Neuro 2012, 2016....

stadioMi sembra ieri quando Urbano Cairo sfilava con indosso la t-shirt "Gobbi cucù lo stadio non c'è più". La UEFA, per gli europei 2012, ci aveva appena preferito la versione congiunta di Polonia e Ucraina, e all'inventore di Raffaele Ciuccariello non sembrava vero di veder sfumare i probabilissimi finanziamenti facili per il rinnovamento del parco stadi italiano ai quali avrebbero avuto accesso, verosimilmente, anche gli odiati rivali cittadini.
Più che la UEFA, a far abortire le mamme delle ruspe del nuovo Delle Alpi furono poi le sentenze di Calciopoli e la conseguente revisione delle priorità che lo scatafascio bianconero rese necessaria.
Oggi, al secondo tentativo dello sgommante carrozzone bianco rosso e verde di ospitare la kermesse continentale, versione 2016, la UEFA ha evidentemente capito che la musica, qui da noi, è cambiata, che i campioni del Mondo in carica nonché freschi campioni d'Europa per club sono finalmente maturi per fare da vetrina a un evento di lusso come gli europei, e hanno deciso: Euro 2016 se li cucca la Francia.
Oltre che provinciale a livelli penosi, se dicessi che la notizia mi ha messo di buon umore, sarei bugiardo. Non sono affatto di buon umore, sto proprio godendo e scoppiettando come un Alka-Seltzer nello stomaco di Giampiero Galeazzi. Innanzitutto perché il granata che c'è in me - ma anche il giallorosso, il viola, il nerazzurro, il rossonero, il blucerchiato, il rossoblu, il rosanero, il biancazzurro, e così via fino alla Nazionale cantanti - non può che rallegrarsi del mancato porcaio che, oggi come sei anni fa, avrebbe aperto i rubinetti dei soldi che non abbiamo per rinnovare o rifare gli obbrobri partoriti nel 1990 dalla sapiente gestione mundial di Luca Cordero di Montezemolo. Poi, perché mi sembra di sentirli gli esauriti di qualche mese fa a San Siro, quelli che "Platini gobbo di merda", perché se uno ti "ruba" qualcosa, francese, potente o marziano lo diventa dopo, prima di tutto è gobbo (di merda). Ma, soprattutto, e qui ritorno gobbo e fiero e serio e anche di merda, why not?, perché nonostante Calciopoli, John Elkann, Blanc e tutto il resto, seppur con cinque anni di ritardo sulla tabella di marcia la Juventus il suo stadio lo avrà. In parte pagandolo con i propri soldi, in parte con i soldi del mutuo acceso con il credito sportivo, soldi che verranno restituiti con i relativi interessi nei tempi stabiliti dal contratto. Ci siamo capiti, vero?
"Scuole private ve le pagate", scrivevano sui muri qualche tempo fa certi Zapatisti de' noantri per i cui diritti, ne sono certo, sarebbero disposti a dare la vita tanti petrolieri, imprenditori, magistrati, industriali e freakettoni dell'Italia del ventunesimo secolo. Ecco, gli stadi nuovi, le cittadelle e i mega centri commerciali, pure.

Estate 2011. Torino. E mi dispiace per gli altri.