanno compagnia le genovesi e la Lazio. Alla ripresa del campionato, dopo la sosta per le partite della Nazionale, la Juventus sarà di scena ancora a Roma contro la Lazio, in un match che si preannuncia come il clou obbligato della terza di campionato. Ma torniamo alla seconda di campionato con i suoi temi principali.

La forza centrifuga della Juve. Tre gol rifilati alla Roma nati tutti per vie centrali. Il primo da uno svarione del romanista Cassetti, il secondo da un lancio in profondità di Cannavaro impreziosito da un velo di Iaquinta, il terzo, da un'azione in percussione di Felipe Melo. Non è casuale che la Juve sfondi per le vie centrali con Diego e Felipe Melo, i perni del suo rombo. Il gioco sulle fasce è "non pervenuto", con interpreti che si confermano non all'altezza del ruolo. Non disperiamo però. In alcune situazioni potrebbe riproporsi Cannavaro-Legrottaglie come coppia difensiva centrale, Chiellini sulla sinistra e Caceres (Zebina) sulla destra. Ecco che allora, anche senza un altro "Grosso" acquisto, la linea difensiva sarebbe certamente più competitiva a certi livelli. La squadra bianconera è apparsa comunque in crescita dimostrando un potenziale notevole proprio dall'assemblaggio dei suoi due principali nuovi innesti. Diego sembra essere veramente qualcosa in più di un grande giocatore, mentre Felipe Melo dimostra di possedere qualità tecniche e fisiche straordinarie pur senza le briglie di un'opportuna disciplina tattica. Troppi rischi, troppi palloni persi o quasi. Dovrà presto proporsi invece come il principale gestore della fase di possesso palla della squadra, fornendo un decisivo contributo alla sicurezza di manovra che oggi riesce a dare a intermittenza.

Povero Diavolo. Lo 0-4 che si becca il Milan nel derby è di quelli che fanno veramente male. Non esiste rodaggio o pedaggio di apprendistato da poter pagare in partite come questa. Lo 0-4 ai danni dei rossoneri di Leonardo ricorda un po’ lo 0-6 ai danni dei nerassurri di Tardelli del maggio 2001. Fu un cappotto pesante per la carriera di “Schizzo” che non riuscì più a riprendersi dopo quella batosta. Fa più sensazione la pesante sconfitta del Milan rispetto alla netta affermazione interista per il modo in cui è maturata la disfatta rossonera. E' un Milan che vince a Siena ma che frana nel derby, in cui sembra che i rossoneri all'altezza della situazione si possano contare sulla punta delle dita. C'è innanzitutto un equivoco Ronaldinho. Lento ed impacciato, sempre anticipato dall'avversario di turno. Sulle fasce Jankulovsky e Zambrotta sono gravemente insufficienti come troppo usurata appare la diga di centrocampo dei vecchi Gattuso e Ambrosini. Anche le geometrie di Pirlo non riescono ad illuminare come dovrebbero. Si può ripartire da Thiago Silva e Nesta centrali, da Borriello o Huntelaar prima punta e Pato, unico vero fuoriclasse di questo Milan che forse per troppa gratitudine verso "i vecchi" non è stato capace di costruire un rinnovamento adeguato. Poi c'è l'Inter. E' più forte dell'anno scorso, è arrivato anche Snejider a dare ancora più qualità offensiva. La combinazione di cinque tocchi tutti di prima che porta al primo gol di Thiago Motta è qualcosa che di solito riesce solo in allenamento, e che invece accende la luce verde di un gioco che si intravvede proprio nella partita giusta, spaccando di fatto il derby e la storia della partita. Poi il Milan si fa male da solo, ma certo è che questa Inter sembra già più forte di quella dell'anno scorso.

Genova, Lazio e le altre. Si va alla prima sosta del campionato con le due genovesi in vetta alla classifica. La Sampdoria trascinata dal solito straripante Cassano e da un provvidenziale Castellazzi si è imposto sull'Udinese (3-1) dopo una partita vivacissima caratterizzata da continui capovolgimenti di fronte. L'altra metà della città della lanterna, quella rossoblu genoana, espugna invece con una testata di Moretti il sempre difficile campo di una mai doma Atalanta (0-1). Come già accennato, c'è anche la Lazio in vetta, vista la doppietta messa a segno da Cruz con cui si è imposta sul terreno del Chievo (1-2). Fra le altre partite, un Napoli con il fiatone si impone comunque nettamente (3-1) sul Livorno, mentre la Fiorentina regola (1-0) il Palermo. Il neopromosso Parma si impone sul Catania (2-1) con il decisivo gol del giovane Paloschi, il Siena mette a segno uno dei colpi di giornata espugnando il Sant'Elia di Cagliari (1-3). Completa il quadro un bruttissimo 0-0 fra Bari e Bologna, partita disputata su un campo indecente che di questi tempi non si trova nemmeno nelle categorie dilettantistiche. Una vergogna!

TOP della giornata

Diego. Si prende la scena dell'Olimpico con l'autorità con cui può farlo solo un grande campione. Essenziale nelle giocate a dare geometria e spessore alla manovra offensiva, cobra quando prende palla a centrocampo e si invola solitario verso la porta avversaria, incurante delle affannose rincorse degli avversari infilando il primo gol. Sarebbe già tanto oro così, ma invece Diego concede il bis puntando la porta e scherzando Mexes nella ripresa. Ne mette dentro un altro ed è tripudio bianconero.
Voto: 9

Cassano. Ancora una volta risulta decisivo per le fortune della Sampdoria. Segna un gol bellissimo, fa un assist, si procura un rigore (che sbaglia). Il tasso di imprevedibilità che fornisce alla manovra dei blucerchiati tornerebbe certamente utile anche all'asfittica Nazionale di queste ultime partite dai zero gol segnati nelle ultime tre prestazioni. Le scelte tecniche di Lippi sono in funzione di un certo progetto, (...) ma vedere convocati mediocri prestatori d'opera come Marchionni e ignorato questo Cassano che pure anche in quel ruolo farebbe bene, è frutto di scelte che di tecnico sembrano avere per poco. Ormai il NO a Cassano in nazionale sembra solo una scelta di coerenza di dubbia lungimiranza.
Voto: 7+

Il Genoa. Dopo aver raggiunto la qualificazione all'Europa League lo scorso campionato, Gasperini ha mischiato le carte. Persi due assi come Thiago Motta e Milito, sembra che il suo 3-4-3 non ne stia risentendo, ma anzi stia traendo nuovo vigore dai recenti innesti. Oggi è stato Moretti, proprio uno dei nuovi arrivati, a regalare la vittoria. Alla ripresa del campionato c'è in programma un Genoa-Napoli che aiuterà a misurare le rinnovate ambizioni genoane. C'è da scommettere che Gasperini potrebbe anche far meglio dell'anno passato.
Voto: 7


FLOP della giornata

Leonardo. La sua mancata reattività è all’origine della figuraccia rossonera. Dopo l’infortunio a Gattuso tiene infatti tutti in panca come si trattasse di belle statuine. In sala stampa Leo fa anche un po’ di tenerezza, mentre continua a sottolineare che per mezz’ora il Milan ha tenuto bene il campo. Capirai! Se il Milan avesse perso 0-1 dopo aver giocato 70-80 minuti si capirebbe un discorso del genere, ma non puoi venirtene fuori con una dichiarazione così ridicola. Chiedi scusa e basta, anche perché sullo 0-4 finale pesa un tuo errore difficile da farsi perdonare. La cronaca rende al meglio l’idea: Gattuso si fa male al 18', ma Leonardo nemmeno ci pensa a far scaldare precauzionalmente i possibili sostituti. Al 34', Gattuso chiede il cambio, Leonardo non ci sente. Un minuto dopo Gattuso stende in area Eto’o e viene graziato incredibilmente da Rizzoli che gli sventola solo un giallino. Rigore comunque: 0-2. Leonardo chiede a Seedorf di entrare in campo. “Bradipo” Seedorf in panca sembra in completo da spiaggia, ci mancano solo le infradito, gli tocca mettersi la maglietta rossonera per entrare in campo e ha bisogno del massaggino al polpaccetto dolorante. Passano i minuti. Al 40' Gattuso entra in ritardo da tergo sulle gambe di Sneijder e lo manda lungo lungo al tappeto. Altro giallino per Ringhio, che con quello di prima fa un bel rosso. Il Diavolo è stordito, Leonardo non sa ancora che fare se non schierare un improbabile 4-4-1 per quel che resta del primo tempo, con Ronaldinho e Pato esterni e Borriello unica punta. Al 45' arriva lo 0-3. Intervallo. Si torna in campo, con Seedorf dietro in appoggio a Pato e a un impalpabile Ronaldinho, come voleva il Papi… l’Inter va a due all’ora e non infierisce più di tanto. Arriva solo lo 0-4. Che figura Leo!
Voto: 4 (ma di quelli che lasciano il segno…)

Gattuso. Uscendo dal terreno di gioco ringhia rabbioso su Leonardo, ma la sua generosità è tanta quante sono le sue responsabilità sulla debacle rossonera. Non ce la fa a rincorrere Eto’o perché malconcio, ma lo ferma rischiando l’espulsione diretta e provocando rigore. Mentre Leonardo sembra contare le pecorelle, lui è in piena trance agonistica e continua a far danni, facendosi sostituire direttamente da Rizzoli per poter andare il più presto possibile in ospedale. Diagnosi: distorsione alla caviglia e15 giorni di stop!
Voto: 4 secco

Cobolli Gigli. Si mette ad auspicare una vittoria del Milan per il derby davanti ai microfoni, invece di glissare più opportunamente. Apre così il campo a Mourinho che l’infila in contropiede prima con il risultato sul campo (dove i suoi impongono lo 0-4) e poi con l’antipatica allusione alla presunta amicizia fra Milan e Juve e alla partita fra le due fissata per l’ultima giornata di campionato. “Bella riconoscenza!” avrà pensato Cobolli. Dopo aver quasi regalato a quei signori Ibra e Vieira con tanto di ringraziamento per averli presi, dopo aver detto che nel calcio bisogna ispirarsi ai valori di Facchetti, dopo aver preso sottobraccio Moratti per indelebili immagini di copertine di giornali rosa, Cobolli certe allusioni non se le meritava proprio. "Non sono un nemico dell'Inter, ma sono un tifoso della Juventus" ci ha tenuto infatti a sottolineare Cobolli Gigli a stretto giro di intervista. Noi gli crediamo, soprattutto per quello che riguarda la precisazione sull'Inter.
Voto: 5 di stanchezza per le solite parole di dubbia utilità