Il derby nel destino di Conte

Era il 43’ del secondo tempo di un derby del 17 novembre 1991, quando un ragazzo di 22 anni si apprestava a fare il suo esordio con la maglia bianconera numero 14: si trattava di Antonio Conte, che Boniperti solo qualche settimana prima aveva prelevato dal Lecce per una cifra vicina ai 7 miliardi di lire. Due minuti più recupero permisero a Conte di entrare nel tabellino di una partita che si avviava alla conclusione, senza sapere che quello sarebbe stato il primo passo per entrare nella storia della Juve, senza praticamente uscirne più.
Era stato un derby brutto e nervoso, a differenza di quello che ci si aspettava alla vigilia, visto che si affrontavano due squadre di alta classifica separate solo da due punti  e che potevano annoverare tanti ottimi giocatori: da un lato Baggio, Casiraghi, dall’altro Lentini e Martin Vazquez. Il Toro però non decise di affidarsi all’estro dei suoi giocatori migliori, ma alle botte e ai calcioni di Bruno e Policano. Il primo nelle fasi iniziali di gara intervenne in maniera fallosa a più riprese, fin quando venne espulso per doppia ammonizione già al 16’. Il difensore granata però si ritenne vittima di un’ingiustizia tanto da inscenare una reazione isterica contro l’arbitro, al punto che furono necessari gli interventi di Lentini e Cravero e poi praticamente di tutti i compagni di squadra. Il Toro restò così in 10,  dopo aver subito 5 minuti prima il gol del vantaggio di Casiraghi autore di una bella incornata di testa su cross di Angelo Alessio dalla sinistra. La partita a quel punto sembrava incanalarsi a favore dei ragazzi del Trap, che andarono vicini al raddoppio prima con un tiro violentissimo di Reuter e poi con un tentativo di Alessio.
Nel secondo tempo altra espulsione granata dopo 5 minuti: Policano reagiva con un calcio in faccia ad un intervento in scivolata di Casiraghi. L’episodio avrebbe dovuto facilitare il compito della Juve: almeno in teoria,  invece si trasformò in una molla motivazionale pazzesca a favore dei granata che si riversarono nella metà campo avversaria,  anche se la pressione di Lentini e compagni produsse solo un tiro da fuori di Martin Vazquez e una mischia al 92’ che non consentì al Toro di pareggiare.
 
La stagione 1992-93 fu invece quella della consacrazione: Conte venne schierato titolare già dalle prime amichevoli pre-campionato andando a segno anche in diverse occasioni e con il passare del tempo divenne una colonna portante di quella squadra che avrebbe vinto la Coppa Uefa a fine stagione. Fu proprio in quella competizione che arrivò il primo gol in bianconero; ai trentaduesimi di finale contro l’Anorthosis. Per vedere i primi gol in Serie A con la Juve, ci volle un’altra stracittadina, così come era successo per l’esordio.
Era il 10 aprile ’93 quando, proprio grazie ad una doppietta di Conte, i bianconeri riuscirono ad avere la meglio sui granata e ad entrare in zona Uefa. Con quella vittoria i nostri riuscirono a scavalcare il Toro in classifica, pur rimanendo tuttavia staccati di ben 13 punti dal Milan capolista.  Al 9’ Conte fu bravo a sfruttare la torre di Casiraghi e ad anticipare l’intervento di Fusi con un gran sinistro. Al 24’ avrebbe potuto raddoppiare, ma non fu in grado di sfruttare le praterie della difesa di un Torino che, nonostante la prestazione scialba, riuscì a pareggiare al 28’ con Aguilera, abile ad anticipare Torricelli su un pallone sceso a campanile. Nel secondo tempo Vialli e Moeller entrarono al posto di Casiraghi e Ravanelli e fu proprio l’ex Samp a servire un pallone meraviglioso per la testa di Baggio. Marchegiani respinse forse quando il pallone era già dentro, ma arrivò comunque Conte a ribattere in rete per il gol definitivo 2-1.
Al di là dei due gol Conte fu nettamente il migliore in campo tanto da dichiarare a fine gara: “Ho un rendimento ormai costante, merito del Trap che mi ha insegnato molto e i miglioramenti si sono visti". E a chi cominciava a paragonarlo a due grandi del passato come Furino e Bonini rispose: ”Bisogna andarci piano con questi paragoni, perché loro hanno vinto tanto, mentre io al momento posso ambire solo a vincere una Coppa Uefa". E sarebbe stata solo l’inizio di una serie di successi sia da giocatore che da allenatore, tutti rigorosamente in bianconero.