La Rai regala la moviola alla concorrenza

calciotvFinalmente alla RAI ci azzeccano, come direbbe un noto personaggio della politica nostrana. Alla televisione di Stato hanno tolto di mezzo la moviola in tutte le trasmissioni che nella prossima stagione si occuperanno di calcio. Si tratta di una decisione a suo modo coraggiosa, perché sul fatidico replay delle azioni incriminate si azzuffa l’interesse dell’Italia pallonara con la classe arbitrale che ogni maledetta domenica finisce sul banco degli imputati. Pare succeda solo in Italia, perché altrove non si sono mai curati di moviole e simili, fedeli al comandamento che il mitico Boskov ha ribattezzato con un “rigore è quando arbitro fischia”. Se tal Iwan Serrurier, che nel 1924 ha inventato la moviola, ne avesse immaginato l’utilizzo che fin qui si è fatto del dispositivo in ambito calcistico in Italia, magari avrebbe distrutto sul nascere la sua creatura. Il dannato marchingegno infatti è stato utilizzato fin qui non come una tecnologia che effettivamente sarebbe in grado di apportare un beneficio alla correttezza di certe scelte arbitrali, ma piuttosto come un’inutile appendice capace solo di generare gazzarre che dagli studi televisivi si sono spostate puntualmente nei salotti delle case di milioni di appassionati.

Non a caso la moviola è stata uno strumento importante per la costruzione di quel sentimento popolare servito a legittimare le nefandezze di Calciopoli. E’ stato infatti l’uso distorto che della moviola hanno fatto giornalisti e opinion leaders, più tifosi che professionisti, a nuocere alla cultura sportiva del nostro Paese. E’ vero che c’era anche Moggi che telefonava a Baldas per chiedergli “quell’azione falla vedere bene”. Lucianone voleva garantirsi così uno spazio difensivo all’interno di una trasmissione in cui le azioni venivano vivisezionate e mandate in onda decine di volte, guarda caso il più delle volte con la Juventus come bersaglio fisso, tanto da costringere i dirigenti bianconeri a boicottare quella trasmissione. Ci è toccato persino leggere questo fra le carte degli inquirenti, come se la moviola fosse stata utilizzata “pro” Juve anziché per massacrarla.

Ma ora che il calcio pulito a strisce nerazzurre può trionfare con tranquillità, nello stagno del calcio nostrano la moviola non serve più. Resta bene inteso che togliere la moviola dalle trasmissioni che parlano di calcio dovrebbe significare innanzitutto spostare finalmente il discorso sul calcio giocato, sulle prodezze di questo o quel giocatore, sull’analisi tecnico-tattica di una partita. E in presenza di giornalisti all’altezza e ospiti autorevoli, quella della RAI sarebbe una rivoluzione culturale importante; ma in un panorama come quello italiano, in cui spesso il giornalista sportivo dimostra di essere prima tifoso e poi professionista, questa svolta rischia di diventare una vera e propria censura. Del resto parliamo di una RAI il cui vicedirettore, Giancarlo Leone, tra le cui competenze v'è RAI Sport, non più tardi di un mesetto fa ha sentito l’esigenza di fondare un Inter Club proprio all’interno della RAI insieme a colleghi ben inseriti nel management dell’azienda di Stato. A festeggiare con loro il triplete è arrivato niente meno che il presidente degli Onesti. Sembra già quindi un po’ paradossale come massimi dirigenti RAI che dovrebbero in primis assicurare un servizio informativo equo e rispettoso delle parti ignorino l’inopportunità di un club “che tifa” questa o quella squadra all’interno della tv di Stato. E poi è anche un po’ strano che si abbandoni la moviola proprio mentre, in quest'ultimo lustro, tanti favoritismi ha sentenziato in favore dell’Inter in particolare. Ma c’è un altro aspetto poco convincente in questa vicenda.

Quello della RAI sembra a tutti gli effetti un regalo fatto alla concorrenza. Altra cosa sarebbe stata se la RAI, con i vertici dell’AIA e quelli federali, avesse sensibilizzato la principale concorrente (Mediaset) per vagliare insieme un cambio di rotta in grado di rappresentare, questo sì, una svolta epocale per la cultura sportiva italiana degradata da certa televisione in primis. E invece no, alla FIGC sono evidentemente troppo occupati, e la RAI rinuncia unilateralmente alla moviola, lasciandola a quelle trasmissioni in cui gli opinionisti bianconeri vengono accolti da ululati degni di un branco animale. Se tutto il resto rimane come prima, quella della RAI, pur restando una scelta positiva, assume le sembianze di una mera “testimonianza”, per altro dimenticabile davanti alla ricerca della polemica pretestuosa e sterile di certe trasmissioni sportive della tv di Stato, più adatte certamente ad essere trasmesse dall’emittenza locale romana.