THE DAY AFTER: Sempre più Milan-Inter, Andrea ci sei?

andrea agnelli“Sarà Milan-Inter” è stato il pronostico dell’innominabile Lucianone Moggi in tempi non sospetti e finalmente, e ben poco casualmente, si può dire che Milan-Inter è il derbyssimo in cui si giocherà lo scudetto. Questa volta le milanesi non hanno bisogno dei soliti puntuali aiutini arbitrali, ma indirettamente ci pensa l’arbitro bergamasco Mazzoleni ad allontanare il Napoli dal vertice visto che in Napoli-Brescia non concede ai padroni di casa un rigore apparso piuttosto netto. Poi la squadra di Mazzarri, ancora priva di Lavezzi, dimostra di essere giù di corda e rischia addirittura di capitolare in un finale in cui il bresciano Caracciolo si divora tre palle gol una più imperdonabile dell’altra. Resta il fatto che nel dubbio le scelte arbitrali premiano sempre, in un modo o nell’altro, le squadre milanesi. Dietro le prime si accelera e ora Lazio e Udinese, uscite vittoriose rispettivamente contro Palermo e Bari, hanno il Napoli nel mirino, mentre la Roma, che ha espugnato Lecce nell’anticipo di venerdì, si porta a -5 dai cugini e ripone molte delle sue speranze di recuperare terreno nello scontro diretto fissato proprio per il prossimo turno.

C’è ora un abisso di 10 punti fra il quarto posto e la Juventus che contro il Milan raccoglie la terza sconfitta consecutiva, che mette una pietra tombale anche sull’ultimo obiettivo dichiarato dalla società bianconera, ovvero il quarto posto utile per qualificarsi ai preliminari di Champions League. Un’altra stagione fallimentare per la Juventus, uscita al primo turno di Europa League, eliminata dalla Roma in Coppa Italia e ora attestata nell’anonimato di metà classifica. Il grande accusato, e non può essere altrimenti, è un allenatore che appare in pieno stato confusionale, ma a questo punto della stagione sembra esserci veramente poco o niente da salvare, poco o niente per cui auspicare un cambio di panchina. Più interessante e doveroso puntare il dito più in alto, indicando chi ha allestito una squadra apparsa subito povera di classe e in valori assoluti non attrezzata per raggiungere gli obiettivi prestabiliti nell’arco di un’intera stagione. Dopo il fallimento conclamato di una stagione che sta volgendo addirittura peggio della precedente, con che spirito e con quale fiducia ci si può aspettare da Marotta che sappia invertire la rotta costruendo una squadra adeguata per la prossima stagione? E’ una domanda che di certo si sta ponendo anche Andrea Agnelli da cui ci si aspetta, da lui sì, che faccia qualcosa “da Juventus”. Serve una rivoluzione copernicana che porti (o riporti...) in società gente “da Juventus” prima di tutto a livello dirigenziale, poi il resto dev'essere una logica conseguenza. Da qui a giugno quindi si faccia piazza pulita, iniziando a dimissionare l’ex uno e trino francese, da cui sono originate tutte le più recenti disgrazie sportive ed economiche della Juventus, e si continui con chi, alla stregua dei fatti, ha finito per completare l’opera di ridimensionamento della società fallendo su tutti gli obiettivi. Ora le squadre più vicine in classifica alla Juventus sono Palermo, Cagliari, Fiorentina, Bologna. La Juve è la prima del campionato delle “provinciali” nel tranquillo mare del centro classifica.

Il Cesena che sbanca il Marassi doriano scompagina invece le carte della lotta salvezza. Se infatti il destino del Bari appare ormai segnato, la vittoria dei romagnoli accorcia la classifica allargando il numero delle squadre coinvolte nella lotta. Scivola nella bagarre il Chievo, che impatta sul nulla di fatto contro il Parma in una partita in cui a vincere è stata soprattutto la paura. Ma la notizia di giornata è l’affrettata discesa dei doriani che ora sono giusto a tiro di tre punti dal terzultimo posto e nel prossimo turno si preannuncia caldissimo il confronto diretto Catania-Sampdoria, con gli etnei che seguono staccati di due punti. Il terzultimo posto per il momento è in condivisione fra Cesena e un Lecce autolesionista, sconfitto dalla Roma grazie al più stupido dei rigori mentre correva l’ultimo minuto di partita. Sotto di tre lunghezze c’è il Brescia, che conquista un punto pesante a Napoli in una partita che svela una squadra combattiva e pronta a giocarsi fino all’ultimo le proprie speranze.


TOP DI GIORNATA

Leonardo (all. Inter). Se l’Inter che rientra in campo nella ripresa è tutta un’altra cosa rispetto a quella del primo tempo è anche perché l’allenatore sa mischiare bene le carte puntando su Pandev al posto di uno spento Stankovic. Poi la qualità di Eto’o e compagni fa la sua parte, ma tornare in campo e segnarne tre in una decina di minuti fa una certa impressione. Per Leonardo 11 vittorie su 13 partite in campionato. Un'andatura da scudetto.

Thiago Silva (Milan). Padrone assoluto della difesa rossonera ridicolizza gli avversari non concedendo neppure un dribbling. Se la Juventus non tira mai in porta non è solo per demerito proprio, ma anche per merito di questo fuoriclasse assoluto. Da quando ha recuperato la coppia Nesta-Thiago Silva al centro della difesa, il Milan ha inanellato 4 vittorie consecutive, 10 gol fatti e uno subito.

Giaccherini (Cesena). L’esterno cesenate, che era partito fortissimo in questo campionato tanto che si vociferava anche di una possibile convocazione in Nazionale, risale agli onori della cronaca con una strepitosa doppietta grazie a cui i bianconeri romagnoli espugnano il Marassi doriano rilanciando le proprie speranze di salvezza. Pregevole la prima marcatura con destro saettante al volo modello “Van Basten”, di rapina il secondo approfittando di un errore di Gastaldello. Nelle 7 partite “post” Pazzini per i doriani, una vittoria, un pareggio, 5 sconfitte.

FLOP DI GIORNATA

Marotta (d.g. Juventus). Dire che “con il Milan si può anche perdere” è la cartina tornasole di un dirigente “da provinciale” che è riuscito a ridurre “a provinciale” anche la Juventus. Ormai si può affermare che sono stati falliti tutti gli obiettivi stagionali grazie a un calciomercato capace di portare a Torino giocatori fra il mediocre e il discreto. Troppe scommesse tutte insieme che difficilmente potevano riuscire e quei pochi soldi disponibili letteralmente buttati in operazioni “alla Martinez”. L’esonero di Del Neri è solo una conseguenza che a questo punto non conta molto visto che comunque la squadra è salva (...), ma il primo a dover salutare dovrebbe essere lui, il principale responsabile di questo scempio.

Garrone (pres. Sampdoria). Se i doriani sono stati progressivamente risucchiati in zona retrocessione il principale responsabile è il presidente. Dapprima nulla ha fatto per rafforzare una squadra che poteva qualificarsi per il tabellone principale della Champions, che lo avrebbe ripagato abbondantemente anche dal punto di vista economico, poi ha rinunciato a Cassano e Pazzini a campionato in corso disorientando tecnico e squadra.

Buffon (Juventus). Non è solo perché sono palesi le sue responsabilità sul gol subito; a dare fastidio oggi più che mai è quell’atteggiamento da compagnone esibito a fine partita con Gattuso con cui magari ha scherzato sul gol subito. D’accordo l’amicizia, ma in certi casi sarebbe meglio uscire a testa bassa. C’è ben poco da ridere.