Le SIM svizzere: un rebus ancora tutto da decifrare

intercettazioniSecondo la testimonianza resa lo scorso 30 giugno da Giancarlo Bertolini, dipendente Juve, Luciano Moggi decise per la prima volta di procurarsi delle schede svizzere nel giugno del 2004, un giorno in cui, nella sede di corso Galfer a Torino, lo chiamò e gli chiese di comprare una decina di SIM dello stesso tipo di una che gli mostrò in quell’occasione e che Bertolini, per non sbagliare, fotocopiò. Moggi specificò solo che non dovevano essere intestate.
La scelta del centro Motorola di Chiasso fu, a detta di Bertolini, casuale. Fu lui a scegliere Chiasso per sua comodità, fermandosi al primo negozio che lo colpì, e cioè il centro di telefonia gestito da Teodosio De Cillis. Da quel giugno 2004, per un anno e mezzo, Bertolini tornò in quel negozio altre 7 o 8 volte, in un caso in compagnia di Moggi, che gli aveva espresso il desiderio di conoscere il venditore, dato che stavano andando a Milano ed erano sulla strada.
Quanto ai dettagli sul come il commerciante di Chiasso risolveva il problema della non intestazione della scheda e su quale fosse il gestore di telefonia, Bertolini non se ne interessava. Ricorda solo che una volta De Cillis gli disse di avvertire Moggi che era cambiato il gestore.
Le spese per queste Sim erano regolarmente pagate dall’amministrazione della Juve (tranne la prima volta, in cui Moggi gli diede i soldi personalmente) e corrispondevano al valore del prodotto, senza sconti o “incentivi”.
Tutto regolare, insomma. D’altronde, come ha ricordato il giudice Casoria, acquistare Sim straniere non è reato.

Sempre il 30 giugno, con la testimonianza dello stesso Teodosio de Cillis si è entrati più nel dettaglio degli acquisti effettuati, anche se il teste ha ripetutamente lamentato l’impossibilità di ricordare, a distanza di tempo, numeri di telefono, date, quantità. Gli avvocati difensori l’hanno molto incalzato per capire in che modo, nel 2006, sull’onda dello scandalo, fu indotto a presentarsi a deporre dai Carabinieri. Ai tempi si era detto che lo fece spontaneamente, in realtà in aula si è capito che venne indotto a farlo dalle pressioni degli inquirenti stessi. La prima deposizione avvenne addirittura alle 22.40 del 27 maggio presso i Carabinieri di Como, dopo che De Cillis venne informato che il nome del padre (intestatario di alcune delle SIM incriminate) e del fratello (gestore di un hotel di Cernobbio noto agli addetti ai lavori del calcio) erano finiti su Internet, e che stava uscendo un articolo su di loro sulla Provincia di Como.
In seguito venne poi sentito anche dai Carabinieri di Via In Selci di Roma, titolari dell'inchiesta. Più volte l'avvocato Prioreschi ha cercato di capire le modalità di questi contatti, ma tra contraddizioni e "non ricordo" sembra che avvennero solo via telefono o fax.

Comunque, a causa delle frequenti difficoltà mnemoniche del teste, dovute al tempo trascorso rispetto ai fatti contestati, non si è ben capito quali fossero le SIM con sicurezza utilizzate da Moggi. Probabilmente saranno più precisi gli inquirenti, la cui deposizione è prevista per il prossimo 10 luglio.
Con certezza si è stabilito che le SIM fatte comprare da Moggi nel periodo 2004-06 erano di due gestori: la Sunrise svizzera e la Ring Mobile del Liechtenstein.
SIM svizzere Sunrise: E' il gestore utilizzato nel periodo giugno 2004 (primo acquisto di Sunrise) - giugno 2005 (primo acquisto di Ring Mobile). Non si è ben capito quante schede vennero acquistate la prima volta, in quel giugno 2004. De Cillis dice 3 o 4 intestate al padre, perché per la legge svizzera, gli pare di ricordare, una sola persona non se ne potrebbe intestare più di 5. Poi però salta fuori un elenco di 9 SIM (che calzerebbe col racconto di Bertolini), di cui gli avvocati di Moggi faticano a farsi raccontare l'autore, se i Carabinieri o lo stesso De Cillis. Parrebbe quest'ultimo, il quale però non si ricorda nemmeno se vennero vendute tutte insieme o in momenti diversi, e soprattutto se erano state intestate tutte al padre. Quel che è certo è che le Sunrise dovevano essere intestate a una persona e che De Cillis, per accontentare la richiesta di riservatezza del suo cliente, decise di usare i dati anagrafici di suo padre Arturo.
Dopo quel primo acquisto del giugno 2004, secondo il verbale reso ai Carabinieri di via In Selci il 7 giugno 2006 (in aula il commerciante non si ricordava più nulla), De Cillis ne avrebbe vendute a Bertolini altre 5 il 14 gennaio 2005 (ma non ricorda a chi le intestò) e altre 7 l’11 febbraio 2005 (anche qui, non si sa a chi intestate).
SIM del Liechtestein Ring Mobile: La particolarità di queste schede stava, come raccontato da De Cillis, nel fatto che potevano essere vendute senza chiedere i dati anagrafici al cliente, solo con una generica intestazione del negozio. La procedura prevedeva che l’intestazione dell’utente avvenisse entro 14 giorni da parte dell’acquirente, ma in realtà poi nessuno lo faceva e la scheda continuava a funzionare lo stesso. Anche in questo caso, De Cillis non ricorda quante e quando ne vendette a Bertolini. Nel verbale della deposizione che rese ai Carabinieri nel giugno 2006, il commerciante ticinese fornì delle date: 27-6-05, 19-7-05, 29-7-05, 11-11-05, 3-3-06, 13-3-06. Per ogni data, ci sarebbero anche i pezzi venduti a Bertolini, tra Sim e ricariche. Quel che si è capito è che quando a suo tempo sui giornali si parlò di 385 Sim del Liechtenstein sotto indagine, in realtà ci si riferiva al numero totale di SIM della Ring Mobile vendute nel negozio di De Cillis in quel periodo e il cui elenco venne fornito ai Carabinieri. Fra di esse, solo alcune vennero in effetti fatte comprare da Moggi (sarebbero una quarantina nell'arco di un anno).
Quella delle SIM del Liechtestein sembra però una questione ormai poco rilevante, usata per aggiungere colore all'accusa, dato che riguarda un periodo successivo al campionato 2004-05 (il primo acquisto sarebbe della fine giugno del 2005) e, soprattutto, sembra molto difficile individuare a posteriori quali schede vennero fatte acquistare da Moggi, dato che non vennero tracciate dal venditore.
Piuttosto, tirando le somme per quanto riguarda le SIM svizzere, anche dando per scontate le 9 acquistate nel giugno 2004 (numero che sembrerebbe confermato da Bertolini, che ha parlato di una decina di schede, ma non dalla labile memoria di De Cillis), in seguito ne sarebbero state acquistate 5 nel gennaio 2005 e 7 nel febbraio 2005. Dunque, 21 in tutto.
Fa pensare il dato dell'acquisto del febbraio 2005, e cioè allorché Moggi si accorse di aver "bruciato" il suo numero svizzero a causa dell'errore di Bergamo che lo chiamò da casa. Se è vero che questo fatto lo spinse a cambiare i numeri della sua "rete" (evento confermato dalla testimonianza di Romeo Paparesta, che disse che nel febbraio 2005 Moggi gli diede un nuovo telefonino con un nuovo numero), non si può non rilevare che De Cillis abbia testimoniato che di schede nuove, in quel febbraio, a Bertolini ne vendette solo 7. E per arrivare a 7 utenti facciam presto: Moggi, Fabiani, Romeo Paparesta, Bergamo, e siamo già a 4. Ne avanzano solo 3. Ma tutti quegli arbitri di cui si è parlato? Non ne facevano parte anche loro?

Dal controesame dei difensori, sono poi usciti alcuni retroscena molto interessanti sulla clientela di quel negozio di telefonia. Pare che fosse frequentato anche da dirigenti di serie A. In particolare, De Cillis ha fatto il nome di Marco Branca, ds dell’Inter, e anche del fratello di Moratti. I legali della difesa l’hanno così incalzato per approfondire questa singolare coincidenza, facendo anche innervosire il venditore, che è sembrato molto allarmato per il fatto di aver chiamato in causa i dirigenti nerazzurri.

Per ora, comunque, la questione delle SIM svizzere resta un rebus ancora tutto da decifrare, e francamente non si è ben capito quali siano le basi della teoria degli inquirenti sulla rete telefonica comprensiva di arbitri che avrebbe condizionato il campionato. L’avvocato Morescanti, legale di Fabiani, ha chiesto a De Cillis di verificare due numeri della Sunrise, per capire se fossero nell’elenco delle utenze intestate al padre, ma il venditore non li ha trovati.
Nelle prossime udienze forse capiremo di più.