L’importanza del bianconero

A distanza di qualche giorni ritorniamo sul fantastico gol di Tevez contro il Parma.

10 secondi in cui c’è tutto l‘Apache: volontà, forza, intelligenza, tecnica, rapidità, controllo. 10 secondi per resistere alle ripetute trattenute e alla tentazione di buttarsi per terra per far ammonire l’avversario. Soluzione comoda comoda e a portata di mano, ma opzione che avrebbe negato al fenomeno argentino la possibilità di scrivere con i suoi slalom un ulteriore pezzetto di storia del calcio. Carlitos è già ben presente nel grande libro colorato del pallone, ma i campioni, e sono proprio loro stessi a saperlo per primi, sono condannati a rinfrescarlo continuamente, giorno dopo giorno, con vittorie e giocate di grande qualità se non vogliono finire nel dimenticatoio o rischiare di comparire sulle prime pagine dei giornali con presunti chili di troppo.
E cosi‘, grazie a quella scelta, possiamo goderci quei 10 secondi in cui il giocatore della Juventus, partito dalla propria metà campo dà tre metri in velocità al proprio marcatore, dribbla i due centrali difensivi come birilli e appoggia la palla sul primo palo prendendo in contropiede il portiere avversario. 10 secondi che hanno fatto il giro del mondo, perché un gol come quello segnato pochi giorni fa da Carlos Tevez contro il Parma allo Juventus Stadium difficilmente lo si vede in giro a questi livelli.
10 secondi da capitalizzare anche dal punto di vista della visibilità del brand Juventus. Con il mondo globalizzato e multimediale le straordinarie giocate dei campioni del calcio finiscono in tempo reale su tutti i social network e diventano «virali» raggiungendo milioni e milioni di appassionati in tutti i continenti. Un gol come quello dell’Apache ha il potenziale di avvicinare tanti tifosi calcistici, soprattutto giovani, al nome della Juventus. La società, giustamente, con alcune iniziative mediatiche (come l’hashtag #ThingsTevezCouldDribble), tenta di favorire l‘espansione del proprio marchio cercando di far parlare di sé nei piu’ remoti angoli del web, facendo felice, tra gli altri, anche il proprio sponsor, ben visibile sulla maglia.

E se dal punto di vista dello sponsor fa poca differenza il colore della divisa indossata dal giocatore argentino, per la valorizzazione del brand Juventus ha una certa importanza se quelle immagini girano in rete con Carlitos in maglia blu o in bianconero. Sebbene quel blu portato in trionfo dall’Apache faccia senza dubbio parte della tradizione della Vecchia Signora e quindi contenga un sufficiente grado di riconoscibilità, resta tuttavia subottimale per la massimizzazione della visibilità del marchio Juve. Immaginate infatti gli stessi 10 secondi, ma con la classica divisa bianconera a strisce verticali. Una maglia ben piu’ presente nella storia della Juventus e associata ai grandi campioni del suo passato, Platini, Sivori, Zidane, Vialli, Trezeguet, Nedved, Del Piero per citarne solo alcuni, e che lega tradizione e presente, fatto dei video delle bombe di Pogba, del fosforo di Pirlo, delle spietate finalizzazioni del guerriero Vidal, o appunto Carlitos che mette in pratica la tattica proposta sulla lavagna da Pelè nel film cult «Fuga per la vittoria» .
Le logiche presumibilmente commerciali che hanno portato la società a preferire la maglia blu a quella tradizionale bianconera, nonostante la gara contro il Parma fosse stata giocata allo Juventus Stadium, vanno a mio avviso analizzate e riconsiderate in un’ottica futura. I grandi gesti tecnici dei campioni capaci «di bucare il web» (e i media tradizionali) non seguono uno schema pianificabile e dunque non sono modellabili ex-ante con delle assunzioni di distribuzioni di probabilità, chesso’ la normale gaussiana. Anzi, molto spesso arrivano proprio quando meno te lo aspetti e, oltretutto, non tutti sono equamente capaci di sfondare nell’immaginario collettivo dei piccoli e grandi tifosi dell’infinita comunità calcistica mondiale, anche se una buona strategia mediatica puo’ ovviamente accrescerne la capacità di penetrazione. Ritrovarsi un gesto tecnico di un proprio campione capace di diventare «virale» è dunque raro e non programmabile.

Per queste ragioni, quando si ha la possibilità di scegliere quale divisa indossare, ad esempio in casa propria ma non solo, bisognerebbe sempre preferire quella bianconera. Con questa logica, sfruttando quanto piu' possibile il proprio potere contrattuale sfidando eventuali conseguenze nella fase di negoziazione con lo sponsor tecnico, c’è una maggiore libertà e probabilità di catturare ed immortalare le grandi azioni dei propri campioni con la maglia simbolo della società. Facendo cosi’, la Juventus nel tempo puo' accrescere ed ottimizzare sensibilmente e sistematicamente il potenziale di riconoscibilità del proprio marchio in un mondo sempre piu’ vasto, concorrenziale e dispersivo con tutti i benefici indiretti che tale riconoscibilità comporta in termini di valorizzazione dello stesso.