Chievo-Juve 2004: tra strategie commerciali e sportive e la certezza Trezeguet

La settimana che precedeva la trasferta di Verona del 14 settembre 2003 vedeva la Juventus impegnata sia in questioni tecniche che di marketing. Solo due giorni prima infatti era stato inaugurato il primo Juventus Store di Torino nella centralissima via Garibaldi, dopo un accordo con Nike che avrebbe permesso alla società di Corso Galfer di entrare in nuovi mercati e di espandere un marchio così prestigioso a livello mondiale. Soddisfazione massima fu espressa da Antonio Giraudo: “Il Manchester United, che ha sempre fatto scuola in termini di merchandising, segue adesso il nostro modello. Un motivo di orgoglio, come siamo fieri della nascita di questo primo angolo bianconero di Torino”.

All’inaugurazione era presente anche Edgar Davids, che viveva da separato in casa ormai gli ultimi mesi a Torino: nella gara precedente con l’Empoli, l’olandese era andato addirittura in tribuna a causa, secondo le voci di stampa, di una furibonda lite con Lippi. Era ormai chiaro da tempo che il numero 26 aspettasse la scadenza del contratto (30 giugno 2004) per poter lasciare la Juventus a parametro zero e accasarsi dove ritenesse più conveniente. Ci provò comunque Moggi a sgombrare ogni equivoco sul suo utilizzo: “Davids non gioca perché non è in forma, lo si è visto anche in Nazionale, quando lo sarà lo rivedrete in campo. Rimarrà alla fine? Magari saremo noi a non aver bisogno di lui”. Il terreno insomma, era fertile per l’addio, in virtù anche dell’acquisto nella precedente sessione di mercato di Stephen Appiah che, almeno nelle intenzioni (poi disattese dai fatti) del Dg di Monticiano avrebbe dovuto raccogliere la pesante eredità dell’olandese che ormai da cinque anni, oltre a costituire un elemento imprescindibile per la squadra, era un idolo incontrastato dei tifosi.

Con pochi giorni d’allenamenti nelle gambe, a causa degli impegni nelle Nazionali, gli uomini di Lippi si prepararono così al match valevole per il posticipo della seconda giornata del campionato 2003/2004 dopo aver trionfato, all’esordio al Delle Alpi, per 5-1 contro l’Empoli. Già detto di Appiah, il terzo anno della seconda gestione di Lippi vedeva una Juventus ancora imperniata sugli uomini che l’avevano portata solo pochi mesi prima alla finale di Manchester: venne infatti riportato a Torino Fabrizio Miccoli, dopo l’esperienza a Perugia, e venne acquistato proprio dal Chievo Nicola Legrottaglie, che ora si presentava nelle vesti di grande ex di turno. Vecchio modulo a rombo per una Juventus costretta dall’appendicite che aveva colpito Fabrizio Miccoli in occasione della prima giornata ad accantonare l’idea di un  4-2-3-1 iperoffensivo, con Del Piero-Nedved e Miccoli dietro Trezeguet unica punta. Il Chievo, dal canto suo, nel suo terzo anno di militanza in Serie A, sperava di poter conquistare, per la prima volta, punti con la Vecchia Signora, visto che nelle precedenti quattro occasioni i veneti erano usciti sempre sconfitti. La squadra di Del Neri faceva ancora affidamento a quel 4-4-2 che tante soddisfazioni aveva dato, anche se gli interpreti erano cambiati: due giovani Santana e Sculli sulle fasce, a supporto di Cossato e di un altro gialloblu che qualche anno più tardi avremo rivisto (purtroppo) in maglia bianconera: Amauri Carvalho de Oliveira.

L’inizio di gara fu poco incoraggiante per la Juventus che subì l’iniziativa del Chievo, squadra assolutamente più dinamica e fresca, probabilmente anche grazie al fatto che, mentre i bianconeri giravano per il mondo con le rispettive Nazionali, i gialloblu a Veronello avevano potuto preparare l’incontro per 15 giorni. E così, dopo 22 minuti in cui i centrocampisti non riuscivano ad accelerare i ritmi, in cui Nedved e Del Piero latitavano e in cui Trezeguet appariva spettatore non pagante il Chievo andò in vantaggio con un rigore di D’Anna, in seguito ad un atterramento di Sculli da parte di Camoranesi. Fortunatamente la squadra di Lippi seppe subito reagire e trovare il pari proprio con l’ex di turno, Legrottaglie, che dopo soli quattro minuti sfruttò al meglio una punizione a tagliare di Camoranesi. Il primo tempo si concluse poi senza grandi sussulti ad eccezione di un tiro di Nedved dalla distanza e di una conclusione di Sculli ben lontana dall’essere pericolosa. In mezzo a tanti dubbi l’unica certezza si chiamava David Trezeguet: e infatti il franco-argentino al 48’ fu abilissimo a sfruttare il lancio di Zambrotta, il buco del difensivo di Lanna e a fiondare un preciso sinistro alle spalle di Marchegiani. L’ennesima dimostrazione dell’innato senso del gol di Trezeguet che, dopo un primo tempo decisamente impalpabile, riusciva a concretizzare l’unica grande occasione piovutagli sui piedi, portando avanti una media realizzativa davvero incredibile: 0,63 gol a partita.

La squadra di Lippi sembrava aver trovato la giusta energia negli spogliatoi, tanto da riuscire a mantenere il controllo del match praticamente per tutto il secondo tempo, andando anche vicina al terzo gol in più di un’occasione: la più clamorosa un palo di Nedved. Solo un fuorigioco fatto male dalla difesa della Juve avrebbe permesso a Pinilla di involarsi verso Buffon, che però effettuò un intervento davvero prodigioso, in grado di salvare il risultato e di permettere così alla Juve di uscire dal Bentegodi forte dei tre punti. Nella girandola dei cambi, Lippi concesse anche una ventina di minuti al “ribelle” Davids, accolto, al momento del suo ingresso in campo, da una grande ovazione dei supporters bianconeri. Supporters che, nonostante l’addio non certo facile concretizzatosi poi nel gennaio 2004, hanno sempre mantenuto un grande affetto verso l’olandese tanto da eleggerlo, a furor di popolo, come la cinquantesima stella dello Juventus Stadium, al posto di quel Boniek sempre poco riconoscente verso i colori bianconeri.