Cesena-Juve ’89: una doppietta della “formica atomica” Barros

aleinikov“Per me queste sono le partite più facili. Squadra chiusa e via in contropiede”. Si presentò così Rui Barros davanti ai microfoni nel post-partita di Cesena-Juventus del 26 febbraio 1989, al termine di una gara che lo aveva visto protagonista e autore della doppietta con cui la squadra di Zoff era riuscita ad espugnare il “Dino Manuzzi” . Doppietta fondamentale non solo ai fini del risultato, ma anche perché quel minuscolo portoghese riuscì a convincere definitivamente anche i più scettici che, in fondo, anche lui nel campionato italiano poteva ritagliarsi uno spazio importante.

La Juventus che si presentava in Romagna era una squadra incapace di vincere da sei turni (tre sconfitte e tre pareggi), in profonda crisi di risultati e di gioco dunque. Anche dall’altra parte c’era però una compagine che aveva bisogno disperato di far punti per cercare di portare a casa una difficilissima salvezza. Fu così la paura di non subìre gol in contropiede la grande protagonista del primo tempo: corto, attento e forte nell’interdizione il Cesena di Bigon, senza voglia di rischiare nulla anche la Juve di Zoff. I portieri rimasero così praticamente inoperosi per tutti primi 45 minuti, con Zavarov a mandare la palla fuori di poco con una gran botta da fuori area, e con un colpo di testa di Traini al 40’, respinto col corpo da Mauro.
Ad inizio ripresa il Cesena cercò di mostrarsi subito più intraprendente con una bordata di Domini ben respinta da Tacconi. Due minuti, al 47’, i bianconeri trovarono il vantaggio grazie ad uno scatto di Barros che, dopo aver intercettato un rinvio corto di Gelain, scartò due difensori e piazzò il pallone alle spalle di Rossi. Rabbiosa fu la reazione romagnola, che però non riuscì a concretizzarsi in occasioni da rete, eccezion fatta al 66’ quando un lancio di Piraccini pescava Bordon sul palo alla destra di Tacconi, prima che lo stesso Bordon venisse sbilanciato da Marocchi tra le proteste dei cesenati, che però furono invitati a proseguire dall’arbitro Agnolin. All’85’ bell’azione corale della Juve che portò al raddoppio: il pallone andava da Mauro a Marocchi, con Altobelli, che lo deviava infine verso Barros, smarcatosi sulla destra e libero di scavalcare Rossi con un beffardo pallonetto. A tempo scaduto fu Agostini ad accorciare le distanze con una gran botta da fuori area su cui nulla poté Tacconi.

Rui Barros giunse così quel giorno alla nona rete in campionato: a fine torneo il suo bottino sarebbe stato di 12 centri, miglior marcatore bianconero (col tanto celebrato quanto deludente Zavarov fermo a quota 2). Guardato con diffidenza visti i suoi 160 cm scarsi, la “Formica Atomica” (come venne poi ribattezzato) riuscì, partita dopo partita, a conquistare l’affetto dei tifosi: veloce, un Trottolino sgusciante e astuto con un buon dribbling e pregevoli spunti risultati spesso micidiali, una punta anomala che sapeva buttarsi su tutti i palloni, avrebbe poi concluso la sua esperienza a Torino con un bottino complessivo di 19 gol in 90 partite, prima di venir sacrificato nella radicale quanto sciagurata rivoluzione del duo Montezemolo-Maifredi.