Spirito Olimpico /3: la Farina della FIGC va tutta in crusca

AbeteSimone Farina è un già ex calciatore trentenne che nel novembre dell'anno scorso, a scandalo calcioscommesse conclamato, ha fatto la scelta giusta, rifiutando di prestarsi a truccare una partita di Coppa Italia e denunciando il fatto.
Ha fatto la cosa giusta, e le cose giuste si fanno perché sono giuste in sé. Ciò non significa che i vari riconoscimenti che il suo gesto gli ha garantito fossero eccessivi: bene ha fatto Cesare Prandelli a invitarlo – assieme al collega Fabio Pisacane che, benché non altrettanto celebrato, è stato autore dello stesso gesto – al raduno della Nazionale in vista di Euro 2012; bene ha fatto il presidente FIFA Joseph Blatter a invitarlo alla cerimonia di premiazione del Pallone d'oro FIFA 2011 a Zurigo, rendendogli poi omaggio con la consegna simbolica di un gagliardetto e raccontando la sua storia; bene ha fatto il presidente della Lega Serie B Andrea Abodi a conferirgli il 26 gennaio scorso il premio fair play "Cartellino Viola"; bene hanno fatto, il 6 febbraio successivo, gli organizzatori del Torneo di Viareggio 2012 a chiamarlo per leggere il giuramento all'inaugurazione.
Va bene tutto, la propaganda per il fair play e per la legalità è sacrosanta, proporre alla pubblica opinione esempi positivi è giustissimo, il problema è che il giornalismo sportivo italiano, nella sue innumerevoli declinazioni cialtrone e moraliste, sta riuscendo nell'impresa di rendere stucchevoli anche personaggi positivi come Farina. Ogni nuovo editoriale sull'argomento fa aumentare la voglia di recarsi al più vicino campo di calcio a proporre illeciti a tutto spiano.
E' notizia di questi giorni che, appese le scarpe al chiodo, Simone sta iniziando una nuova carriera in Premier League, come "community coach" nientemeno che dell'Aston Villa. Per uno che da calciatore ha calcato più che altro campi di Lega Pro, tra Cittadella, Gualdo, Celano Marsica e Gubbio, finire nello staff di una società della Premier inglese è un miglioramento da leccarsi i baffi. Voi tra un breve contratto nella Lega Pro italiana, con i soldi che girano in questi anni di fallimenti a raffica, e nessun futuro a lungo termine, e un lavoro nuovo in Premier, con i soldi che girano là e le prospettive di carriera che ci sono, cosa avreste scelto?
Quando Farina si rifiutò di prestarsi all'illecito non pensava agli eventuali risvolti positivi che avrebbe avuto la sua carriera una volta portata alla luce la sua scelta. Lo fece senz'altro in buona fede, e va benissimo che ne raccolga anche altri frutti, oltre a quello di poter camminare a testa alta. Ma le articolesse italiane di questi giorni non si possono leggere e rischiano di annacquare la positività di quel gesto. Ora lo vogliono fare passare per una sorta di "coscienza in fuga", discriminata da un ambiente omertoso. Bisognava trovargli un lavoro da noi, una squadra in cui potesse continuare a giocare, o meglio ancora un ruolo in Figc, dicono. In realtà il presidente del Gubbio il contratto glielo avrebbe rinnovato, è stato lui, legittimamente, a decidere di rescindere. Niente vendetta omertosa, quindi. Chi sostiene che una squadra di livello superiore, serie A compresa, avrebbe avuto il dovere di metterlo in rosa per le sue doti morali, a prescindere dai suoi limiti tecnici, dice cazzate. Superficiale e demagogo sarebbe stato un dirigente di Serie A che avesse fatto una simile offerta, privo di orgoglio sarebbe stato il destinatario ad accettare. Più senso avrebbe avuto forse un ruolo per lui in Federazione simile a quello che gli è stato destinato all'Aston Villa, ma per fortuna non è accaduto. Il beau geste di Farina sarebbe stato irrimediabilmente rovinato dall'uso che la Figc ne avrebbe fatto, magari coprendo con quello la nefanda gestione a livello di giustizia sportiva del calcioscommesse.
L'etica non si può solo promuoverla, bisogna soprattutto esercitarla. E la Figc non la esercita, lo dimostrano i procedimenti sommari di questi mesi e i verdetti politici che ne sono scaturiti. Nefandezze da cui le persone per bene come Farina è meglio stiano alla larga.