Llorente segna e i gufi si deprimono

Mi dispiace per Ilaria D'Amico, che nel prepartita aveva paragonato la Roma ammalata di "pareggite" alla prima Juve di Conte, anch'essa afflitta dallo stesso fastidio.
Tanto per dare speranze alla sua squadra del cuore.
Mi dispiace per il telecronista di Sky, impegnato a sottolineare l'urlo dei bambini (lo stesso che urlano i grandi) ad ogni rinvio di Brkic, e mi dispiace per l'evidente raammarico espresso a fine partita dal suddetto.
Tanto per trovare sempre qualcosa di negativo nel mondo bianconero.
Mi dispiace per i gufi, per quelli che si aspettavano la caduta della Juve, o un mezzo passo falso per mantenere viva un'attenzione che, anche se è presto per dichiarare il "no contest" in questo torneo, offre giornata dopo giornata l'impressione di assomigliare sempre più a quello dello scorso anno.
Tanto per non essere scaramantici ma semplicemente valutare oggettivamente le forze in campo.
Il gol del sempre più decisivo Llorente è arrivato al minuto novantuno di una partita combattuta, che all'inizio sembrava potesse diventare una formalità, vista la facilità con la quale la Juve arrivava al tiro attraverso manovre rapide e gradevoli.
Purtroppo la leziosità è uno dei limiti di questo gruppo che spesso si fa prendere dalla voglia di entrare in porta col pallone.
Non c'entra la defezione di Pirlo, perché dall'uscita del regista bresciano al calo di rendimento della squadra sono trascorsi almeno venti minuti.
Decisiva è stata la mancanza di precisione sotto porta nella fase iniziale, la crescita di un'Udinese sempre ben allenata, una squadra che sta tornando ad essere la stessa che negli anni scorsi ha conquistato piazzamenti di prestigio e, last but not least, un pizzico di stanchezza.
Ricordiamo che appena tre giorni fa la Juve aveva risolto una pratica spinosa che aveva richiesto un certo dispendio di energie, soprattutto nervose.
Si è rivisto Lichtsteiner e la sua voglia di incidere si è manifestata fino all'ultimo, fra un tiro insidioso col piede sbagliato e un assist involontario - sempre col piede sbagliato - per il gol da tre punti.
Si è vista una squadra che ha mostrato generosità fino alla fine: laddove la lucidità non era arrivata è arrivata la voglia, la fame che Conte predica sempre e che pare ancora intatta dopo due anni di abbuffate in territorio nazionale.
E' curioso che le partite che hanno coinvolto le prime tre in classifica si siano risolte alla fine: male per l'Inter, bene per la Juve, così così per la Roma, che mantiene l'imbattibilità ma perde terreno collezionando il quarto pareggio di fila.
Il dato su giallorossi e nerazzurri è significativo, perché si tratta di squadre non impegnate sul fronte europeo e che danno meno giocatori della Juventus alle Nazionali;  se dopo 14 giornate la classifica dice: Juventus a  più 3 sulla "favolosa" Roma dei record, più 10 sull'Inter "che pratica il gioco più spettacolare d'Italia e ha il miglior attacco" (cit. del suo allenatore, quello che tutti copiano...), vuol dire che questa Juventus è proprio forte.
Se a questo aggiungiamo un bottino minimo di sei punti di vantaggio sul Napoli - impegnato domani contro la Lazio, all'Olimpico -, un Napoli già visto (e strapazzato) due settimane fa dalle parti dello Juventus Stadium, direi che faccio fatica, con tutta la cautela del caso, ad aspettarmi chissà quali sorprese.
Anche perché la sorte avversa che nelle prime giornate si accaniva contro la Juventus (percentuale tiri subìti/gol incassati molto alta) ora sembra girare in favore dei bianconeri che, va detto, hanno ritrovato un Buffon degno del suo cognome dopo un inizio di stagione incerto e a tratti imbarazzante.
Bologna, Galatasaray, Sassuolo e Atalanta: il cammino da qui alla fine del 2013 presenta insidie ma non sembra proibitivo, mentre le inseguitrici dovranno affrontarsi fra loro (Roma-Fiorentina e Napoli-Inter: tutto nel giro di due giornate) e forzatamente si toglieranno dei punti.
Ribadisco quanto detto e scritto ad inizio stagione: tutto è in mano nostra, lo scudetto lo può perdere solo la Juve.