Juve-Palermo 2006 e l’inizio di Calciopoli

7 maggio 2006. La Juve giocò la sua ultima partita al “Delle Alpi”, teatro d’innumerevoli successi del recente passato bianconero. Scudetti, coppe e supercoppe varie erano passate da quell’impianto mai realmente amato da entrambe le tifoserie della città sabauda. Avrebbe potuto essere una data storica per la Juve, festeggiando l’ennesimo successo in quello stadio sorto solo 16 anni prima nella periferia nord di Torino, proprio nel giorno in cui si congedava da quello stadio a forma di astronave, come venne ribattezzato da molti. La squadra di Capello però, aveva dilapidato l’ampio vantaggio in classifica sul Milan a causa di una serie quasi infinita di pareggi che riportò i rossoneri a soli tre punti dalla vetta, a tre giornate dalla fine.
Dopo il ritorno al successo della domenica precedente a Siena, la partita con il Palermo assunse un significato ben più profondo di quello che si potesse pensare: la settimana che precedette la penultima giornata di campionato vide infatti la pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche dell’operazione off-side, meglio nota come Calciopoli. L’intero ambiente bianconero si trincerò dietro un silenzio stampa interrotto solo da Giraudo, due giorni prima della gara di campionato: “Non siamo stati neppure informati di un’indagine a nostro carico che andava avanti da parecchi mesi. E lo abbiamo appreso soltanto dalla stampa. Per sette anni siamo stati insultati in tutti gli stadi d'Italia per un processo (doping) iin cui la sentenza ha disintegrato accuse infamanti ma evidentemente in Italia sono più i polveroni che le chiacchiere”. “Ci difenderemo uniti” aggiunse come chiosa finale l’allora AD bianconero.
Parole che vennero smentite dai fatti da lì a due giorni. L’allora Presidente Grande Stevens si arroccava dietro uno stiracchiato “Di questa storia non parlo”, mentre prima della partita Giraudo, Moggi e Capello osservavano il riscaldamento della squadra accanto ad Andrea Agnelli, quasi immobili, inespressivi e impenetrabili. Tanto si è scritto e si e detto di quest’episodio, nel corso degli anni, visto che da lì a poco più di un’ora, l’allora vice-Presidente di Fiat John Elkann avrebbe abbandonato la tribuna d’onore del “Delle Alpi” rilasciando le ormai celebri dichiarazioni:” Certe vicende non ci lasciano indifferenti, ma ci sono sedi opportune per discuterne, e questa non lo è. Siamo qui per testimoniare la nostra vicinanza alla squadra e all’allenatore”.  Non alla Triade, e la cosa, col senno di poi, sarebbe stata una dimenticanza non casuale.
La partita fu gradevole, fin dai primissimi minuti le squadre si affrontarono a viso aperto, sostenendo un buon ritmo. Da una parte Capello preferì Balzaretti a Zebina, Kovac a Thuram,  Ibrahimovic a Del Piero, affidandosi al collaudatissimo 4-4-2. Anche Papadopulo abbandonò il 4-2-3-1, per schierarsi a specchio col 4-4-2: Godeas e Di Michele in avanti, supportati da Santana e Mariano Gonzalez sulle fasce. Con il passare dei minuti, la Juve prese campo, con Nedved e Vieira particolarmente ispirati. Il francese recuperava palloni, li smistava ed era una minaccia costante nel gioco aereo, il ceco sembrava aver trovato lo spunto dei giorni migliori, lanciando anche Ibrahimovic solo davanti al portiere Agliardi dopo pochi minuti, ma lo svedese invece di concludere cercò un improbabile assist al centro. Al 31’ fu proprio Nedved a portare in vantaggio la Juve spunto di Camoranesi sulla destra, palla messa in mezzo, con Nedved ad irrompere di prepotenza e a mettere dentro di sinistro. Poi  ben poco accadde fino alla fine del primo tempo, arrivata senza nemmeno un minuto di recupero.
Nella ripresa i nostri partirono subito fortissimo, tanto da trovare il raddoppio con Ibrahimovic al 7’, in contropiede, bravo a trafiggere di sinistro Agliardi su un lancio millimetrico di Camoranesi. Ibra si portò mani alle orecchie, chiedendo applausi ai tifosi che gli avevano riservato anche fischi. Sembrava finita ma, dieci minuti dopo il 2-0, Godeas riportò in partita il Palermo con un bellissimo diagonale di sinistro, su cui Buffon poté poco. Papadopulo gettò nella mischia sia Caracciolo che Makinwa, mentre Capello provò a spezzare il ritmo e a far passare il tempo sostituendo Balzaretti e uno stanchissimo Nedved con Zebina e Mutu. Le notizie da Parma non erano confortanti: il Milan stava espugnando il Tardini, cosa che sicuramente aumentò la pressione sui giocatori in campo, tanto che il Palermo provò in un paio d’occasioni a centrare il pareggio contro una Juve ormai impaurita. I ragazzi di Capello però, seppero resistere e portare a casa un successo che li collocava a 3 punti da quota 91, sgretolata solo lo scorso anno dalla cavalcata dei 102 punti.