Juve-Catania 2013: il gol di Giaccherini ed uno scudetto vinto a marzo

Sono passati poco più di sette mesi dall’ultimo Juventus-Catania, ma già pochi istanti dopo il fischio finale si ebbe la sensazione che quella partita sarebbe entrata di diritto nella storia  e nel cuore di tutti i tifosi juventini, con quella rete al 91’ di Emanuele Giaccherini. E forse è stato proprio il ricordo di quel gol, molto più di tutte le considerazioni tecniche, il vero motivo per cui tra la tifoseria si sono diffusi grugni e malumori dopo la sua cessione al Sunderland.

Caso curioso se si pensa che nell’estate del 2011 era arrivato sotto la Mole tra lo scetticismo generale di critica e tifosi, tanto che lo stesso Conte, dopo uno stupendo gol del “Giak” nell’ottavo di finale di Coppa Italia  contro il Bologna, nell’esultare si portò la mano destra all’orecchio e rivolgendosi alla tribuna esclamò: “Giaccherini” come a voler dire ”Avete visto cos’è capace di fare Giaccherini?” rincarando la dose nelle interviste post-gara: “Giaccherini è l’esempio di come un giocatore che ha fatto la provincia può meritarsi la Juventus. Se si chiamasse Giaccherinho sarebbe molto più considerato”.

Un gol che non risolse solo la complicatissima partita con gli etnei, ma che pose praticamente la parola  fine ad un campionato forse mai davvero iniziato. Un intero girone d’andata passato a cercare l’antiJuve: “E' il Napoli!! Ma no è l’Inter!! Sì, ma la Fiorentina ha il centrocampo più tecnico, anche di quello della Juve!! Ma vuoi vedere che la Lazio si ripete contro la Juve come nel 2000?” Queste le elucubrazioni più cervellotiche per dar senso ad un campionato in cui la Juve viaggiava alla velocità della luce rispetto a tutte le altre concorrenti. Ci avrebbe pensato la stessa Juve, con un gennaio non proprio brillante, a dar vita alle speranze di chi proprio non sopportava  l’idea che i ragazzi di Conte potessero confermarsi campioni d’Italia per la seconda volta consecutiva.

Ma proprio nel punto più delicato della stagione, dopo un’eliminazione molto polemica dalla Coppa Italia per opera della Lazio, e col Napoli a -3, i nostri seppero reagire alla grandissima: vittoria col Chievo in trasferta, vittorie casalinghe con Fiorentina e Siena intervallate dal passo falso con la Roma all’Olimpico. Poi il pareggio nello scontro diretto del San Paolo, gara in cui, con un po’ più di precisione sotto porta, Pirlo e compagni avrebbero potuto chiudere la pratica scudetto e spedire il Napoli a -9: poco male col senno di poi, visto che la cosa si sarebbe verificata solo una settimana più tardi.

Giornata calda e soleggiata in quel 10 marzo a Torino, quasi ad anticipare l’arrivo della primavera ormai alle porte, “sold out” annunciato da giorni e interminabili code davanti allo Juventus Museum che fece registrare il nuovo record di visitatori giornalieri. Gli ingredienti per far bene c’erano tutti e anche mister Conte decise di vestire la Signora con l’abito migliore: formazione tipo con Vucinic e Giovinco davanti, Asamoah a sinistra e Pogba al posto dello squalificato Vidal. Chi pensava che il Catania in virtù di un’ottima classifica potesse venire allo Juventus Stadium a giocarsela a viso aperto sbagliava di grosso: il tecnico Maran, oltre a schierare la squadra con uno speculare 3-5-2, imbastì un vero e proprio catenaccio d’altri tempi con tutti i giocatori dietro la linea di metà campo. Barzagli, Bonucci e Chiellini, praticamente liberi da qualsiasi compito difensivo, si sostituirono a Pirlo nella fase d’impostazione, considerando che il bresciano era marcato a uomo ora da Almiron ora da Gomez. Il Catania non pressava nemmeno, si limitava solo ad intasare il centrocampo dove la Juve non trovava spazio, anche perché sulle fasce Lichtsteiner e Asamoah, non avendo nelle loro caratteristiche l’uno contro uno, non riuscivano di certo a creare superiorità numerica. E così le uniche due occasioni del primo tempo se le creò da solo Vucinic: la prima con una conclusione da fuori area, la seconda rubando palla a Bellusci e colpendo il palo dall’altezza del dischetto del rigore; intanto il Napoli affondava sotto i colpi del Chievo.

Anche il secondo tempo cominciò sulla falsariga del primo, con la Juve a far gioco e il Catania tutto arroccato nella propria metà campo: un destro dalla distanza di Pogba (autore di una prova in cui confermò ancora una volta tutta la sua classe) e una scivolata di Marchisio su corta respinta di Andujar facevano ancora poco male al Catania. Quand'ecco che al 75’ entrò Giaccherini, che trovò il tempo di farsi ammonire per simulazione, ma anche quello di buttare una palla sulla parte destra dell’area di rigore: aggancio favoloso al volo di Pogba e cross in mezzo, deviato da Andujar e raccolto dallo stesso Giaccherini che con un destro sporco trovava lo spiraglio giusto. Delirio in ogni posto dello Stadium; dalle curve alle tribune fino a quella d’onore dove Agnelli, Nedved e Marotta si univano in un abbraccio che finalmente liberava la tensione di 90 minuti di sofferenza.

“È sicuramente questo è il goal più importante della mia vita e lo dedico a me stesso" - dichiarò Giaccherini nel post-gara. “Lavoro tanto per farmi trovare pronto e penso sia un premio giusto. Goal scudetto? Lo spero". Non lo è stato matematicamente, Giak, ma che mazzata  hai dato quel giorno al campionato e a tutti quelli che speravano in un torneo ancora aperto! Come non ricordare ad esempio le facce deluse nello studio di Sky?