Pane e football

TardelliPane e football - Due nazioni, due passioni di John Irving - Slow Food Editore

John Irving collabora con Slow Food e scrive articoli e racconti, specie su calcio e gastronomia, per numerosi giornali e riviste in Italia e all'estero: da Il Manifesto a La Stampa, da The Guardian a The Art of Eating, a Gourmet Traveller, di cui è inviato per l'Italia.

A tavola, non c'è miglior argomento di conversazione del calcio, sostiene l'autore di "Pane e Football", lo scrittore inglese John Irving (omonimo del romanziere statunitense), celebrando la lunga tradizione di questo connubio, inaugurata da Gianni Brera.
E non c'è miglior argomento del calcio, aggiungiamo, per raccontare la propria visione e esperienza della vita. Come il titolo suggerisce, il libro è una dissertazione, tra l'erudito e l'umoristico, sul rapporto tra gastronomia e calcio e la loro influenza nella storia sociale di due nazioni: l'Inghilterra, paese natale di John, e l'Italia, il paese in cui vive da quasi quarant'anni. Il motore narrativo è però la storia familiare dell'autore, in funzione di un'altra indagine, per certi versi la più riuscita del libro, quella sui rapporti tra padre e figlio, la storia insomma di come il calcio sia spesso il canale comunicativo privilegiato per nutrire questa relazione e riempia di significato tutto ciò che è non detto. Una storia personale narrata con delicatezza e ironia, senza mai eccedere in fastidiosa retorica e stucchevole sentimentalismo.
John Irving è tifoso di due squadre: una l'ha avuta in sorte, il piccolo Carlisle, come da tradizione britannica la squadra della sua città natale, capoluogo della contea di Cumbria, al confine con la Scozia; l'altra è una scelta del cuore, la Juventus, regina del paese che sin da adolescente ha amato incondizionatamente.
E' anche, nella succitata tradizione britannica, un racconto di due città. Naturalmente, i nostri lettori saranno più interessati agli aneddoti riguardanti Torino e la Vecchia Signora, a cui è dedicato spazio nella seconda parte del libro, un viaggio che inizia con una vincente trasferta di Coppa Uefa contro l'Hibernian di Edimburgo nel 1974. Non meno intrigante è però la parte incentrata su Carlisle, angolo di Inghilterra così lontano dalla ricca e cosmopolita Londra, nel quale la fame non riguarda soltanto il calcio. Storie misconosciute, come la nazionalizzazione dei pub cittadini o le vicende degli immigrati italiani nel periodo della Guerra, si intrecciano a ritratti di uomini che sopravvivono per il calcio, come l'idolo locale Ivor Broadis, il più giovane allenatore della storia del calcio e l'unico manager ad aver venduto se stesso, o lo stesso padre di John, tifoso collerico ma mai sprovvisto di humour ("nella mia carriera di tifoso, non ho mai commentato l'operato degli arbitri, e non ho intenzione di cambiare l'abitudine di una vita per quel venduto di merda di sabato scorso!"). I rituali del calcio e del cibo che ancora non conoscono la modernità sono l'anima di una nazione in cui spesso sono i birrai a fondare le squadre di calcio. Irving racconta calcio e cucina della sua terra nella loro evoluzione storica: meat pies e calciatori dopolavoristi che si esaltano nel fango, brodi industriali e calcio sponsorizzato, fino all'odierno star system in cui si inseriscono parimenti cuochi e calciatori.
L'Italia che lo accoglie studente a fine anni '70 è quella dell'ambulante che gira per le gradinate dello stadio, gridando "Ramazzottigrappacognac!", ma anche quella degli anni di piombo. Torino è il centro della nazione in questo senso, ma non solo. I suoi compagni di studi provengono da ogni parte d'Italia, soprattutto dal meridione, facilitando la sua educazione alla cucina regionale e alla storia bianconera.
La cultura gastronomica del nostro paese è raccontata sia nel suo aspetto conviviale che come paradigma di ispirazione per le diete sportive, attraverso le parole di Brera e Soldati, Capello e Ancelotti, giocatori e medici. Anche come limite, per i numerosi campioni britannici che hanno incredibilmente stentato in Italia, in costante trepidante attesa di una fornitura di pies dalla madrepatria, da Ian Rush a Jimmy Greaves ("sto mona de inglisc" con le parole di Rocco), da Denis Law a Paul Gascoigne, cuoco sui generis.
Qua e là, affiora un ricordo legato alla Juve (qualcuno ricorda il goal annullato a Tardelli a San Siro nel 1979? "Altro che il rigore su Ronaldo" assicura l'autore), una punzecchiatura velenosa a Inter o Milan (come si può parlare di calcio e cibo, d'altronde, senza citare il ristorante di Meani?), ma il valore del libro è sicuramente in un'altra dimensione rispetto a quella del tifo.
Pagine intelligenti e divertenti, zeppe di curiosità e storie che rappresentano un vero e proprio repertorio di argomenti di conversazione calcistica.
Da utilizzarsi preferibilmente a tavola.


Twitter: @elborchoke