L'emozione di un incontro con Moggi

MoggiRiceviamo dall'amico lettore SuperMagoAlex, e pubblichiamo, il suo resoconto personale della serata-incontro, alla Versiliana, con Luciano Moggi.

Il grande giorno è arrivato. Un giorno che ricorderò con immenso piacere anche in vecchiaia, il giorno dell'incontro con la persona grazie alla quale la Juventus ed i suoi milioni di tifosi hanno riacquistato la dignità, l'onore e la storia che erano stati ignobilmente calpestati con la Farsa del 2006: Luciano Moggi. Si parte da La Spezia, la mia città, in compagnia dell'amico Mauro (conosciuto sul forum tifosibianconeri.com), destinazione è il parco della "Versiliana" a Marina di Pietrasanta (LU), una splendida location teatro di incontri culturali ed artistici, immersa in una magica atmosfera all'ombra di pini centenari.
L'inizio del dibattito - dal titolo "Il pallone rimbalza ancora?" - è previsto per le ore 18, noi arriviamo circa un'ora prima, puntualissimi all'appuntamento con altri ragazzi rancorosi del forum. Per farmi riconoscere tengo fiero sulle spalle una t-shirt di JU29RO e ci accomodiamo tra le prime file destinate agli spettatori. I posti più ambiti, a ridosso del palco, sono destinati agli sponsor ed ai giornalisti.
Noto subito un'inaspettata affluenza: i raggi di luce che si fanno largo tra i pini illuminano un folto ed ordinato pubblico, che mi accorgo subito essere in netta prevalenza bianconero.
Vengo fermato da due signore, non più giovanissime, che desiderano ringraziare il team di JU29RO per l'enorme lavoro svolto fino ad oggi, senza il quale non avrebbero mai saputo come andarono realmente i fatti in quella maledetta estate.
Inaspettatamente, nel bel mezzo di una chiacchierata con due simpatiche persone - marito e moglie - dallo spiccato accento toscano, esce una voce fuori dal coro; un tifoso della violacea rigurgita una frase infelice: "Ma credete che Moggi sia pulito?", proseguendo con una serie di argomenti pescati a caso dalle sue "profonde" conoscenze sullo scandalo del 2006, sicuramente attinte a piene mani dalla Gazzetta o da qualche quotidiano fiorentino. Ne nasce un battibecco, che rischia di degenerare quando questo curioso essere occhialuto decide di tirare in ballo un episodio del 1982 (data in cui probabilmente non era ancora nato), il "famoso" rigore di Catanzaro. Per un momento temo il peggio (per lui), quando Mauro balza dalla sedia e con fare minaccioso lo avvicina e riporta all'ordine, sia con una serie di argomentazioni supportate dai fatti circa il corretto operato del Direttore, sia con una mimica che lascia ben poco spazio alle interpretazioni. Conclusioni? Il tizio non proferisce più parola.
Verso le 18 la platea è completa, gli ultimi arrivati iniziano ad addensarsi in piedi lungo i lati, ad occhio e croce saranno presenti 600 persone.
Non v'è traccia di contestatori prescritti, e - da quello che riesco a percepire - noto che tutti i convenuti sono ben informati sull'argomento Farsopoli, senza distinzioni di sesso e di età, segno che la verità in questi ultimi mesi sta emergendo in maniera inarrestabile.
Decido di alzarmi, devo trovare il Direttore prima dell'inizio del dibattito, ho sentito che è in zona.
Mi dirigo al lato del palco, vedo subito Oliviero Beha e... eccolo... il Direttore!
Alto, abbronzato, in grande forma. Mi faccio spazio, scanso accuratamente Xavier Jacobelli e tendo la mano a Big Luciano, sotto lo sguardo severo (ma non dolce) della sua guardia del corpo: "Salve Direttore! Volevo ringraziarla di cuore per tutto quello che ha fatto per la Juve e per i suoi milioni di tifosi, GRAZIE!!!".
Lui mi saluta, accenna un sorriso, mi stringe la mano e ringrazia. Erano anni che aspettavo questo momento!
Tutto euforico - con una gioia paragonabile a quella di Milos Krasic dopo il gol al 94' alla Lazio - ritorno al mio posto e dopo pochi secondi inizia il dibattito.
Il Direttore è al centro del palco, camicia azzurra e pantaloni di jeans sportivi, ai lati i due giornalisti.
Oltre a Nicola Penta e consorte, noto nelle prime file anche Paolo Bergamo, l'ex-designatore, che sembra abbastanza provato da cinque anni di battaglie, ed un colorito - anche se a volte inopportuno - Pompilio.
Beha apre le danze, ma a mio modo di vedere non centra l'argomento e lo scandalo principale.
Si parla dell'opinione pubblica che ignora i fatti accaduti nel 2006, del campionato turco il cui inizio, a seguito dello scandalo corruzione, è stato posticipato di un mese.
Prende finalmente la parola il Direttore, dice cose note ma che è bene ribadire: la Juventus nel 2006 non si difese, doveva fare allora quello che sta facendo - con deplorevole ritardo - oggi.
Il male secondo Moggi (ed anche secondo noi) è partito da Torino: la testimonianza di questo fu il ringraziamento pubblico di Blatter a Montezemolo per aver ritirato il ricorso al TAR.
La proprietà non difese i suoi dirigenti, anzi, era palesemente contro di loro.
Il Direttore è un fiume in piena: dice che porterà avanti questa battaglia anche per chi è caduto in disgrazia dopo il 2006, ovvero gli arbitri rimasti senza lavoro (i vari Dattilo, Cassarà, ecc...); ricorda che nel primo interrogatorio con Auricchio disse che era in corso uno "spionaggio industriale", queste due parole però scomparvero misteriosamente dalla registrazione fonica (questo poi si è rivelato il leitmotiv di tutta l'inchiesta...), ma ne è rimasta traccia sui giornali, e ricorda che dopo un anno e mezzo scoppiò lo scandalo Telecom.
Il contributo di Jacobelli al dibattito è del tutto inutile, ed anzi si infervora su argomenti di scarsa importanza.
Il Direttore accenna anche al processo sulle plusvalenze ed alla querela contro ignoti fatta dalla Juventus per infedeltà patrimoniale: allora la società patteggiò 70.000 euro, salvo poi venire assolta perché il fatto non sussisteva. Puntuale arriva la battuta di Beha: "La Juventus ha patteggiato l'innocenza!".
Arriva il turno di Nicola Penta, il quale ribadisce che l'esistenza delle telefonate degli altri dirigenti si è sempre saputa, in quanto vi è traccia nelle informative dei carabinieri e nelle dichiarazioni dell'epoca di Bergamo e De Santis.
Beha rivela che al dibattito erano stati invitati anche Abete, Moratti, Galliani, Cellino, Lotito e tutti i maggiori dirigenti di serie A, ma nessuno si è presentato, evidentemente temendo un confronto diretto con Moggi.
Si parla del famoso documento con i "baffi", che segnalano la gravità delle telefonate, misteriosamente occultate, delle altre società (specialmente quelle della seconda squadra di Milano).
Penta sottolinea che Moggi e Giraudo furono condannati in quanto accusati di avere un rapporto esclusivo con i designatori, presupposto clamorosamente caduto con il ritrovamento delle telefonate degli altri dirigenti ed assicura che la storia delle schede svizzere è stata inventata dagli inquirenti di Napoli per testimoniare i contatti con gli arbitri - fatto, ricordiamolo, archiviato invece dal PM Maddalena nell'inchiesta di Torino - e che il tutto verrà smontato in sede di arringa difensiva.
Il Direttore precisa di non aver mai telefonato ad arbitri per far vincere la propria squadra, in quanto - e la storia è lì a dimostrarlo - ha sempre mandato in campo una formazione in grado di trionfare senza aiuti.
L'incontro ormai è giunto al termine, Beha ringrazia gli ospiti, saluta e scappa con uno scatto felino degno del miglior Usain Bolt, mentre un nutrito gruppo di persone assedia il palco alla ricerca di un autografo o di una foto con il Direttore.
Temporeggio, dopotutto ho già avuto la mia occasione di salutarlo, e mi dirigo verso Penta che sta discutendo con Paolo Bergamo.
Stringo la mano ad entrambi e colgo l'occasione per scambiare quattro chiacchiere con l'ormai celebre ingegnere del team difensivo di Moggi, colui che ha estratto dai cd pagati a caro prezzo alla Procura di Napoli le telefonate occultate nel 2006.
Il colloquio, seppur molto breve, si rivela molto interessante, in quanto ricevo la conferma dell'esistenza, tra gli inquirenti, di un carabiniere pentito (rumor che si era diffuso nell'ultima udienza del processo napoletano) ed altre due informazioni importanti: non si sta procedendo all'ascolto di nuove telefonate poiché è in fase di preparazione l'arringa difensiva prevista per fine settembre a Napoli; il famoso cd contenente le intercettazioni di Pairetto è illeggibile e probabilmente è stato manomesso da qualcuno.
Dopo il bagno di folla, Big Luciano si dirige con amici e giornalisti verso uno chalet privato, mentre io, Mauro e Stefano decidiamo di sederci al bar per scambiarci le ultime elucubrazioni mentali farsopolare.
Il tramonto - magnifico in Versilia - segna che la giornata è giunta al termine, verso le 20 risaliamo sulla mia Nissan, non mi resta che impostare il pilota automatico con direzione La Spezia, visto che la mia mente è troppo indaffarata nel mettere ordine tra "baffi", telefonate prescritte, il rigore di Liam Brady a Catanzaro e ricordi di una Juve che spadroneggiava perché era semplicemente la più forte.

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