Uno tsunamino nella calza

vomitevoleNemmeno il più tetro dei pessimisti, nemmeno il più ottimista degli anti-juventini, avrebbe potuto, solo qualche giorno fa, immaginare un inizio d’anno così rovinoso per la Juve di Andrea Agnelli. Tutto quel che di negativo poteva accadere, il giorno della Befana è accaduto. Una specie di piccolo tsunami che in due ore si è portato via un discreto capitale di certezze, costruito con una lenta ma costante progressione da settembre a dicembre 2010.

Nella prima parte di questa stagione, solo uno dei quattro attaccanti a disposizione di Gigi Del Neri, si era dimostrato da Juve. E dopo due minuti dall’inizio della partita col Parma ha salutato il campionato. Stagione finita. A disposizione ne restava solo uno, aggiunto in panchina all’ultimo, fuori forma, reduce da un lungo stop, incapace ormai da lungo tempo di fornire prestazioni accettabili. E per cominciare bene l’anno, è arrivata poco dopo la melata che ci ha lasciato in dieci. Il resto è venuto da sé. Il vantaggio giunto grazie a Giovinco, alla prima azione pericolosa del timido Parma, dopo che, seppur in dieci, la Juve stava dimostrando di poter fare la partita, e nonostante un mezzo miracolo di Storari (infortunatosi pure lui). Non contento, Seba ha raddoppiato nella ripresa (quante doppiette ha fatto nella Juve? Quanti gol in generale?) e, quando finalmente siamo riusciti a buttarla dentro, dopo che anche il palo interno ci aveva fatto marameo, il subitaneo rigore ai gialloblù è arrivato come fosse una conseguenza logica, uno sbocco che il destino (ahimè, assecondato dalla nostra docile dabbenaggine) aveva per tutto il pomeriggio apertamente indicato. Lo stadio in preda a complessi di persecuzione arbitrale, gli opinionisti tv che infierivano, il gol di Palladino all’ultimo secondo, pure Palladino!, hanno aggiunto sfregio allo sfregio, rendendo il tutto talmente eccessivo da dover per forza farci credere che è stata una giornata no. A farci ripetere il mantra che non è come l’anno scorso, da domenica si torna a far bene, questo è l’anno del nuovo inizio.

Lo speriamo sempre, ma non possiamo far finta di non vedere che, mentre da una parte si abbandona il sogno Dzeko, dall’altra si prendono in considerazione obiettivi di mercato molto meno allettanti. Non possiamo far finta di non vedere che la Figc continua a tirarla lunga con la revisione di Farsopoli, e un terminus ad quem ancora non si capisce quale sia (la sentenza di primo grado a Napoli? Sicuri sicuri?).
Ci stavano le parole a caldo di Andrea Agnelli al termine della partita col Parma, non tanto per i contenuti, finanche scontati dato il ruolo che riveste, ma per il senso di responsabilità, per l'impegno a ricomporre e preservare il gruppo dopo una batosta simile, insomma per l'obiettivo che sottolineano. Se si fosse dissociato dalle scelte di mercato di Marotta, da quelle tattiche di Del Neri, cos'avremmo dovuto dire, se non che stava mandando tutto a monte?
Dunque, voltiamo pagina, dimentichiamo al più presto il 6 gennaio 2011, con la sua sconfitta, ahimè, storica, e chi di dovere si rimbocchi le maniche, con serietà, senza proclami fuori luogo.
Con la consapevolezza che nulla è ancora stato fatto e tutto è ancora da (ri)costruire.