Juve-Parma ’00: la prima pietra di Calciopoli.

La partita col Parma del 7 maggio 2000, vinta con sofferenza dalla Juve di Ancelotti per 1-0, avrebbe dovuto essere l’ultimo grande ostacolo verso lo scudetto numero 26 della propria storia: sarebbe stato invece l’incontro che avrebbe dato luogo a polemiche e allusioni, culminate una settimana dopo nella piscina di Perugia, ma non solo. Sette anni dopo infatti, quell’incontro sarebbe apparso nel documento di chiusura delle indagini di Calciopoli: al tempo di Juve-Parma infatti, secondo i Pm Narducci e Beatrice,  era già operante un’associazione con l’obiettivo di alterare i campionati di Serie A. Secondo i due Pm, fu solo il clamore mediatico di quella partita a compromettere gli accordi illeciti già stabiliti per garantire alla Juventus di Moggi la vittoria finale.

A prescindere dalle semplici e “pure” considerazioni dei due pm, mai suffragate da alcuna investigazione in tal senso, il campionato 99-’00 fu uno dei più avvincenti che si ricordi.  Juve e Lazio diedero vita ad un duello scudetto già a partire dalla sesta giornata, alternandosi alla vetta della classifica. Per i nostri sembrava fatta quando a otto giornate dalla fine i punti di vantaggio sulla Lazio erano nove; ma le due successive sconfitte con Milan e Lazio stessa avevano rimesso in corsa i biancocelesti. Tuttavia un pareggio a Firenze permise alla Juve di portarsi a  +5 a quattro giornate dalla fine. I nostri però avevano ormai il fiato corto soprattutto a causa della partecipazione all’Intertoto e caddero anche 2-0 a Verona, vedendo così riavvicinarsi la Lazio a -2.

Si arrivò così alla penultima giornata quando la Juve ospitò un Parma in cerca di punti per la zona Champions League, un Parma che non riusciva a battere al “Delle Alpi” da quattro anni. Ancelotti si affidò ai suoi uomini migliori: Zidane, Del Piero, Inzaghi davanti (anche se critica e parte dei tifosi invocavano un Kovacevic già risolutore a Bologna e a Milano contro l’Inter) e all’esperienza di Ferrara e Conte, mandando così in panchina Tudor e Zambrotta. Il Parma di Malesani invece si affidò alla coppia gol Amoruso-Crespo , assistiti da Benarrivo e Fuser sulle fasce, oltre che alla collaudatissima coppia di centrali Thuram-Cannavaro davanti a Buffon.

I primi 35 minuti del match andarono via senza nemmeno un tiro in porta: il Parma si era ritirato nella sua trequarti, cercando qualche contropiede con le sue punte, ma Montero e Ferrara facevano buona guardia;  la Juve invece faticava a costruire una qualsivoglia trama offensiva, anche se la buona volontà generale non mancava. La squadra era palesemente sottotono e nemmeno Zidane e Del Piero, gli uomini di maggior qualità, riuscivano con a scuotere l’inerzia del match qualche giocata delle loro; anzi, proprio loro due sembravano essere quelli maggiormente imprecisi. Al 37’ ci pensò Conte a mettere in difficoltà Buffon, mentre un minuto dopo fu Fuser a salvare sulla linea di porta un colpo di testa di Montero. Il Parma, a cui il pari faceva tutto sommato comodo, ebbe una grande occasione con Amoroso al 41’, ma il brasiliano perse l’attimo giusto e si fece recuperare da un superlativo Montero.

La svolta del match arrivò al 60’: su una palla persa da Sartor partì il contropiede bianconero; palla a Pessotto che arrivò sul fondo per poi crossare verso Del Piero che di testa mandava il pallone in rete. Era quello il gol più atteso da tutti, visto che Pinturicchio, durante tutto il suo primo campionato post-infortunio, aveva segnato solo su rigore. Con il passare dei minuti il ricordo della gara d’andata in cui il Parma, in nove uomini, aveva ricuperato il risultato con un gol di Crespo (in fuorigioco, ma questo è un dettaglio che nessuno ricorda) suggeriva melina e prudenza. Poi al 91’ il “fattaccio”: calcio d’angolo inesistente assegnato al Parma che con Cannavaro raggiunse il più immeritato dei pareggi, che venne però vanificato dal fischio di De Santis.

Il Parma in campo protestò poco, mentre fuori lo avrebbero fatto giocatori, dirigenti e tifosi laziali, fino ad arrivare agli scontri sotto la sede della Figc.Capitan Conte, nelle interviste post-gara, a chi gli chiedeva del gol annullato a Cannavaro ironizzava con un amaro sorriso sulla vittoria della Lazio a Bologna: ”Ho visto che la Lazio ha faticato molto a vincere oggi, quasi come noi". Prima di lasciarsi andare ad un pensiero sull’ultima di campionato: “Che la gara di Verona serva da lezione. Al Curi ci sarà da soffrire come e più che al Bentegodi. Non dovremo partire con l’idea di affrontare una squadra senza stimoli, perché già salva”. Una previsione che, purtroppo, si sarebbe ben concretizzata nel modo che tutti conosciamo.