Juve-Lecce '05: quando Zeman prese cinque "pere"

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Il 17 aprile 2005 a Torino era di scena colui che sarebbe stato definito il moralizzatore del calcio italiano, l'unico capace di portare il calcio fuori dalle farmacie, quello che solo qualche anno dopo in un'aula di tribunale si sarebbe autodefinito il migliore allenatore d’Europa: Zdenek Zeman. Sarebbe lecito aspettarsi che un tecnico di tale portata sia andato a giocare contro la Juventus per contenderle scudetto o Champions con una squadra in grado di mettere in pratica gli insegnamenti di un maestro di intelligenza tattica notevole; né l'una né l’altra. Il boemo venne infatti al Delle Alpi con un Lecce in piena lotta per non retrocedere adottando una strategia di gioco quantomeno suicida.

Probabilmente qualsiasi allenatore di una buona squadra in difficoltà vorrebbe sempre trovarsi di fronte una squadra allenata da Zeman, visto che non c’è bisogno di ricorrere a particolari accorgimenti tattici, ma è spesso sufficiente saper difendere, per poi colpire negli spazi (immensi ) che le sue squadre offrono. E in quel pomeriggio soleggiato di primavera il Lecce di praterie a Del Piero e Ibrahimovic ne offrì in quantità industriale, tanto che lo svedese fu addirittura autore della sua prima tripletta in Italia e la Juve riuscì complessivamente a segnare cinque gol con una facilità imbarazzante: la squadra di Zeman passò dapprima in vantaggio mostrando anche del buon calcio per i primi dieci minuti, finendo poi per prendere tre gol nel primo tempo in contropiede, con due o tre uomini in grado di arrivare da soli davanti alla porta.

Inizio d’incontro non facile per gli uomini di Capello, ancora scossi dall’eliminazione in Champions League ad opera del Liverpool e con alle spalle uno scorcio di stagione non certo esaltante: pareggio pirotecnico (3-3) a Firenze e vittoria di misura per 1-0 in casa con la Reggina. E infatti fu il Lecce a passare in vantaggio al 6’; il pallone, piombato in area dopo una deviazione su tiro di Cassetti, venne alzato da Pinardi a superare Buffon e raccolto da Vucinic che, con una rovesciata, segnò a porta praticamente vuota. I circa 20.000 del “Delle Alpi” rimasero praticamente impietriti, preoccupati nel vedere una squadra in difficoltà, che pochi giorni prima non era riuscita a fare breccia nella non irresistibile retroguardia del Liverpool; ma non avevano fatto i conti con il fattore Zeman. La squadra pugliese infatti continuò senza preoccupazione alcuna a proporre gioco, portando la difesa quasi a centrocampo, fin quando anche Tacchinardi se ne accorse e al 15’ lanciò Appiah in una fuga solitaria di 40 metri verso il portiere Sicignano, scavalcato da un leggero tocco di punta del ghanese. Azione praticamente fotocopia al 33', con Camoranesi a lanciare Ibrahimovic sul filo del fuorigioco, dribbling a rientrare dello svedese, tiro e palla in rete. Al 42’ fu invece Nedved a dare il via al 3-1 guidando un contropiede fino al limite dell’area, dove servì Ibrahimovic che con un sinistro ad incrociare trafisse Sicignano.
L’inizio della ripresa non offrì grandi varianti, con i bianconeri alla ricerca del 4-1, che arrivò puntuale al 56’ grazie ad un tiro dal limite di Nedved, che chiuse definitivamente il match, se ancora ci fosse stato il bisogno di chiarirlo. Gloria personale per Ibra, che firmò la tripletta e la partita all’ 82’ con un tiro basso, a curvare sul secondo palo. Il Lecce si fece notare praticamente solo per un gol annullato per un fuorigioco dubbio di Konan, e per un rigore generoso concesso ai giallorossi e trasformato da Dalla Bona.

Episodi da consegnare alla statistica, se dall’altra parte non ci fosse un allenatore come Zeman, pronto a rimarcare immediatamente: ”Sì, hanno fatto 5 gol, ma anche noi ne abbiamo fatti tre perché considero valido il gol non concesso a Konan. Tre gol alla Juventus è una bella soddisfazione e non siamo noi che dobbiamo lottare per lo scudetto. Non è che poi la Juve mi abbia fatto una grande impressione, non li ho visti brillanti.” Parole che, dette nel giorno in cui la Juventus tornava in testa alla classifica con tre punti di vantaggio sul Milan, per via della sconfitta sul campo del Siena, dopo cinque gol al passivo, furono il massimo (dello spregio) che Zeman poté portare via da Torino.