Un’atmosfera diversa

scudettoSono proprio sfortunato. Sono tornato a Lucca dall’Australia per soli dieci giorni, giusto in tempo per vivere un evento atteso da 45 anni… la celebrazione della vittoria di una Coppa dei Campioni da parte dell’Inter.
Sono andato al cinema sabato sera, avevo voglia di un bel film italiano, ma all’uscita mi sono imbattuto nelle code dei caroselli di tifosi nerazzurri che festeggiavano la vittoria della Coppa dalle Grandi orecchie.
Non ho potuto fare a meno di pensare alla diversa atmosfera e alla differenza nello stato d’animo dei tifosi con quella domenica di maggio del 2006, quando al San Nicola di Bari la Juventus, battendo la Reggina per due a zero, si aggiudicò il 29° scudetto.
Quel giorno pochi festeggiarono, perché quasi tutti avevano capito che era già tutto deciso, si trattava solo di mettere su il teatrino del processo sportivo e continuare a alimentare la gogna mediatica iniziata pochi giorni prima; ma i destini di quello scudetto e della Juventus erano segnati.
Nei giorni immediatamente precedenti quel 14 maggio 2006, alcune intercettazioni tra Moggi e Giraudo e tra gli stessi e altri personaggi del mondo del calcio (tra cui i designatori arbitrali) erano state pubblicate sui giornali, accompagnate da giudizi fortemente colpevolisti. Una delle telefonate considerate più gravi è quella della famosa "grigliata" tra Bergamo e Moggi". Il giornale sportivo attuale partner commerciale dell’Inter si affannava a spiegare ai lettori che era necessario agire in tempi rapidi e comminare punizioni esemplari per comunicare all'UEFA la lista delle squadre partecipanti alle competizioni europee dell’anno successivo, le televisioni riprendevano e amplificavano il tutto con grande zelo; alle notizie sullo scandalo del calcio veniva dato risalto simile alle votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica in corso in quegli stessi giorni.
I dirigenti della Juventus erano stati scaricati in diretta TV dal giovane Elkann, il presidente della Federazione Carraro era stato costretto alle dimissioni, Moggi visibilmente commosso si era dimesso da DG della Juventus durante la celebre intervista successiva all’aggiudicazione dello scudetto (quella del “mi hanno rubato l’anima”).
Nelle settimane scorse, grazie al lavoro del collegio difensivo di Moggi per il processo in corso a Napoli, sono venute alla luce intercettazioni simili, ma secondo noi assai più compromettenti, a quelle che originarono la campagna del Maggio 2006, che questa volta vedevano protagonista l’allora presidente dell’Inter Giacinto Facchetti; ascoltale qui: Facchetti-Mazzei niente sorteggio, Facchetti-Bergamo 4-4-4. E allora probabilmente vi chiederete perché i tifosi dell’Inter hanno festeggiato per una notte intera, seguiti da Sky in diretta TV, con una così grave minaccia pendente sulla testa della loro squadra.

Hanno festeggiato beatamente perché chi governa il calcio e chi lo racconta sui giornali hanno fatto capire loro che possono stare tranquilli. Il presidente federale Abete nei giorni scorsi ha fatto sapere che questa volta non c’è furia da parte dell’UEFA (Platini dovrebbe spiegare il perché nel 2006 si doveva fare presto e ora si può procedere con calma) e si è fatto immortalare in tribuna a Madrid mentre abbracciava il presidente dell’Inter. Le televisioni e i giornali minimizzano le nuove intercettazioni (quando proprio non possono ignorarle) e si affannano a tranquillizzare i tifosi nerazzurri che non si corrono rischi perché è tutto prescritto; anche penne che si dicono juventine celebrano il successo di Madrid ed esaltano il ruolo del presidente famoso fino al 2006 per spendere soldi a vanvera. Scrive Roberto Beccantini su “La Stampa”, il giornale della famiglia Agnelli:

“Il calcio ci ha abituato a una marea di luoghi comuni, ma il trofeo che «passa» idealmente da papà Angelo al figlio Massimo non lo è: è un filo forte come i tutti i sentimenti che la passione difende dalla troppa ombra e dal troppo sole”.
Non c’è niente da dire, fanno bene a festeggiare, si sentono in una botte di ferro, la storia la scrivono i vincitori, al momento la storia la scrivono loro.
Noi però non molliamo, ci aspettiamo che Andrea Agnelli abbia capito che, a dispetto dei messaggi di Montezemolo, senza chiarezza sul passato per la sua Juve non c'è futuro, e allora forse il finale della storia potrà essere riscritto.