Il mercato delle chiacchiere

calciomercatoImpazza il calciomercato estivo, anche se meglio sarebbe dire: “Si scatena la fantasia dei media”.
Ovvio, come succede sempre nelle estati degli anni “dispari”, quelli senza Olimpiadi, Mondiali o Europei, i media devono comunque riempire pagine e palinsesti, e di conseguenza ci propinano (presunti) affari ogni giorno, trattative virtuali che raramente nascondono qualcosa di concreto.
La verità è una sola: nessuno sperpera più con leggerezza, nella consapevolezza che in questo momento storico fallire una campagna acquisti può pregiudicare più sessioni di mercato in futuro, a maggior ragione col freno del fair play finanziario all’orizzonte.
C’è un altro aspetto da considerare, ed è un aspetto legato al calcio giocato: molti dei papabili a cambiare maglia (penso ai "misteri" Sanchez, Neymar, agli argentini Agüero e Higuain, ecc. ecc.) saranno impegnati nell’imminente Copa America, vetrina che per ognuno di loro (e per le loro società) rappresenta un’occasione, ma anche un rischio di veder deprezzare il “valore della merce”, causa prestazioni negative o, eventualità che non auguro a nessuno, infortuni.
E’ evidente che, sommando queste considerazioni, non sia difficile concludere come in tutta Europa gli affari conclusi - si parla di quelli di una certa importanza - si contino sulle dita di una mano.
Sahin (preso con la formula Ozil) al Madrid dal Borussia Dortmund, il parametro zero Pirlo – per il nome che porta, il campo dirà “quale” giocatore è oggi il bresciano- alla Juventus, e le voci su Sanchez e Neymar - affari prima dati per conclusi e poi smentiti - sicuramente vicini ai due colossi spagnoli.
Ciclicamente ci ritroviamo con i tormentoni “Benzema alla Juve” e “Fabregas al Barcellona”, con qualche stilla di inchiostro sprecata per indirizzare il catalano a Madrid o verso le immancabili milanesi; “Kakà torna a Milano” un giorno da figliol prodigo, l’altro da traditore; “Maicon al Real”, ma pare più forte la volontà dell’Inter di “spedire” in Spagna il brasiliano di quanto lo sia quella merengue di assicurarselo.
"Prezzemolino" Sanchez viene accostato a mezza Europa, e il sospetto che il suo nome sia stato accostato al Barcellona - dalla stampa catalana - semplicemente per contrastare la boutade di Neymar a Madrid è forte.
In realtà neppure i “professionisti del settore”, come Perez o Mansour, sembrano avere intenzione di aprire le danze, anche se Don Florentino – più di 300 milioni investiti in due estati e mezza per i soli cartellini, allenatori compresi - un timido tentativo sembrava averlo fatto, con la trattativa Neymar e il solito quarantello di milioni per ora congelati sulla tratta Madrid-San Paolo.
E mentre a Madrid si limitano per ora al già citato Sahin e all’ex Bayern Altintop, tanto per infoltire la colonia turco-tedesca al “Bernabeu”, l’altra metà del cielo spagnolo - quella campione d’Europa - dopola "voce" su Sanchez rimane sospesa a sfogliare la margherita Fabregas.
In Inghilterra lo United sta cercando il “colchonero” De Gea per rimpiazzare Van der Sar, e a solleticare la fantasia di Sir Alex rimane poco altro e prevalentemente sul fronte interno; ad Eastlands Mancini sta alla finestra, attendendo le decisioni di Tevez e il momento in cui Mansour allargherà i cordoni della borsa.
Intanto, Abramovic non ha neppure un allenatore, e fra Hiddink e Villas Boas ancora non sa a chi affidare l’acquisto monstre di gennaio, l’ectoplasma Torres, la cui cessione permise al Liverpool di aggiudicarsi - sempre in inverno - i contratti di Suarez e Carroll.
Proprio in virtù di quegli investimenti, per bocca del manager Kenny Dalglish, in estate i reds compreranno solo giocatori inglesi con esperienza nel campionato di Sua Maestà.
Alla parsimonia non sfugge l’Arsenal di Wenger - per ora confermato più per mancanza di alternative che per reale convinzione della proprietà - il quale rischia di perdere Nasri, Bendtner e il già citato Fabregas, che ha però fatto sapere di non aver intenzione di forzare una sua eventuale cessione.
Il Porto pigliatutto dell’ultima stagione non ha ancora comprato nessuno e nessuno ha saccheggiato le riserve piene di nuovi fenomeni: Fernando, Rolando, Hulk e supereroi assortiti restano dove sono insieme al nuovo Vate della panchina, quel Villas Boas dalla clausola rescissoria folle e accostato al Chelsea ma anche all’Inter orfana di Leonardo.
Leonardo al Paris Saint-Germain con la qualifica di direttore sportivo ha fatto alzare il sipario sulla nuova proprietà qatariota del club parigino, attesa alla verifica del mercato: siamo di fronte ad un altro grosso interlocutore?
Mia impressione: a Parigi non andrà nessun grande giocatore fra quelli che fanno realmente la differenza, troppo il divario tra il livello della Ligue 1 e quello dei campionati-guida continentali.
E mentre in Italia si critica l’immobilismo della Juve (“tutto fumo e niente arrosto”, “non è cambiato niente”) per una volta non mi sento di dare del tutto addosso alla dirigenza bianconera.
Almeno non ancora.
Perché quanto scritto sopra testimonia che i giochi sul mercato sono ancora all'inizio, e ci sono società, Inter in primis, che versano nella stessa situazione in cui si dibattono le concorrenti, fra voci di acquisti improbabili e cessioni tutt'altro che impossibili. Basti pensare alle voci che riguardano Maicon, Sneijder, Eto’o, Thiago Motta, Lucio (Inter), Vucinic, Menez (Roma), Pastore (Palermo), tutti più o meno candidati a seguire le orme di Sanchez (se, come pare, Barcellona o City, il cileno se ne andrà), con conseguente impoverimento del già depauperato panorama tecnico della serie A.
A testimoniare la perdita di fascino e di competitività economica della serie A si aggiungono i rifiuti di Bielsa e di Villas Boas a sedersi sulla panchina della squadra che porta sul petto il logo di campione del mondo; e il corteggiamento del Barcellona a Thiago Silva, per quanto probabilmente velleitario, è un segnale ulteriore di quanto il nostro campionato sia ormai diventato un serbatoio dal quale poter attingere con relativa spavalderia. A proposito di Milan: i rossoneri continuano a corteggiare Preziosi, cui evidentemente piace da pazzi amoreggiare con le due società meneghine e, oltre al riscatto di Boateng, ottengono il giovane El Shaarawy, in attesa del grosso colpo che, come vuole la tradizione, arriverà a fine agosto.
Attenzione ad Ibrahimovic: quando c’è di mezzo Raiola e un diritto di riscatto così oneroso da esercitare, non giurerei sulla permanenza dello svedese al 100%.
La Roma americana nasce con l’entusiasmo di Sabatini e Luis Enrique, sogna Bojan Krkic e mezzo Barcelona B, e ritrova l’amico di Auricchio meglio noto da quelle parti come artefice del caso-Mexès che portò a multa e inibizione sul mercato ai giallorossi: Franco Baldini, specialista in ribaltoni e principe degli opportunisti. Sportivamente parlando, gli auguro tutto il male possibile.
Chi sta lavorando bene è il Napoli che, se mantiene i “tre amigos” del reparto avanzato e li integra con Erik Lamela, sarà ancora più competitivo.
Quasi chiuso l’affare Criscito, probabilmente in vantaggio su Inler, quel che mi indispettisce del Napoli è che abbia scaricato Michele Pazienza, prontamente acciuffato dalle sapienti mani (???) di Marotta, che ad uno scarto partenopeo ventinovenne ha garantito un triennale.
Queste sono le cose che non si possono tollerare, cioè continuare come lo scorso anno a raccattare scarti altrui. In tempi normali, consoni ai rispettivi blasoni delle due squadre, il percorso di Pazienza - con le relative modalità di ingaggio - non sarebbe stato da Napoli a Torino, bensì all’inverso.
Sperando che l’ex fiorentino garantisca un apporto almeno paragonabile a quello modesto offerto da Grygera e Salihamidzic – ma temo finirà per rivelarsi una sorta di nuovo Giannichedda - vorrei finalmente vedere a Torino qualcuno in grado di fare la differenza, cosa che in 8 sessioni di mercato (invernali comprese) dall’estate del 2007 ad oggi non si è mai verificata.
Sperare di risalire la china con Reto Ziegler (un nuovo Jarni, o un nuovo Alessandro Orlando) o Lichsteiner (anche se il laziale sarebbe oro colato visti i precedenti) sarebbe l’ennesimo azzardo.
Dobbiamo capire se Andrea Pirlo è ancora un campione o se lo è solamente stato, bisogna capire cosa fare dei riscatti: personalmente riscatterei solo Pepe e Matri e spingerei per rinnovare il prestito a Quagliarella: chi può scommettere sul suo pieno recupero?
Saluterei il pallido Aquilani, Motta e la ciurma presa per far numero, spedirei altrove l’esuberante Melo e il suo connazionale Amauri, in un pacco dono che comprendesse anche Iaquinta.
Urgono certezze, e se proprio dobbiamo giudicare dal passato di Marotta non è che a sensazioni si stia messi tanto bene.
Ma nulla è ancora compromesso, e almeno per il momento, lasciateci alimentare l’illusione che qualcosa possa cambiare…