C'era una volta Camin

Edito da BradipoLibri, esce finalmente "C'era una volta Camin - Lo stile e il genio di Vladimiro Caminiti", curato da Roberto Beccantini, da un’idea di Riccardo Gambelli. In realtà, per noi è un piacere parlarne, anche perché l'idea del libro dedicato a Camin nasce in conseguenza di un articolo pubblicato meno di due anni fa proprio qui su JuventinoVero.com: "Vladimiro Caminiti, il giornalista poeta con la Juve nel cuore". In quell'occasione, Roberto Beccantini viene colpito dalla lettura del racconto di Riccardo Gambelli su cosa abbia rappresentato per lui in gioventù la lettura dei pezzi di Caminiti, e insieme decidono di coltivare il ricordo dell'opera di Camin, il giornalista poeta che fece innamorare del calcio migliaia di giovani juventini, e non solo. Roberto e Riccardo ne parlano nell'intervista di Massimo Crepaldi su Juveatrestelle.it.

Il libro nasce con l'obiettivo dichiarato di rendere omaggio, un omaggio sincero e sentito, ad una penna bianconera fra le più importanti. Uomo di grande cultura, Caminiti è stato da molti dimenticato, e considerato probabilmente molto meno di quanto avrebbe meritato. La sua scrittura era assolutamente originale, lo stile inconfondibile. Rare a vedersi, forse irripetibili e di certo indimenticabili, erano la sua capacità di usare il linguaggio e di coniare neologismi. Gli autori si propongono di ricordare Camin, di restituirlo ai suoi lettori di allora. E magari di allargarne la cerchia, coinvolgendo le nuove generazioni che non hanno avuto come noi la possibilità e la fortuna di seguirlo in diretta.

Leggendolo, si viene riportati indietro di venti, trenta, quarant'anni... ad un calcio che non esiste più. Un calcio raccontato più dalla parola scritta che dalle tv o dagli altri media, entrati in gioco solo successivamente. All'epoca, l'unica strada, per chi non si accontentava di "90° minuto" e "Domenica sportiva", era la lettura del quotidiano sportivo, fonte primaria di informazione. Il rapporto con il lettore era quindi molto più importante e complesso di quanto non possa essere oggi. Chi leggeva Caminiti sapeva di esserne rispettato, sapeva di potersi fidare e di poter contare su uno stile unico nel raccontare i fatti del pallone. Un ultrà della parola scritta. Con la passione per la Juventus, certo. Ma anche con la poesia applicata al racconto del calcio e del lato umano dei suoi personaggi. Usando il cuore e la fantasia nella descrizione delle azioni, dello stile come del sudore, della genialità come della veemenza.

Nel libro colleghi, amici, parenti, calciatori gli dedicano ritratti belli, divertenti e spesso commoventi. Negli aneddoti raccontati, ognuno pone l'accento su uno o più aspetti del carattere e della vita (professionale e non) del Maestro. Ognuno descrive il proprio Camin, ricordandolo per ciò che gli ha lasciato. Ne emerge il ritratto di un grande professionista, un puro, non certo diplomatico, non certo accomodante. Terribilmente ingenuo, ma allo stesso tempo permaloso e possessivo. Geniale, ma all'occorrenza anche arrogante e vendicativo. Una persona pulita, una persona vera.

Lo "scrivano" Camin, come amava definirsi, è anche e soprattutto uno che ha capito la juventinità prima e meglio degli altri. Per accorgersene, basta leggere alcuni dei suoi scritti (inseriti nel libro) nei quali parla di Boniperti, o dell'Avvocato. E la juventinità l'ha raccontata, a chi ha avuto la fortuna e il piacere di leggerlo, meglio di come hanno fatto molti altri. Quando descrive una partita di calcio, non parla solo di ciò che succede in campo, ma soprattutto di "come" succede, lasciandoci intravedere "perché" succede. Quasi sempre portandoci a riflettere anche su temi extracalcistici.

Amore per la natia Palermo, amore per la sua Torino, amore per la sua professione di scrivano, amore per la lingua italiana, amore per il calcio, amore per la Juventus.
Amore. Forse è questo il suo segreto.