La Juve se ne va. E Bologna perde due volte

ConteL'immagine più bella arriva alla fine.
L'immagine più bella è di Antonio Conte che esulta e invita i suoi tifosi a gioire.
Una gioia legittima per un successo prezioso e convincente, che significa un turno in meno e, mal che vada oggi, distacco inalterato sulle inseguitrici.
Una seria ipoteca sullo scudetto, insomma.
La gioia finale riscatta il rammarico per la sgradevole (eufemismo) accoglienza che la Juventus ha ricevuto anche a Bologna, fra bastonate, insulti, sputi e bestemmie che sono ormai una consuetudine nelle trasferte juventine.
Alla luce di questi fatti sorrido se penso a come lo Juventus Stadium sia fra gli impianti più multati (se non il più multato) e che l'unico stadio in Italia squalificato per razzismo resti ancora oggi il Comunale juventino per i cori anti-Balotelli ai tempi di quel famigerato Juve-Inter.
Ieri sera a Bologna si è sentito e visto di tutto ma, come già accaduto altrove, le attenuanti avranno il sopravvento e la versione dei fatti che verrà fatta trasparire sarà come al solito molto edulcorata.
Però una cosa la vorrei dire: non ricordo scene di guerriglia avvenute all'interno dell'impianto bianconero e tantomeno nel tragitto che conduce allo Stadium la squadra ospite.
La Juventus resta un grande catalizzatore di odio, “l'alibi di chi non vince mai”(cit. Buffon), la destinataria degli sfoghi di chi conduce una vita infelice e frustrata.
Di Juve possono parlare, o almeno si sentono autorizzati a parlare (ovviamente male) tutti, l'odio per la Juve è trasversale e bipartisan, addirittura categorie quali galeotti, pregiudicati, falliti si elevano ad impartire lezioni di moralità finendo col riabilitare se stessi agli occhi della massa antijuventina.
E al bar dello sport, immaginate due appassionati che discutono: “Ha parlato Pinco, ha detto che la Juve bla bla bla”, “Perché non hai sentito Pallo: gliene ha cantate senza peli sulla lingua ai gobbi”.
A nulla importa che Pinco e Pallo abbiano fedine penali (o sportive) lunghe quanto la Muraglia Cinese.
Siamo l'alibi di chi non vince mai...
Parole sante.
E se un allenatore, evidentemente fomentato dall'ambiente, si permette di censurare l'esultanza di un collega contro il quale prima e durante la partita si è urlato di tutto, beh... l'unico consiglio che posso dargli è “prenditi una dose massiccia di Valium”.
Chi è abbonato Sky avrà intuito come dai loro microfoni Trevisani e Bergomi non riuscissero a silenziare gli insulti che - con irriducibile perseveranza - una manica di invasati indirizzavano a chiunque vestisse di bianconero.
In merito vorrei inviare un appello ai tifosi bolognesi, una volta per tutte: tenetevi il vostro derby dell'Appennino e le vostre sfide regionali.
Quella è la vostra dimensione, la Juventus non è roba per voi, la rivalità esiste solo nelle vostre presunzioni,.
E piantatela con la retorica del “Bologna che faceva tremare il Mondo”, roba da calcio giurassico.
Calcio, sì.
Perché c'è stata anche una partita di calcio, in merito alla quale si può dire tutto il bene possibile su una Juventus che ha annichilito i padroni di casa reduci da tre vittorie consecutive e dal successo di Milano.
Ne è uscito un Bologna col tridente, tanto brillante e spietato a San Siro solo una settimana fa quanto ridimensionato e indotto a fare da comparsa da una Juventus che sta evidentemente carburando in vista del finale di stagione.
Dal minuto sei, occasione per Diamanti sventata da Chiellini, è stato tutto un monologo bianconero, con tante occasioni create.
I due splendidi gol sono un esempio di come la qualità e il gioco siano sempre aspetti premianti: Vucinic e Marchisio si scambiano i ruoli e con pochi tocchi palla a terra scardinano una difesa impotente e già risparmiata da Vidal (2 volte), Giovinco (3), lo stesso Vucinic e, nel finale, anche da Matri.
E' la continua collaborazione, l'accorrere in aiuto del compagno in possesso di palla e il ripiegamento a coprire zone non di propria pertinenza il segreto di questa Juve.
Vedere Pirlo retrocedere ed entrare in scivolata su un avversario, Matri - entrato a dieci minuti scarsi dal termine - tornare sulla linea difensiva a respingere cross e difendere palla sulla propria trequarti ti fa capire quanto grande sia lo spirito di questa squadra.
Con tanti saluti a Bologna la Dotta, a chi insegue, e all'arbitro Bergonzi, che va ad aggiungersi a Guida, Rocchi, Orsato, Rizzoli ecc.ecc. nella speciale categoria di coloro i quali “non se la sono sentita”.
Nel caso specifico, di espellere l'uruguagio Perez.
Complimenti.


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