Incredibile a Firenze. Ma niente drammi.

Premessa: vorrei evitare i toni catastrofici che in queste ore stanno utilizzando i media e che molti tifosi bianconeri sul web stanno assecondando. Se volete fare il male della Juve, continuate pure a fare il gioco di chi vuole mettere i bastoni fra le ruote al gruppo juventino. Parlo di coloro i quali da questa estate pubblicano di tutto e di più pur di sparare contro la Juve, inventandosi faide interne a tutti livelli, creando casi a getto continuo, quasi fosse una missione quotidiana.

Conosco un pochino la storia della Juve, e queste cose sono sempre successe, ma la nostra fortuna in quanto tifosi bianconeri è proprio quella di vivere questi rovesci come rarissime eccezioni che, come tali, fanno notizia e, a loro modo, storia. Nella storia della Juventus l’asticella di queste "eccezioni" è altissima, diversamente da quelle che riguardano piccoli club come la Fiorentina. Una realtà sostenuta da tifosi che vivono fondamentalmente per farsi rispettare in quei 180 minuti l’anno in cui il calendario li oppone alla Juventus, impresa che purtroppo per loro non riesce molto spesso, tutt'altro. E allora, quando succedono cose come quella capitata oggi pomeriggio, immediatamente la mitologia viola si mette in moto per tramandare con la consueta enfasi l’Evento.


Un evento che i padri tramanderanno ai figli, i quali faranno lo stesso con i loro nipoti e così via, nella migliore tradizione Firenze-centrica, tipica di chi é ancora convinto di vivere nel Rinascimento e che tutto il mondo ruoti attorno al capoluogo toscano. A Firenze la Juve non perdeva dall’autunno del 1998, 15 anni fa, i tempi di Batistuta, match winner per l'1-0 finale. Tre lustri senza battere la Juve, tre anni in meno rispetto all’ultima sconfitta juventina contro il Toro, ossia quell’altro club che, parafrasando James Bond “vive solo due volte” l’anno.

In tutte queste stagioni l’unica gioia viola negli scontri con i bianconeri arrivò da un successo contro la Juve di Ranieri: un 2-3 esterno - e anche quella volta in rimonta - altrettanto storico da rimandare gli statistici all’epoca in cui Roberto Baggio indossava la maglia viola. L’andamento della partita di oggi ha avuto dell’incredibile, ed è il motivo per il quale non mi sono neppure arrabbiato troppo. E, se devo confessarvela tutta, non sono neppure molto preoccupato dagli strascichi che questa sconfitta potrebbe avere. Perché fino al pareggio di Rossi si è vista la miglior Juve della stagione, e su questo non ho dubbi.

E’ stata una Juve perfetta in copertura, che non ha concesso nulla fino al pareggio, che aveva la partita in mano e poteva chiuderla con un punteggio più largo di quanto dicesse lo score al ventesimo della ripresa. Lo 0-2 stava stretto ad una squadra padrona del campo e che in più di un’occasione aveva rischiato di superare ancora Neto, ultimo baluardo di una Fiorentina mai pericolosa. Poi è arrivato il rigore, col furbacchione Mati Fernandez a tuffarsi a pesce e Rizzoli (vagamente casalingo, pessimo nella distribuzione dei cartellini, soprattutto quanto al metro di giudizio sul “colore”: vero Aquilani?) ad abboccare. Ma anche il penalty trasformato da Rossi sembrava un incidente di percorso, perché la Juve tornava ad alzare il baricentro e schiacciava la Fiorentina nella sua trequarti.

Finché non è accaduto il Fattaccio.

Il Fattaccio riguarda Gigi Buffon, oggi e non solo oggi alla conferma di quanto la sua condizione non sia al top. Già contro Lazio e Chievo (e mi fermo qui, sebbene per molti la "lista errori" sia meritevole di aggiunte) il portierone si era reso protagonista di interventi per così dire, “allarmanti”. A Firenze Gigi ha subìto un gol fotocopia di quello incassato da Alaba a Monaco durante la scorsa Champions League. Episodio brutto, ma brutto tanto, sintomo di una carenza di reattività preoccupante. Il problema Buffon mi pare il più evidente per giustificare le incertezze che questa difesa, un tempo impenetrabile, oggi sta invece riproponendo con una frequenza che ha dell’incredibile.

10 gol subìti in 8 partite, più i tre di Champions League da catalogare tutti alla voce regali e/o episodi sfortunati. Il tempo ci dirà quanto e a favore di quale variabile sarà il rapporto disattenzioni/fatalità. E’ altrettanto paradossale che oggi la Fiorentina meritasse la vittoria meno di quanto l'avesse meritata lo scorso anno (uno 0-0 nel quale la Juve non tirò mai in porta e subì i viola per 90 minuti), ma l’abbia trovata nell’occasione in cui, allo scoccare del quarto d’ora finale, cinque minuti di follia hanno ribaltato una gara fino a quel momento condotta in maniera impeccabile dagli uomini di Conte.

Il terzo e quarto gol viola sono figli di una frenesia che si instaura in chi non accetta di subire una rimonta immeritata ed entra in un black out completo, totale. Lasciare prima Joaquin solo a tu per tu con Buffon, e poi subire, a nove minuti più recupero dal termine, un contropiede tre contro due partito dal limite dell’area avversaria non è roba da Juventus. E’ per questo che tanti orrori commessi in questo periodo se da un lato suonano come campanello d'allarme per un problema che esiste, dall’altro non possono che essere frutto di un momento nel quale, non bisogna dimenticarlo, Tevez e soci hanno giocato 11 partite e ne hanno persa una sola. Quella di oggi.
Di conseguenza, anche alla luce di un calendario complicato sin dalle prime giornate - senza precedenti per una squadra campione d'Italia -, aspetterei prima di pubblicare i necrologi.

Piuttosto, mi auguro di rivedere con una certa frequenza la squadra vista nei primi 75 minuti di oggi. Poi, se abbiamo la certezza che la Roma da qui al prossimo maggio vincerà 28 partite e ne pareggerà due, beh… complimenti alla Roma già da oggi e pensiamo subito (20 ottobre 2013) all’estate del 2014. Con tutte le rifondazioni che i rumors (attendibili o meno, mi fanno solo ridere. Al 20 ottobre, ribadisco…) vorranno "sponsorizzare".