La folle Juve festeggia Trezeguet

TrezeguetSu questa Juventus ci sono due correnti di pensiero.
C’è chi la considera forte e chi, al contrario, la ritiene indebolita rispetto alla versione 2008/09.
Opinioni rispettabili che a fine anno saranno suffragate dai fatti, in un senso o nell’altro.
Quello che nessuno può negare è la natura assolutamente folle di questa squadra, che stasera illustra tutto il campionario già mostrato nella prima parte di questa stagione.
C’è tutta la Juventus collezione estate/autunno 2009 in questo 5-2 col quale gli uomini di Ferrara regolano un’Atalanta generosa e grintosa come il suo allenatore, ma con evidenti limiti tecnici e di fiducia nei propri mezzi.
C’è un inizio veemente del modesto avversario, che riesce comunque a mettere in guardia una Juve titubante in un paio di occasioni, quando concede potenziali palle gol ai bergamaschi.
Una Juve alla quale basterebbe accelerare un pochino per aver ragione dei rivali, ma non se ne accorge fino a quando un cross di Caceres trova Trezeguet pronto a chiudere di testa in rete alla sua maniera.
Il fuorigioco nega al francese il gol che ritroverà più tardi, un gol denso di significati sui quali ritorneremo più avanti; ma questo gol annullato ha il merito di svegliare una Juve fino a quel momento timida e intorpidita, prova ne sia che pochi minuti dopo, da un’iniziativa dell’ottimo Grosso sulla fascia opposta a quella di sua competenza, la squadra di Ferrara passa in vantaggio con un’azione in fotocopia a quella che aveva portato al primo dei tre gol annullati della serata.
Protagonista Camoranesi, miglior uomo in campo stasera e in generale di tutto questo inizio di stagione bianconero: poche chiacchiere, Mauro “canta e porta la croce”, attacca e copre, tiene palla quando serve e offre quantità in misura proporzionale all’elevatissima qualità che infonde alla manovra.
L’oriundo, dopo aver concluso felicemente di testa da centro area, un minuto dopo ringrazia un intervento maldestro di Peluso e fredda Consigli dai sedici metri con un colpo da biliardo di grande freddezza e precisione.
Un colpo da grandissimo qual é Camoranesi.
Partita chiusa?
Nemmeno per sogno, perché ormai è chiara la natura di questa squadra, e non è solo la scoppola rimediata una settimana fa a tenerci sulle spine, ma una serie di episodi ricorrenti dall’inizio della stagione.
Persino la bella Juve vista contro la Roma si era fatta raggiungere per una leggerezza (e aveva addirittura rischiato di andare sotto contro i giallorossi “zombies” di quel periodo) dopo un primo tempo quasi impeccabile nel quale aveva trovato e ampiamente legittimato il vantaggio.
Una Juve che sembra addormentarsi, che accusa cali di tensione e mentalmente gioca più partite nella stessa partita, con il grave rischio di non poterne recuperare l’inerzia, una volta complicatasi la situazione, con avversari più solidi rispetto a quello incontrato oggi.
Se il finale del primo tempo odierno (e l’inizio del secondo riprende sulla stessa falsariga) è tutto un tocchettare molto, troppo narcisista tra gli innamorati del pallone (le tre mezze punte e Felipe Melo), ma senza la necessaria incisività per aumentare il divario, dopo nemmeno cinque minuti dall’inizio della seconda frazione arriva la conferma della sciagurata e imprevedibile natura di questo gruppo, che da un’apparente situazione di controllo subisce il gol di Valdes come un fulmine a ciel sereno.
Fulmine che è colpa al 100% di un Caceres ottimo in fase offensiva, ma sorpreso dall’esterno atalantino come nemmeno succede ai bambini nelle partitelle dell’oratorio.
E vai con un altro gol in contropiede con la squadra in comodo vantaggio!
Inconcepibile, ma ce ne faremo una ragione, perché il marchio di fabbrica della Juventus di Ferrara sembra proprio questo.
Ora, il fatto che di fronte ci sia l’Atalanta, formazione non proprio di primissimo piano, agevola il ritorno della Juventus, ma la reazione bianconera è furente, e per ben tre volte in una manciata di minuti la palla termina alle spalle di Consigli: per due volte (a Poulsen, decisamente fra i migliori, e a Melo) l’esultanza juventina viene vanificata dalla posizione di fuorigioco (dubbio l’annullamento del gol del brasiliano “servito” da una giocata di un avversario), ma la terza è quella buona, e senza possibilità di recriminazioni avversarie, grazie ad un missile terra-aria spedito da Felipe Melo all’angolo alto della porta bergamasca.
Il tutto con apparente facilità, ed è per questo che questa squadra così imperfetta ma dalle indubbie qualità ci fa terribilmente incazzare.
Perché, come volevasi dimostrare, raggiunto il 3-1 la partita torna a rivivere lo stesso tema proposto fino al gol di Valdes: fraseggio e possesso palla della Juve che tenta di addormentare il gioco, ma invece addormenta se stessa, e di questo sonno approfitta Ceravolo (ancora in contropiede, ci mancherebbe…), il quale fa secco Grosso in un uno contro uno e conclude alle spalle di Buffon con un bel sinistro a rientrare.
Roba da rivolgersi urgentemente ad uno strizzacervelli.
Ma ancora una volta, nonostante le urla di un Conte che, se potesse, entrerebbe in campo a dare una mano (con risultati probabilmente migliori rispetto a quelli mostrati dai suoi giocatori), la Juve rimette le cose a posto non facendo più avvicinare l’Atalanta alla propria retroguardia e provando a ristabilire le distanze.
E ci riesce a cinque minuti dalla fine con l’uomo più atteso, Diego, apparso ancora involuto ed impacciato (un passo indietro la sua prestazione rispetto a quella contro il Maccabi), ma artefice di un gol d’autore: il controllo su una palla sporca (iniziativa del solito, immenso Camoranesi) è difficile e reso ancor più complicato dal campo fradicio, e il tocco immediato di punta-esterno sinistro è un preziosismo che solo giocatori dotati di gran talento possono immaginare.
Una curiosità: la Juve “made in Brazil”, com’era stata etichettata ad inizio stagione, ha visto i suoi due nuovi acquisti verdeoro andare a segno sin qui in contemporanea: a Roma e stasera a Bergamo. La speranza è che per entrambi queste reti abbiano rappresentato idealmente la chiusura di una parentesi fatta di momenti non proprio brillantissimi vissuti nei mesi intercorsi tra le due partite, a livello personale e di squadra.
Anche se l’impressione, guardando molto calcio estero, resta quella di una squadra costruita in modo molto “allegro”, una squadra imperfetta da campionato spagnolo, francese, al limite inglese (pragmatismo Chelsea a parte), una squadra cui può proprio succedere di tutto nel bene e nel male negli stessi 90 minuti.
Scordiamoci la Juve cinica di Capello, e persino la Juve iper-concentrata di Lippi (seppure qualche somiglianza con quella di Marcello questa squadra l’ha mostrata): questa è una squadra che potrà farci divertire, ma di sicuro ci farà molto disperare.
Sicuramente non ci farà annoiare.
E la noia di certe Juventus vincenti e prepotenti continua a mancarmi molto.

Capitolo Trezeguet: il “palo della luce”; il bomber che d’estate doveva essere ceduto (a dir la verità le voci su un possibile addio di David circolano praticamente dal suo arrivo a Torino); l’uomo cui Ranieri aveva imposto una specie di ostracismo condito da feroci critiche; l’attaccante considerato finito dopo una stagione vissuta tra operazioni alle ginocchia, convalescenza, ritorno e conseguente emarginazione; il centravanti cui tutti puntavano per “fare cassa” pur di inseguire “sogni” (!) del calibro di Giuseppe Rossi, Pandev, persino Huntelaar!
Tutto questo era diventato Trezeguet nella considerazione della stampa e persino dei suoi stessi tifosi.
Oggi, 7 novembre 2009, David Trezeguet, consolida il proprio primato fra i cannonieri juventini di stagione e aggiorna il suo personale palmarès con la Juventus aggiungendo ai 4 scudetti, alla Supercoppa italiana e al titolo di capocannoniere del campionato 2001/02 (quello dell’indimenticabile 5 maggio) il record eguagliato di reti per un giocatore straniero con la maglia della Juventus.
Un record che da stasera David condivide con il leggendario Omar Sivori, tecnicamente agli antipodi rispetto a lui, ma argentino atipico quanto il nativo di Rouen (l’indimenticato Cabezòn era di origini genovesi, David è di passaporto francese).
167 gol con la Juventus, uno degli obiettivi di inizio stagione per un Trezeguet partito come quarto attaccante nelle previsioni della maggior parte dei cosiddetti esperti di calcio dei media istituzionali, che sanno di calcio quanto io so di fisica nucleare.
E visto che siamo solo a novembre e conosciamo il personaggio, siamo pronti a scommettere che non si fermerà certamente qui.

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