I gufi sperano, ma la Juve li zittisce

E’ bello vincere così.
E’ bello perché mentre la Roma seppelliva il Genoa l’attenzione del pubblico alla vaccinara era tutto per la partita di Cagliari.
Anche quello di chi dovrebbe dimostrarsi imparziale e si rivolge ad una fetta di abbonati (la più grande) di fede juventina.
Al gol di Pinilla il boato dell’Olimpico sembra festeggiare un gol della sua squadra, e la succursale di Roma Channel (Sky Sport 24, per intenderci) all’intervallo mostra con evidente compiacimento l’istante in cui appare il risultato sul tabellone dello stadio romano.
Sorrisini e segrete speranze che un primo tempo con alcune sofferenze juventine stavano legittimando.
E’ bello vincere così perché gli avversari dilagano e restano con gli occhi rivolti ai tabelloni – una volta si sarebbe detto: “con le orecchie attaccate alle radioline” - nell’attesa che i minuti passino e il risultato come minimo non cambi.
Immagino le reazioni di napoletani e romanisti al comparire di quel “CAGLIARI 1- JUVENTUS 2”, che nel giro di pochi minuti si aggiornava fino al definitivo “CAGLIARI 1- JUVENTUS 4”.
Sono mazzate, credetemi, e agli avversari possiamo dire solo: riprovateci da domenica prossima.
La Juve ha giocato una buona gara, contro un avversario che aveva fermato la Roma all’Olimpico e il Napoli al Sant’Elia.
Un passaggio a vuoto nella fase centrale del primo tempo (il gol dei sardi e altre due opportunità offerte a Conti e Dessena) e per il resto una partita in controllo, senza alzare troppo i ritmi ma giocando costantemente nella metà campo avversaria, affondando al momento opportuno.
Lichtsteiner determinante, nei due gol segnati da Llorente (e fanno 7 in campionato, di cui 6 nelle ultime 8 giornate) e aggressivo il giusto nel trovare il gol che sigilla il punteggio, alla maniera dei tempi migliori.
E’ mancato tanto il vero Lichtsteiner, infortunato nella fase cruciale della prima parte della stagione, specialmente per quel che riguarda la versione europea della squadra.
Il temperamento dello svizzero, la sua bravura negli inserimenti e l’affiatamento ormai consolidato con Vidal: ecco alcuni dei segreti di questa Juventus da record, all’undicesima vittoria consecutiva (record storico) e arrivata al giro di boa con 52 punti (record eguagliato: Juve di Capello 2005/06).
Altro protagonista di giornata è Fernando Llorente, autore di altri due gol determinanti e di una serie di giocate intelligenti, un progresso enorme rispetto ai centravanti juventini del recente passato.
La fisicità del basco è sicuramente un fattore, ma non è la sua dote peculiare, che resta la capacità di smistare la palla per i compagni con proprietà di palleggio.
Per chiarirci, il ragazzo riesce ad avere un’altissima percentuale di giocate utili, come e più di Carlos Tevez, che si intende a meraviglia con l’ex idolo del "San Mamés" ma, nell’occasione odierna, in maniera meno efficace del solito.
L’impressione è che dovremo rivedere la massima secondo la quale il gioco di Conte penalizza le punte, optando per una verità un pochino più razionale, e cioè se gli attaccanti (Tevez e Llorente: 18 gol in due a metà campionato) sono di alto livello, diventano il valore aggiunto di una squadra che ha mantenuto le vecchie sane abitudini di mandare in gol un altissimo numero di uomini.
Con Lichtsteiner e Marchisio siamo a quota 12 in stagione, e sono felice che il gol spacca-risultato sia stato opera del Principino.
Marchisio è partito ancora una volta dalla panchina, retrocesso a quarta scelta di centrocampo da Conte, ma l'ingresso del numero 8 ha cambiato il ritmo della partita.
Chiamato a fare le veci di Pirlo, Marchisio ha aggiunto maggior dinamismo riuscendo a proporsi più del bresciano dietro la linea del pressing che Pinilla, Cossu e Ibarbo portavano sui difensori bianconeri.
Una risorsa importante per un gruppo che in questo campionato sta crescendo ancora, relegando i numeri delle inseguitrici, definite "straordinarie", a semplici riferimenti statistici buoni per aggiornare gli effimeri primati delle loro società.