Mercadiario/3

MarottaA quasi un mese di distanza dal primo numero di questa rubrica mi pare che il Marotta’s project stia proseguendo spedito sul canovaccio già sperimentato negli anni precedenti. I tre presunti grandi obiettivi per il reparto offensivo che a fine maggio, come sempre, sembrano lì ad un passo iniziano ad allontanarsi quando dalle belle intenzioni si passa alla cruda realtà e alle difficoltà che essa propone.

Higuain: il Real Madrid non ha intenzione di cederlo a prezzi di saldo. E come dargli torto visto che i 22 milioni che proporrebbe la Juventus sono la cifra che la scorsa estate è stata idealmente attribuita al cartellino di Giovinco (spesi 11 mln per riscattarne la metà)? Quando poi dall’Inghilterra si fa forte la concorrenza dell’Arsenal. Florentino Perez, già irritato per il comportamento del Pipita e per i contatti del suo entourage con la dirigenza bianconera, ha già fatto intendere quanto siano bellicose le sue intenzioni in un'intervista a Marca. Staremo a vedere.

Per Jovetic la situazione con la Fiorentina si è fatta anche peggiore di quanto non lo fosse lo scorso anno dopo il pasticcio Berbatov. I rapporti tra le due proprietà sono ai limiti della guerra civile e l’intervista del montenegrino alla Gazzetta dello Sport di certo non ha svelenito il clima. La sensazione è che a Firenze lo venderebbero a chiunque tranne che alla Juventus; e se qualche big europea si facesse avanti pagando cash anche qualcosa in meno dei famosi 30 milioni non è scritto da nessuna parte che Jojo rifiuterebbe ostinatamente in nome di un presunto “o Juve o niente”.  Anche perché una cosa è certa: a questo punto lui l’unica cosa che non può permettersi è di rimanere un altro anno in riva all’Arno. Il braccio di ferro va avanti, ma la strada che porterebbe il montenegrino a Vinovo è sempre più irta di difficoltà.

Questa è stata la settimana dello showdown attorno al nome di Carlitos Tevez. Legittimo che il suo procuratore cerchi di massimizzare l’ingaggio, normale che Galliani dopo la figuraccia del gennaio 2012 consideri l’approdo dell’Apache a Milanello come un fatto personale, e sarebbe per lui un ulteriore smacco se il giocatore arrivasse sì in Italia ma nelle fila della principale antagonista. Oltre alla sconfitta personale aumenterebbe anche il gap da colmare, perché una seconda punta del livello dell’argentino è, a mio modo di vedere, la pedina che sbaraglierebbe la concorrenza interna oltre a migliorare lo standing qualitativo della Juventus in campo internazionale. Ora, fare la guerra ad Adriano Galliani nel calcio italiano attuale è una pratica che espone a rischi forse anche al di là dell’immaginabile, e Marotta non sembra proprio avere i muscoli e il fisico necessari. Ci stupirà? E’ auspicabile di sì. Certamente il dg juventino rischia un grosso smacco perché, parliamoci chiaro, Juventus e Milan sono per tradizione due grandi squadre; ma una vince lo scudetto da due anni, è l’attuale leader tecnica ed economica del calcio italiano ed è sicura di giocare la prossima Champions League, l’altra viene da due anni nei quali non ha raccolto nulla e dovrà giocare ad agosto i preliminari per accedere alla fase a gironi della massima competizione europea. E la capacità di spesa tra le due non pende certo dalla parte rossonera. Se in queste condizioni Tevez scegliesse il Milan, qualche domanda sarà il caso di iniziare a porsela, no?

In questo quadro non certo idilliaco è giunta dal Brasile anche la grana Marchisio. Le voci di importanti offerte per il numero otto si susseguono da tempo senza che la società abbia opposto lo stesso forte rifiuto manifestato, ad esempio, nei casi di Vidal e Pogba. Anzi, le parole di Marotta di qualche settimana fa (“Conta la volontà del giocatore e lui ha il DNA Juve”) sono sembrate un rimandare la palla nell’altro campo più che una secca dichiarazione di incedibilità. D’altro canto le sirene monegasche e inglesi non avranno lasciato insensibile Marchisio, al quale sarà stato certamente offerto un ingaggio maggiore rispetto ai tre milioni più bonus che percepisce attualmente. Ovvio che a quel punto il giocatore pretenda chiarezza da parte della società, e magari non solo quella ma anche un ritocco del contratto in linea con le offerte ricevute. Chiarezza che da Torino non mi sembra ci sia stata, anzi la sensazione è che Marchisio venga considerato, in caso di offerta sostanziosa, pedina sacrificabile per poter reinvestire il ricavato in altri reparti. D’altro canto, però, trovo decisamente fuori luogo che il giocatore esterni queste rimostranze in pubblico e mentre è impegnato in Nazionale, invece che discuterle direttamente con la società (esistono anche i telefoni, eh). Situazione, insomma, parecchio ingarbugliata. Una considerazione però si impone: Felipe Melo, Ziegler, Matri, Quagliarella, eventualmente anche Vucinic e Giovinco. E’ da queste cessioni che dovrebbero giungere, almeno in via preliminare, le risorse per il mercato, prima che da un perno della squadra come Claudio Marchisio. A vendere i pezzi grossi sono bravi tutti, ma è dalle cessioni degli elementi in esubero, senza che diventino svendite, che si vede la differenza tra un dirigente bravo e uno scarso. Appunto.


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