Calciopoli: chieste le condanne, ma è crollato il castello accusatorio

aula_napoliIl processo penale di primo grado che si sta svolgendo a Napoli potrebbe finire tra fine luglio e settembre. Nelle scorse udienze i PM Narducci e Capuano hanno esposto le requisitorie. Sono stati chiesti: 5 anni e 8 mesi di carcere per l'ex dg della Juve Luciano Moggi, 5 anni per l'ex designatore arbitrale Paolo Bergamo, 4 anni e 6 mesi per l'altro ex designatore Pierluigi Pairetto, 3 per l'ex arbitro Massimo De Santis, 1 anno e 10 mesi per Andrea Della Valle, 2 anni per Diego Della Valle, 1 anno e 6 mesi per Leonardo Meani, 1 anno e 10 mesi per il presidente della Lazio Claudio Lotito, 2 anni e 2 mesi per l'arbitro Salvatore Racalbuto, 1 anno per Pasquale Rodomonti, 2 anni e 4 mesi per Paolo Bertini, 1 anno e 8 mesi per Antonio Dattilo, 1 anno e 8 mesi per l’ad della Fiorentina Sandro Mencucci, 4 anni e 6 mesi sia per l'ex vice presidente federale Innocenzo Mazzini, 4 anni e 6 mesi per l'ex ds del Messina Mariano Fabiani, 2 anni per il Presidente della Reggina Pasquale Foti. Presto sentiremo le arringhe delle parti civili e dei difensori degli imputati.
Testimoni e prove - Durante tutti questi mesi, il teorema accusatorio si è sfaldato sotto il peso delle testimonianze rese in aula e delle prove raccolte. Le statistiche (medie punti, ammonizioni arbitraggi, ecc), confermano le tesi sostenute dalle difese. Alcuni grandi accusatori di Moggi hanno perso la loro credibilità, fornendo più versioni discordanti degli stessi fatti, o fornendo versioni inattendibili. L’ex arbitro Danilo Nucini ha candidamente ammesso di aver intrattenuto rapporti molto stretti con Giacinto Facchetti (molte telefonate e incontri riservati), quando ancora era un arbitro in attività e che sono stati organizzati in suo favore dei colloqui di lavoro. Altri testimoni hanno raccontato semplicemente di aver ascoltato e creduto a voci di corridoio o riportate dai quotidiani sportivi. Non sono stati provati passaggi di denaro, non sono state trovate partite truccate né vantaggi arbitrali predeterminati in favore della Juventus. Caduta miseramente anche la teoria del sorteggio “truccato”, perché veniva svolto sotto l'occhio attento dei notai e con la collaborazione di giornalisti che cambiavano di volta in volta. Addirittura, fatto raro nei tribunali Italiani, le difese degli imputati hanno rinunciato ai loro testimoni, per velocizzare il processo e perché non erano utili a smontare teorie accusatorie che si erano già smontate da sole.
Le schede svizzere - L’ultima possibilità per provare che esisteva la “cupola” era quella delle schede telefoniche svizzere che Moggi, secondo i PM, “avrebbe” dato agli arbitri per impostare gli arbitraggi a suo piacimento. Altro buco nell’acqua. Negli ultimi anni hanno furoreggiato le intercettazioni pubblicate sui giornali riguardo a diverse vicende del panorama economico-politico italiano (D’Alema, Fassino, Fazio, Consorte, Fiorani, Ricucci, ecc), e negli anni precedenti a Calciopoli sottobanco c’era lo scandalo Telecom sullo spionaggio, esploso poi proprio nell’estate 2006. Evidentemente nel mondo del calcio erano in molti a temere che le proprie conversazioni telefoniche potessero essere ascoltate da terzi, e da qui nasce forse la ricerca dell’ausilio delle suddette schede. Un testimone ha affermato di aver effettivamente venduto a Moggi alcune schede estere, ma ha precisato che ne aveva vendute anche a dirigenti di altri club, e poi gli è scappato il nome di Branca, dirigente dell’Inter. Altro operatore del calciomercato. Non solo non è un reato utilizzare una scheda estera, ma per anni ci è stata venduta l’idea che le schede estere non sono intercettabili, mentre un perito in aula ha affermato che le schede estere sono intercettabili come tutte le altre. Perché allora non sono state intercettate? Ergo, nessuno saprà mai cosa si dicevano in quei dialoghi le persone che utilizzavano quelle schede, e non si sa chi esse siano. Non si è nemmeno sicuri che si trattasse di arbitri, anzi. Gli “specchietti” realizzati dai Carabinieri, con i diversi luoghi delle partite e gli spostamenti degli arbitri, raffrontati con le schede attive sulle diverse celle, sono pieni zeppi di errori e del tutto inattendibili. Basti dire che si tratta di un lavoro fatto a mano, su fogli di carta, per migliaia e migliaia di dati ed elementi da confrontare. Addirittura in qualche caso è provata e certificata, con tanto di documenti, la presenza fisica di un arbitro in un luogo completamente diverso dal luogo in cui sarebbe stata in quel momento la scheda a lui attribuita che ha attivato la “cella” (emblematico il caso De Santis). Insomma, un pasticcio colossale.
Le telefonate degli altri club – Nel 2008, durante il processo, il PM Narducci ha affermato: “piaccia o non piaccia agli imputati, non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...”. Ma Moggi, grande mattatore dello show, nel 2010 ha deciso di spendere alcune decine di migliaia di euro per accedere ai dvd con tutte le telefonate intercettate dalla Procura, comprese quelle che mai nessuno aveva ascoltato, ed è venuto fuori il finimondo. Telefonate di dirigenti di altri club ce n’erano a iosa. Va detto che i rapporti con i designatori erano consentiti dal regolamento e stimolati dalla Federazione, per evitare le solite polemiche sui giornali in caso di clamorosi errori arbitrali. Ma mentre nelle telefonate di Moggi c’è tanta millanteria e parecchie chiacchiere, ossia nulla per ipotizzare un qualsivoglia reato, nelle telefonate degli altri club ci sono moltissimi dialoghi agghiaccianti. In particolare alcuni intercorsi con chi va sul campo, ossia arbitri e non designatori. Le squadre coinvolte nella nuova ondata delle intercettazioni ritrovate sono principalmente Inter e Milan, ma anche tanti altri club. In alcuni di quei dialoghi vi sono anche elementi di segno contrario all’ipotetica colpevolezza di Moggi. Però non sembra che tutto ciò interessi ai PM, come evidentemente non interessava durante le indagini. Le requisitorie raccontano la stessa teoria accusatoria del 2006, come se nulla fosse successo in questi anni di processo. Un’arrampicata sugli specchi.
La ricusazione - Non sono mancati neanche i colpi di scena negli ultimi mesi, con la terza istanza di ricusazione del giudice, dottoressa Casoria, proposta dai PM. Un fatto molto inusuale, perché nei processi di solito sono gli avvocati difensori che hanno interesse a ricusare il giudice. Le istanze sono state tre in tutto, due dei PM e una delle parti civili, praticamente un record nella storia della Repubblica. A giorni la decisione su quest’ultima. L’impressione è che i PM abbiano paura dell’esito finale, ma la teoria accusatoria è crollata al di là della sentenza che verrà scritta, che potrà essere, a questo punto, solo una cartina tornasole per testare il funzionamento del nostro sistema giudiziario. Infatti l’eventuale condanna di Moggi sarebbe solo l’ennesimo pasticcio.
La giustizia sportiva – Per gli aspetti strettamente legati al calcio, è doveroso sottolineare l’imbarazzo della F.I.G.C., soprattutto a seguito della presentazione dell’esposto della Juventus, oltre un anno fa, circa la parità di trattamento e la revoca dello scudetto assegnato ingiustamente all’Inter. Il Presidente Agnelli recentemente sulla Federazione ha detto che "se ci mette più di un anno per rispondere al nostro esposto, è perché qualcuno ha la coscienza sporca". Ma il Presidente Abete ha garantito che la decisione arriverà presto. Sempre sul fronte sportivo, il CONI ha chiesto chiarezza alla Federazione, mentre Moggi e Giraudo stanno combattendo per evitare la radiazione. I tifosi Juventini, invece, al di là delle reali intenzioni di Agnelli ed Elkann, vogliono la revisione del processo sportivo del 2006. Sarà un’estate calda…

(Articolo pubblicato nel n° 394 del 03-06-2011 di Stadio Goal)