Juventus Stadium: quando le dimensioni non contano

Le dimensioni del nuovo stadio della Juventus sono state oggetto di accalorate discussioni fin dal primo giorno in cui fu ne reso noto il progetto, ai tempi di Antonio Giraudo. Noi stessi avevamo affrontato l'argomento con un esauriente articolo un paio di anni fa: "Quanto vale lo stadio Ju29ro?"

Come i lettori ricordano, il vecchio “Delle Alpi” era un enorme catino di circa 70mila posti, molti dei quali con pessima visibilità, ma soprattutto un impianto inospitale e scomodo, oltre che carente nei servizi essenziali. In poco più di vent’anni le volte in cui è stato visto esaurito si sono contate sulle dita di una sola mano. Per questo motivo, fin dal primo momento in cui Giraudo cominciò a pensare ad un nuovo stadio di proprietà, fu chiaro che la capienza doveva essere drasticamente ridotta per diversi motivi. Innanzitutto per le potenzialità di una città come Torino, con due squadre molto seguite. E poi anche in virtù del fatto che la Juventus è una squadra con un bacino di tifosi poco concentrato sul territorio piemontese, ma polverizzato in tutta Italia e anche all’estero. Fu altresì stabilito che la capienza del nuovo stadio dovesse tendere a quella “media” storica che era ormai consolidata e correlata ad una Juventus competitiva. Questo numero era, ed è, tra i 40mila e i 50mila posti. Altro dato di cui si è tenuto conto è la media-spettatori del 2004/2005, campionato stravinto con squadra fortissima, che fu di circa 27.000 spettatori. 

Si scelse quindi di fare uno stadio che, al di là dei servizi esclusivi e delle aree extralusso, avrebbe dovuto creare una serie di conseguenze sulla dinamica della biglietteria. In primo luogo un effetto “rarità” dovuto al fatto che il 70% dei posti è venduto in abbonamento. Poi un effetto di lievitazione dei prezzi, e quindi dei ricavi, proprio in considerazione di quanto detto al punto precedente. Ma non basta. L’oggettiva difficoltà di procurarsi un abbonamento avrà come conseguenza probabile, nei prossimi anni, l’istituzione delle “liste d’attesa” che, se possono essere considerate una novità per il calcio italiano, sono invece un meccanismo consolidato all’estero. Tutti fattori che puntavano e puntano a far diventare l’accesso allo Juventus Stadium effettivamente un momento di privilegio, e di conseguenza a giustificare eventualmente anche prezzi più alti, in virtù non solo di una visibilità sempre perfetta, ma anche di servizi sempre più personalizzati e coinvolgenti, e soprattutto in risposta al criterio di “esclusività” per cui l’accesso allo stadio, specialmente da abbonati, possa diventare una specie di status symbol.

E’ evidente che questo percorso logico potrebbe far storcere il naso a qualche tifoso, ma noi tutti non dobbiamo dimenticare che la Juventus è una squadra di calcio ma anche una società commerciale e che per questo motivo deve pianificare le sue strategie più con la testa che con il cuore. E’ chiaro che quanto descritto nel capoverso precedente non poteva essere indotto da uno stadio troppo grande che avrebbe offerto sempre un buon numero di posti liberi, magari con visibilità pessima, e che oggettivamente sarebbe stato riempito solo ogni morte di papa.

Qualcuno obietta che il nuovo stadio andava fatto di almeno 50/60 mila posti. In pratica i sostenitori di questa idea affermano che bisognava aggiungere un terzo anello con almeno 10/20 mila posti in più rispetto alla situazione attuale. L’osservazione può inizialmente sembrare giusta, ma ad una più attenta analisi rivela tutta la sua superficialità. Un terzo anello avrebbe ovviamente avuto un impatto sui costi di realizzazione e di gestione discretamente elevato. Potrei ipotizzare maggiori costi  di almeno il 30/40%, ma non me la sento di scrivere cifre perché, non essendo ingegnere né geometra, non conosco le difficoltà tecniche per la realizzazione di un terzo anello e per la realizzazione di una copertura più ampia. Posso e voglio invece focalizzarmi sugli eventuali ricavi che uno stadio da 60mila posti avrebbe potuto assicurare.

Nella stagione 2012/2013 lo Stadium con 42mila posti ha incassato poco meno di 40 milioni di euro, 38 milioni per la precisione. Ventimila posti in più, in un terzo anello, quanto potrebbero aggiungere a questo conteggio? Si tenga conto che un ipotetico terzo anello è un luogo dove la visibilità sarebbe molto sacrificata e non all’altezza del primo e del secondo anello. Già oggi le file più lontane del secondo anello sono quelle dove si vede peggio. E’ chiaro quindi che il valore commerciale di 20mila posti in più su un terzo anello dovrebbe essere ragionevolmente più basso del secondo anello. Io direi che si potrebbe ipotizzare un prezzo “medio”, per gli abbonamenti del terzo anello, compreso tra i 400 e i 500 euro. Il calcolo è presto fatto. Il terzo anello, nell’ipotesi teorica che fosse tutto venduto, porterebbe ricavi aggiuntivi tra gli 8 e i 10 milioni all’anno.  Una cifra che sul 2012/2013 equivale al 3,5% circa dei ricavi complessivi, che non è da disdegnare, ma che di sicuro non risolverebbe il problema di competitività economica della Juventus nei confronti delle altre big europee.

Ecco dunque perché la dimensione dello stadio è un falso problema. Per colmare il gap economico verso le altre grandi d’Europa la Juventus deve quindi perseguire altre strade. Quali siano queste strade sarà oggetto di discussione nei prossimi mesi e mi ripropongo di tornarci su tra qualche settimana, immediatamente dopo l’Assemblea degli Azionisti. Ma il recente intervento del Presidente Agnelli mi tranquillizza, nella misura in cui la maggior parte dei media si è focalizzato sul dito della ipotetica cessione di Pogba anziché osservare la Luna della svolta epocale che ha invocato per il nostro calcio.

Ma forse in fondo è meglio così. I grandi cambiamenti, per essere tali, devono sempre cominciare senza che il popolo capisca un granché.