Diamonds are not a Lady's best friend

quagliarellaIl pareggio che il Brescia aveva ottenuto a San Siro sabato scorso lasciava intuire che le rondinelle sarebbero state un avversario complicato per la Juventus.
I bresciani, cattivi e frenetici, hanno impresso un ritmo che gli uomini di Del Neri inizialmente hanno faticato a tenere.
Il cambio di passo, l’accelerazione: questo è mancato alla Juve del primo tempo, una squadra bloccata da un Brescia attento e chiuso ma in grado di reagire e rendersi pericoloso.
L’inizio della ripresa ha visto una Juve più decisa, complice probabilmente un Brescia meno aggressivo, evidentemente costretto a rifiatare per via di una prima frazione giocata sopra ritmo.
Nel momento di maggior pressione, nel giro di pochi istanti Quagliarella saliva alla ribalta: il capocannoniere bianconero, il più pericoloso dei suoi nella scialba prima frazione, in pochi istanti colpiva prima un palo al volo su ottima iniziativa di Iaquinta e poi, con un tocco sottomisura su servizio di Grosso (positiva la gara del mancino reintegrato), portava la Juve in vantaggio.
Fosse finita al minuto ventisei della ripresa, i giornali domani avrebbero scritto di una partita vinta dalla Juve “alla maniera della grande squadra”, quella che soffre e resiste lasciando sfogare l’avversario per poi colpirlo al momento opportuno.
Purtroppo il calcio è molto legato all’imponderabile, e in questo caso l’imponderabile si chiama Diamanti.
E’ successo che l’ex West Ham si è inventato una prodezza di esterno sinistro da posizione dalla quale solo i fenomeni (e alcuni colpi da genio puro Diamanti li ha) possono pensare di tentare.
Marylin Monroe cantava che “i diamanti sono i migliori amici di una ragazza”: di sicuro non lo sono della Signora.
Se vogliano trovare il pelo nell’uovo, il piazzamento di Pepe e la tardiva uscita di un centrocampista (nella fattispecie Sissoko) a protezione sul numero 32 bresciano non sono stati propriamente da manuale.
Peccato, visto che la partita è sostanzialmente finita dopo il gol dell’ex livornese, anche perché il peso di quattro partite in dieci giorni (praticamente con gli stessi uomini) si è fatto sentire e il segnale che la spia della riserva è accesa è Alberto Aquilani, uno che fra l’altro gioca solo in campionato, che ha giocato decisamente sottotono rispetto alle precedenti esibizioni.
Come Del Piero, risparmiato dopo un’ora abulica e che speriamo di rivedere bello tonico sabato contro la Roma, una delle sue vittime tradizionali.
La gara contro i giallorossi sarà vista dalla tribuna da Motta, che appare in miglioramento sul piano della continuità nonostante alcune leggerezze difensive (una delle quali gli costa il giallo che fa scattare la squalifica); e l’assenza del laterale costringerà Del Neri a rivoluzionare ancora lo schieramento arretrato, rinfrancato dal recupero di Chiellini e un po’ meno dall’eccessiva (e pericolosa) sicumera di Bonucci.
L’occasione persa brucia, nonostante il risultato possa considerarsi equo, anche alla luce dei risultati della concorrenza: la sconfitta della Lazio, il pareggio dell’Inter e le vittorie di Milan, Roma e Napoli.
Classifica cortissima ma decisa dagli episodi: il gol di Lavezzi alla fine in contropiede a casa del Cagliari sbilanciato (e ai sardi manca un penalty); l’arbitraggio disastroso pro-Milan e l’infortunio immediato di Pastore che hanno condizionato in maniera lampante lo scontro di San Siro; la mollezza ormai cronica dell’Inter; il crollo mentale della Lazio e la ripresa della Roma, ormai a meno uno dai ragazzi di Del Neri.
Il tecnico di Aquileia saggiamente invita la squadra a non guardare la classifica e a concentrarsi piuttosto sulla crescita costante che il suo gruppo sta avendo, ma certe occasioni quando capitano vanno sfruttate fino in fondo.

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